Meloni al termine del Forum sui migranti in Austria del 24 giugno - ANSA
Cautela. Totale e assoluta cautela. Troppe le incognite e i pericoli per lanciarsi in giudizi. Pericoli per la sicurezza nazionale. Pericoli per un’eventuale catena azione-reazione che potrebbe portare nel punto di non ritorno. Pericoli per possibili ulteriori ripercussioni economiche. Incognita sullo scenario futuro a breve e medio termine sia a Mosca sia a Kiev, sia nei territori in cui agisce Wagner, a partire dalla Libia. E timori, inoltre, per i 5.600 italiani in Russia, per i quali al momento «non è prevista alcuna evacuazione», assicura il governo. In questo clima di prudenza, il messaggio che articolano la premier Giorgia Meloni e il ministro degli Esteri Antonio Tajani è sostanzialmente uno: la rivendicazione della linea fermamente pro-Ucraina e la constatazione, alla luce dei fatti, di quanto «la realtà» sia «diversa da quella che la propaganda russa ci ha raccontato in questi anni sullo stato di salute e la solidità, la compattezza all’interno della federazione», spiega la presidente del Consiglio a margine del suo breve viaggio in Austria. Insomma, in sintesi: agli occhi di Roma, Mosca appare più debole e appare più debole anche per il sostegno offerto a Kiev. Anche se, ammette la premier, di questo “svelamento” della situazione nel cuore della Russia «dobbiamo tenere conto anche in termini di imprevedibilità».
Difficile, per la premier, andare oltre in termini di analisi. E se anche ci fossero altri livelli di analisi, ammette Meloni, non sarebbe questo il momento di metterli in piazza. Piuttosto, pesa mediaticamente, per Roma, il fatto che il presidente Usa Joe Biden abbia sentito il francese Macron, il tedesco Scholz e il britannico Sunak. Non Roma. Anche se, va detto, il ministro della Difesa rientra da una importante missione a Washington e poco meno di due settimane fa era negli States anche Tajani, salvo frettoloso ritorno per via della morte di Silvio Berlusconi. Insomma, non mancano le interlocuzioni con l’amministrazione statunitense ma certo essere fuori dalla “telefonata del giorno” non deve aver fatto piacere a Palazzo Chigi. L’altro elemento grigio della giornata, fronte Roma e fronte governo, è poi il silenzio su Mosca dell’altro vicepremier e capo della Lega Matteo Salvini.
Le interlocuzioni nel governo italiano iniziano dal mattino. Meloni, già dall’Austria, convoca d’urgenza una riunione dei ministri competenti e dell’intelligence nazionale per analizzare la situazione «in contatto costante con Nato e Ue». Intorno al tavolo di Palazzo Chigi, a metà pomeriggio, ci sono, oltre alla premier, i ministri degli Esteri e della Difesa, Antonio Tajani e Guido Crosetto e i sottosegretari alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari. Un’analisi a 360 gradi e l’avvio di una fase di monitoraggio costante, con l’attivazione di tutti i canali interni, europei e internazionali.
Roma non si trincera, come la diplomazia di Bruxelles, dietro un laconico «è una vicenda interna alla Russia». E avverte: la crisi legata ai contrasti fra il presidente Vladimir Putin e il capo di Wagner Evgenij Prigozhin non devono far perdere di vista la priorità: sostenere l’Ucraina. «Quello che mi interessa è l’Ucraina - ripete Meloni -. Non dobbiamo farci distrarre dall’attenzione dal nostro impegno a favore dell’Ucraina». Impegno che continuerà, assicura. Intravedendo, forse, nelle fatiche russe, anche una possibilità di maggiore successo della controffensiva di Kiev.
Tuttavia, certe ipotesi di vittoria ucraina e di debolezza interna moscovita nemmeno vanno troppe evocate perché Roma, come gli altri Paesi, ha migliaia di concittadini in Russia che non possono essere esposti all’idea che le democrazie occidentali siano parte in causa.
Perciò già in prima mattina il ministro degli Esteri Antonio Tajani invita alla «prudenza» i 5.600 italiani presenti ancora in Russia, aggiungendo che finora non si evidenzia «nessuna criticità» e che non è previsto per adesso, in linea con quanto stanno facendo gli altri Paesi del G7, «alcuna evacuazione degli italiani a Mosca». Ciò che è stato chiesto da tutti alla Federazione Russa, infatti, è solo «di proteggere le ambasciate dei Paesi occidentali, ma nulla più»». Proprio l’ambasciata italiana a Mosca ha spedito un comunicato agli italiani iscritti all’Aire in Russia, in cui «si invita alla prudenza vista la situazione in corso nel Paese». Il messaggio chiede poi ai connazionali nelle regioni di Rostov e Voronezh «di rimanere al riparo e agli altri di non recarsi nelle due Regioni».
Muove prudentemente i primi passi nel nuovo scenario anche la diplomazia europea. Per tutto il giorno si susseguono i contatti tra i ministri degli Esteri Ue e tra i ministri del G7. Il presidente della Consiglio europeo Charles Michel ci va con i piedi di piombo: «Monitoriamo con attenzione l’evolversi della situazione. Questa è chiaramente una questione interna russa. Il nostro sostegno all’Ucraina e al presidente Volodymyr Zelensky è incrollabile». Nel primo pomeriggio la conferma che l’Europa si sta coordinando sul da farsi con “Grandi” della Terra. L’alto rappresentante per la Politica estera Josep Borrell comunica di aver sentito i ministri degli Esteri del G7. Domani si terrà un Consiglio Affari esteri Ue, a questo punto tutt’altro che formale. «Ore drammatiche. E l’orgoglio di essere sempre stati e di continuare ad essere dalla parte dell’Ucraina», scrive in un tweet anche il commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni. Non si esprime, invece, la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen.
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