sabato 12 febbraio 2011
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L'antropologa Ida Magli«Manifestare? Non lo capisco. Qui è in ballo la dignità maschile»È sconcertata e infastidita. Di più: delle donne che si chiamano in piazza per difendere la dignità femminile, Ida Magli, antropologa e saggista, quasi non ne vuole sapere. «Guardi – premette – non ho voluto occuparmene per nulla. Della dignità delle donne se n’è parlato abbastanza trent’anni fa e ora non ha più senso. I risultati ci sono stati. Le donne sono responsabili di se stesse, soggetti delle proprie azioni». Certo comunque la si guardi la vicenda Ruby non le piace: «Condotta in modo sciagurato da tutte le parti, ciascuna delle quali ha causato, più o meno consapevolmente, la sua parte di danno alla società civile nell’esibire pubblicamente il privato. Ci sono problemi di morale collettiva di cui è giusto discutere ma non era questo il caso».Sì, ma le donne allora dovevano tacere, sottrarsi a un confronto sul loro ruolo, sull’uso strumentale del corpo e sulla libertà di scegliere liberamente vocazioni e carriere? «Insisto – riprende Ida Magli – non mi convince che le donne abbiano pensato di assumersi oggi la funzione di “paladine” di una dignità calpestata. Vedo le responsabilità da parte del capo del Governo che ha il dovere di comportarsi in modo confacente al proprio ruolo, ma vedo anche le strade piene di ragazze che si prostituiscono in condizioni drammatiche, senza che si organizzino cortei e manifestazioni di piazza. Se il problema è Berlusconi, avrei preferito maggiore chiarezza. Che in nome dell’obbligo del premier a una condotta consona al ruolo, le donne dicessero chiaro: "un presidente così non lo vogliamo". E invece si tira in ballo la dignità della donna, che proprio non c’entra nulla».Intanto però il mondo ci guarda e, sbattuta sui maggiori quotidiani stranieri l’Italia intera è in imbarazzo. Due giorni fa Le Monde titolava "Ni putes ni mammas!", sbandierando l’esasperazione delle donne per il degrado dell’immagine femminile e la loro battaglia contro modelli in cui rifiutano di riconoscersi. «Ciò che si dice all’estero di noi dipende dal fatto che i giornali italiani da settimane non parlano d’altro, tra l’altro mettendo in ombra notizie che meriterebbero più spazio e più attenzione. Anche la quantità delle informazioni alla fine produce una deformazione. E poi, degli uomini perché si parla così poco? Perché a proposito di prostituzione non si prova a spostare il discorso sugli uomini, che ne creano e alimentano il mercato?».Ida Magli non è ottimista: «Da quindici anni il degrado globale della società civile in Europa è stato inesorabile. Si è chiesto allo Stato di sostituirsi alla coscienza collettiva e individuale sui temi etici. Ma quando questo accade rischiamo di perdere il controllo dei nostri giudizi morali e della coscienza. Nessuno sa più che strada imboccare. A questo va aggiunto il disorientamento, anzi lo stato confusionale dei maschi di fronte ai nuovi ruoli e alle nuove libertà delle donne. Il cambiamento li ha spiazzati». L’uscita dall’impasse sarà merito di una nuova generazione di uomini e donne? Ida Magli lo spera ma sa che lo sforzo sarà immane: «I bambini si educano con la cultura che respirano e la nostra è piuttosto inquinata». Sì, non tira una buona aria.

