Ne arrivano sempre di meno, e sempre più spesso se ne vanno. Gli immigrati e l'Italia, al tempo della crisi economica. A fotografare la situazione è il XIX Rapporto nazionale sulle migrazioni realizzato dalla Fondazione Ismu (Iniziative e studi sulla multietnicità).
Quanti sono. Tra regolari e clandestini, gli stranieri
presenti sul territorio italiano (inizio 2013) sono 4 milioni e 900 mila, il
6% in più rispetto all'anno prima. Un aumento consistente
solo in apparenza, in realtà dovuto per più della
metà a fattori interni che non dipendono dalla mobilità,
come il saldo naturale (74 mila unità in più alimentate
dalle 80 mila nascite) e i recuperi censuari (72 mila
stranieri che non erano stati contabilizzati dal Censimento
del 2011). Significativo considerare che
il numero di nuovi permessi di soggiorno rilasciati per
motivi di lavoro a soggetti extra-Ue è stato pari a 67 mila nel 2012, quasi dimezzati
rispetto al 2011. La componente irregolare, sempre a inizio
2013, è stimata in 294 mila unità, pari al 6% del totale.
Rallentamento dei ritmi di crescita. L'Ismu prevede che nei prossimi anni assisteremo a un progressivo rallentamento dei ritmi di crescita della popolazione straniera presente in Italia: il tasso medio annuo dovrebbe infatti ridursi dall'attuale 7% (2011-2014), all'1,3% circa nel 2030-2034. Ciò significa che nel 2020 gli immigrati residenti saranno oltre 7 milioni, mentre nel 2035 poco meno di 10.
Disoccupazione. La crisi economica fa registrare tassi di disoccupazione record anche tra gli immigrati: il 25% in più in 12 mesi. Il più drastico calo di occupati stranieri si registra nell'industria e nell'edilizia: le assunzioni programmate nel 2012 si sono ridotte a un quarto rispetto a quelle del 2007, passando da 227.580 a 60.570, per oltre due terzi concentrate nei servizi e nel turismo.