martedì 12 giugno 2018
La battaglia di Carolina GIrasole, ex prima cittadina di Capo Rizzuto in prima linea contro le cosche, colpita senza perché e poi assolta. «Non ci sto», e querela
Carolina Girasole (Ansa)

Carolina Girasole (Ansa)

COMMENTA E CONDIVIDI

«Adesso basta! Io voglio essere giudicata per i miei atti. Chiedo solo questo. Per 5 anni mi sono difesa in silenzio nelle aule dei tribunali e non mi sono mai tirata indietro, ma almeno la possibilità di difendermi la devo avere. Perché la realtà non è come la raccontano loro».

Non ci sta Carolina Girasole, sindaco coraggioso di Isola di Capo Rizzuto dal 13 aprile 2008 al 26 maggio 2013, finita nel tritacarne della giustizia con l’accusa di aver favorito la cosca Arena in cambio di favori elettorali, ma poi assolta con formula piena il 22 settembre 2015 dopo 168 giorni di arresti domiciliari. Da due anni, con una lentezza incredibile, va avanti il processo d’appello.

Intanto lei è stata assolta per altre due vicende ma nel frattempo le è arrivata un’altra “mazzata”: la sentenza di incandidabilità emessa dal Tribunale di Crotone che «ha accettato acriticamente », accusa, la richiesta della Prefettura che si è basata su quanto scritto su di lei dalla commissione d’accesso nel comune che ha portato poi allo scioglimento per infiltrazione mafiosa dell’amministrazione. Non quella guidata dalla Girasole, ma dalla forza politica avversa. Eppure viene accusata anche lei, scrivendo che «l’ex sindaco ed ex consigliere comunale nel mandato in scadenza Caterina Girasole…è stata parte essenziale nella continuità del malgoverno locale e nel tenere piegata l’Amministrazione comunale agli interessi mafiosi».

A parte l’incredibile errore del nome, Carolina Girasole considera infamanti quelle accuse e ieri in una conferenza stampa ha annunciato la querela nei confronti dei tre componenti della Commissione d’accesso, oltre al ricorso nei confronti del Tribunale. «Non ho nessuna intenzione di tornare in politica ma questo fatto dell’incandidabilità è inaccettabile. Ho deciso di non stare più zitta perché la misura è colma. Cosa devo fare? Alzare le mani? No. Io reagisco anche se sono una pulce rispetto a questo sistema e ne sto pagando le conseguenze. Anche se ho più paura adesso di quando facevo gli atti contro la cosca. Però a questo punto non posso più tacere, né per me che ho subito per cinque anni pene terribili, ma anche per gli assessori e i consiglieri che con me hanno avuto la follia di fare alcune cose, per la mia famiglia ma anche per quella parte di cittadini che hanno creduto in quel progetto. La verità deve uscire fuori. La storia è stata un’altra».

E non è un caso che alla conferenza stampa partecipino ex assessori, cittadini comuni, tutti i membri della cooperativa Terre Joniche-Libera Terra per la quale la Girasole si è battuta fino all’ultimo giorno perché venissero assegnati i terreni confiscati. Per questo l’accusa che respinge con più forza è quella «di non aver fatto niente sui beni confiscati, solo cose appariscenti. Io invece ho reperito sei finanziamenti per la ristrutturazione, abbiamo fatto i bandi per la cooperativa, con l’assegnazione di 97 ettari. Nel 2009 siamo andati a riprendere i terreni che erano ancora in mano agli Arena, li abbiamo scacciati e raccolto l’orzo e i finocchi che loro avevano seminato. Nessuno era mai intervenuto prima di noi».

Carolina Girasole smonta le accuse punto per punto: l’appalto della mensa scolastica, il parco eolico, il randagismo, la mancata toponomastica. «La mia rabbia nasce dal fatto che la commissione ha guardato solo alcuni atti interpretandoli in un certo modo. Non ha guardato globalmente tutta l’attività ed è stata imprecisa in molti particolari». Eppure, ricorda, «abbiamo vissuto in un clima di isolamento. Eravamo un continuo bersaglio».

Nel mirino della ex sindaco è la Prefettura. «Il ministero dell’Interno non chiede la mia incandidabilità e lo chiede invece la Prefettura, che disconosce tutto quello che abbiamo fatto insieme. Ho avuto attentati di tutti i tipi, sono finita sotto tutela. Perché la Prefettura rinnega tutto questo? Per cinque anni ho avuto accanto prefetti, colonnelli dei Carabinieri e della Finanza. Eravamo sui terreni confiscati a fare manifestazioni insieme e poi anche ad abbattere una villa abusiva di un criminale imparentato con gli Arena».

È un fiume in piena la Girasole. Anche contro il Tribunale «che non ha permesso di difendermi. Abbiamo avuto la documentazione necessaria dal Comune solo il giorno prima dell’udienza, per questo avevamo chiesto un rinvio di qualche giorno. Non solo non ci è stato concesso, ma nemmeno di esporre i nostri motivi ». Così, accusa, «non c’è nessun riferimento alla mia assoluzione». Insomma, accusa, «negano attività e percorsi fatti con grande coraggio. Questo è ingiusto non solo per me ma anche per chi con me c’era e per la popolazione del paese. Non siamo tutti collusi».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: