venerdì 16 novembre 2012
La decisione slitta dopo la sentenza del Consiglio di Stato sul voto del Lazio. Monti sente Abc e sale al Quirinale. Napolitano: non taglio solo nastri.
Tempo di fare e di spiegare di Leonardo Becchetti
Schifani preme: nuovo sistema di voto in 15 giorni
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ll professore vorrebbe più tempo per «capire il quadro completo», come dicono e ridicono a Palazzo Chigi. Perciò aprile rappresenta la meta sperata, oltre che naturale, della legislatura. Ma il pressing di Pdl e Udc sul voto anticipato, preambolo forse di una sterzata definitiva sulla legge elettorale, lo costringe ad accelerare i suoi piani: dopo il varo della legge di stabilità Monti dirà l’ultima parola sull’impegno diretto per il 2013. E se Pd e Pdl insisteranno su una campagna elettorale in cui gli elementi di discontinuità sopravanzeranno quelli di continuità, potrebbe decidersi a dare il suo endorsement ufficiale all’aggregazione di centro - adesso solo in nuce - che si propone di portarne avanti l’agenda.Non una candidatura in senso stretto, dato che un senatore a vita non deve conquistarsi il seggio, ma una anticipata disponibilità politica a guidare un governo "volontario" - dunque non tecnico - di moderati e progressisti. Per il momento non c’è una benedizione ufficiale verso l’area moderata che proverà a nascere domani e che entrerà in un non scontato dialogo con l’Udc, ma una formula abbastanza spinta: «Vediamo con grande piacere – dicono i fedelissimi del premier - un movimento civile con ampia base sociale che si impegna a continuare il nostro lavoro».D’altra parte da alcuni giorni sulla scrivania di Palazzo Chigi fanno capolino due numeri: 350 e 360. Lo spread oscilla tra questo minimo e questo massimo ormai da un mese. E il motivo, a sentire gli esperti, è proprio lo stallo della situazione politica. Il differenziale dei tassi d’interesse in fascia medio-alta, insomma, sarebbe l’arma che i mercati usano per ricordare ad Alfano e Bersani che indietro non si torna. Ma se - con le elezioni ad aprile - il premier avrebbe potuto sbilanciarsi a febbraio, con le Camere sciolte la sete di voto di Alfano e Casini potrebbe accorciare i tempi per la discesa in campo.Monti, dunque, nella campagna elettorale c’è eccome. Ieri, nel primo ritorno in pubblico di ABC (l’occasione è una tavola rotonda di Cna, sulla quale in mattinata pendeva un forfait - poi rientrato - del segretario Pdl), Bersani e Alfano si sono mostrati uniti nel negare l’ipotesi di un bis dei tecnici: «Tra un anno non ci sarà la stessa maggioranza di adesso, non ci scommetto nemmeno un centesimo», dicono entrambi con una strana sintonia. Ma Casini li stuzzica: «Mai dire mai. Non ci sarà un governo sostenuto da Bersani e Berlusconi, ma qui mi pare che ci siano altre persone...». È quasi il palesarsi della sua strategia: berlusconizzare il Pdl e portarne la componente moderata dentro la Lista per l’Italia, per poi allearsi con il Pd, in cui «in diversi non dicono le stesse cose del segretario».
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