Fotogramma
Calenda (Azione) apre alla cittadinanza per i figli dei migranti: l’80% degli italiani è d’accordo. Soccorsi, missione europea Roma Cittadinanza, gestione dei flussi, regolarizzazione: Carlo Calenda, leader di Azione, ha le idee chiare su come affrontare la questione migratoria, a cominciare dell’introduzione dello Ius culturae.
Calenda, siete favorevoli?
Strafavorevoli, come l’80% degli italiani secondo gli ultimi sondaggi. Chi frequenta una scuola qui, che sia nato qui o meno, diventa italiano in forza del fatto che la Repubblica forma i suoi cittadini attraverso la scuola.
Ci sono però anche molti immigrati irregolari.
Iniziamo col quantificarli: sono 450mila, ma il numero è stabile negli ultimi anni. E come è possibile se anche lo scorso anno abbiamo avuto un record di 158mila ingressi? Perché in realtà quel flusso di migranti in entrata lavora qui per un periodo e poi va via.
Cosa fare allora?
In primo luogo, quelli che trovano un lavoro vanno regolarizzati con una sorta di sanatoria aperta sul modello spagnolo. Questo li rende tracciabili e più sicuri. Per chi non trova lavoro, la soluzione non può essere il rimpatrio organizzato, che ha un costo di circa 10mila euro a livello nazionale e di circa 20mila a livello europeo. Una cifra esorbitante, senza contare che è molto complicato dal punto di vista burocratico perché servono accordi di rimpatrio.
Dunque?
La Germania ha testato un sistema che ha funzionato: incentivare i rimpatri volontari con circa 3mila euro, una cifra inferiore al costo per arrivare qua e questo evita il circolo vizioso di nuovi ritorni. Inoltre si dà la possibilità a molti migranti che non riescono a sopravvivere in modo dignitoso di tornare a casa volontariamente e con un costo minore per i cittadini italiani. Senza contare che è un sistema molto più efficace: mi pare che la Germania ne abbia rimpatriati 30mila, mentre noi ne rimpatriamo ogni anno circa 6-8mila.
Si parla molto, dopo gli ultimi episodi, dei migranti che delinquono: che ne pensa?
Il problema è quello della certezza della pena, ma non riguarda solo i migranti. Quanti casi abbiamo di criminali che hanno commesso reati e che immediatamente vengono scarcerati? Si pensa troppo a irrigidire i reati, ma poi non c’è certezza della pena. In ogni caso i decreti di espulsione non servono a nulla.
Il regolamento di Dublino va riformato, secondo lei?
Ritengo di sì, perché considero i confini italiani come europei, quindi penso che andrebbero sorvegliati e gestiti da una struttura europea e questo vale anche per i centri di accoglienza. In questo modo si dividerebbe anche il costo delle procedure di riconoscimento del diritto d’asilo e della prima accoglienza. Il punto è che la Commissione ha proposto molte volte il superamento di Dublino, ma sono gli Stati nazionali, compreso il nostro, che votano contro.
Cosa ne pensa della “soluzione albanese” messa in campo dal governo?
È la più grossa idiozia mai concepita nella storia, che ha un costo nell’ordine di 200 milioni di euro. Assurdo. Se quei soldi venissero dati ai migranti, tornerebbero a casa per conto loro senza bisogno di incentivi. Un paradosso che dimostra l’incapacità gestionale dell’esecutivo.
E del piano Mattei?
Quando ero ambasciatore presso l’Ue, proposi e feci accettare il migration compact, che serviva a concentrare tutti i fondi della cooperazione europea sui Paesi di prossimità. Il ragionamento era questo: ti faccio infrastrutture, ma tu contieni i flussi, ti aiuto a gestire le frontiere e facciamo accordi automatici di rimpatrio. In parte è stato fatto in Niger e ha funzionato abbastanza bene. Il problema del piano Mattei è che si tratta semplicemente di fondi che già ci sono, ora chiamati “piano Mattei”. Non c’è un euro in più rispetto a quelli già stanziati.
Come vanno gestiti i soccorsi?
Serve una missione europea, come Sophia. Ma, a differenza di quanto crede una parte della sinistra, ritengo che più diamo l’impressione che le rotte di immigrazione illegale sono aperte, più ne trarranno vantaggio criminali e trafficanti di uomini.