Ritorno ideale alle origini, alla memoria del 4 dicembre 1968. È il cuore di Milano, la Basilica di Sant’Ambrogio, il luogo dove trovare lo spirito che diede vita ad «Avvenire». L’Università Cattolica, proprio lì a fianco, ospita nei suoi splendidi chiostri bramanteschi la mostra sul quotidiano dei cattolici italiani. Perché fu Paolo VI, l’arcivescovo di Milano Giovanbattista Montini, a volere fortemente un giornale che parlasse alla società civile durante la bufera che investiva il paese, una voce autonoma e originale che prendesse vita dalle ceneri dell’«Italia», quotidiano cattolico milanese e del bolognese «Avvenire d’Italia».Nella navata centrale della chiesa dedicata al patrono di Milano si sono ritrovati ieri alle 17 i lavoratori del giornale – redattori, personale tecnico e amministrativo – e quanti ne sostengono la diffusione nelle parrocchie e nelle città, assieme a diversi lettori. Ha presieduto la Messa, momento centrale dell’anniversario, il cardinale Dionigi Tettamanzi con il vescovo di Albano Marcello Semeraro, presidente dell’editrice Nei, e il vescovo ausiliare milanese Erminio De Scalzi. Erano presenti il direttore Dino Boffo, il direttore generale Paolo Nusiner e alcuni componenti del consiglio di amministrazione, tra cui il rettore dell’Università Cattolica Lorenzo Ornaghi, il direttore dell’ufficio comunicazione sociali della Cei, don Domenico Pompili, il vicepresidente della Provincia di Milano, Alberto Mattioli, altre autorità e rappresentanti istituzionali. Semeraro, nel saluto iniziale, ha ricordato la «visione lungimirante» montiniana, elogiando l’intuizione che lo portò a progettare una «presenza autorevole dei cattolici nel mondo della comunicazione». Le chiavi del successo attuale sono, per il presidente della Nei, una prima pagina con notizie «generalmente sottaciute dagli altri quotidiani» e «spunti culturali» mirati. Soprattutto, una «prospettiva cattolica». Dopo la lettura del profeta Zaccaria, che ha invitato a dire la verità al prossimo, il Vangelo di Matteo ha esortato a interpretare i segni dei tempi. Poi, in un’intensa omelia che pubblichiamo integralmente nella pagina a fianco, il cardinale di Milano ha ripercorso la storia del quotidiano e, alla luce delle letture proposte dalla liturgia, ne ha indicato le prospettive. Quindi, a celebrazione conclusa Tettamanzi, presidente del consiglio di amministrazione di «Avvenire» dal 1989 al 1991, ha formulato due auguri personali al quotidiano: «Che continui sulla linea che ha iniziato dalle origini. La sua è una presenza originale, che racconta e parla della verità, un bene per la persona e la società intera. Altro augurio è scendere nella profondità della persona e delle vicende».Infine, in una serata pungente, la visita alla mostra ospitata alla Cattolica, accolti dal rettore Ornaghi che ha ricordato i paralleli tra il quotidiano e l’università, entrambi nati a Milano e strumenti di un grande progetto culturale. Accomunati, per il rettore, dal motto dell’ateneo: «Vivat, crescat, floreat». Boffo ha ripercorso con l’Arcivescovo di Milano e i presenti quarant’anni «fissati» sui venti tabelloni dell’esposizione, che custodiscono la storia del giornale e delle persone che lo hanno fatto diventare adulto.