Rossana Sisti


La storica Anna Bravo«Quelle ragazze vanno comprese. E la politica non entri in piazzaDomenica in piazza non ci sarà. Semplicemente perché crede di più nel lavoro da formica di uomini e donne, nei grandi cambiamenti generati dalle trasformazioni che ciascuno può operare su se stesso. Anna Bravo, storica e docente universitaria, vive e lavora a Torino, dove ha insegnato Storia sociale. Il movimento delle donne è lo studio, la passione e l’impegno di una vita. Ma a chi le chiede se questo non sia il momento di allinearsi a rivendicare più rispetto per la dignità femminile ribalta il discorso: «Penso che la dignità più calpestata sia quella maschile, ridotta a un’immagine miserabile. Gli uomini dovrebbero pur sentirsi coinvolti in questo dibattito, riflettere sui propri comportamenti. Se non lo fanno ora, perdono un’occasione». Del resto è stupita del fatto che, come ha anche scritto, la vergogna provata da alcuni di loro riguardi l’essere "italiani" e non l’essere "uomini italiani". «Il silenzio maschile è spaventoso. Mi riferisco ai politici, parlano tanto delle donne, si ergono a nostri difensori ma non leggono nulla di ciò che scrivono le donne; eppure noi produciamo tanto, online e in libreria». Come dire che le voci femminili non sono quelle di un giorno, né dell’ultima ora.Anna Bravo non ci sarà in piazza, il corteo non fa per lei ma spera che la manifestazione sia grande e bella; e non crede a una protesta contro le donne, per bene o per male come si è detto in questi giorni. Però non rinuncia alla critica: «Su Ruby e le altre ho sentito giudizi duri. Ho visto ragazze giovani trattate senza riguardo. Ho patito l’incapacità delle donne di capire le ragazze che si vendono perché la giovinezza è insieme onnipotenza, furbizia, confusione e vulnerabilità. Ci siamo dimenticate parole di comprensione per quelle ragazze che, nonostante quei comportamenti, non sono solo oggetti sessuali. Non mi interessa giustificarle ma ricordare agli adulti che da giovani si ha poca capacità di discernimento». Invece i giudizi sono stati feroci.Questo però non è anche il risultato degli slogan delle donne sull’autodeterminazione degli stili di vita e la libertà di gestire il proprio corpo? Non c’è un cortocircuito? «Ma la libertà non è agire senza regole, fare quello ci pare, quanto stabilire un campo di vincoli, di rapporti e di principi, e starci dentro. Mi intristisce invece la mancanza di empatia di tutti verso tutti e l’incapacità di provare sentimenti umani. Mi spaventa la perdita della lotta politica franca e onesta che ha lasciato il campo ad accanimento e attacchi personali. È il degrado che vediamo riverberarsi nell’informazione. Ma finché la politica degli uomini non sarà sostenuta da riflessioni su un cambiamento autentico non ci sono speranze». Gli uomini, spiega Anna Bravo, sbarrano il campo alle donne, temendo di perdere i loro posti. E le donne volonterose, impegnate e con la voglia di cambiare, continueranno a non interessarsi a questa politica. Domenica sarà l’uomo Berlusconi o il premier politico il bersaglio? «Il rischio di strumentalizzazione politica è reale, essere interpretate come le donne che si schierano per buttare giù un governo. Non facciamoci usare dalla politica...».

Rossana Sisti


La psicologa Vittoria Maioli Senese«Il vero malato è il rapporto. Oggetto non è la donna, è la personaSe questa manifestazione può essere un grido, se può scuotere anche solo una coscienza, allora va bene, si può anche partecipare. Ma sapendo che questo tipo di evento non è una risposta: la piazza è solo l’annuncio clamoroso del problema, è un "vi comunico che", non certo la soluzione». Per Vittoria Maioli Senese, psicologa della coppia e della famiglia, il problema riguarda invece l’educazione, «come ciascuno tratta la propria dignità, come ognuno è educato a trattare se stesso». Quando si tratta un tema alto come la persona, «il metodo vero è una domanda totalizzante di educazione, di fronte all’odierna decomposizione dell’umano, entro la quale perfino la donna oggetto è solo un sintomo».Sì, quindi al recupero di una dignità femminile, «combatterei con tutta l’anima per questo», ma comprendendo che ad essere oggetto non è solo la donna, oggi, bensì la Persona: «Il fatto che la persona oggi può diventare oggetto non riguarda solo la sessualità o il confronto uomo-donna – avverte infatti la psicologa – ma è il cancro di ogni rapporto, ha investito perfino l’ambito genitori-figli, è entrato in famiglia, sul lavoro. Il vero malato è il rapporto, che non è più interpersonale ma solo strumentale». E la sessualità, l’aspetto più evidente dell’immagine che umilia in mille forme la donna, «è solo il sintomo più eclatante, non la causa»: l’uso del corpo femminile anche nella pubblicità di un’auto o nella lettura dei risultati del calcio «deriva dalla perdita di coscienza dell’io».Un panorama che sembra catastrofico, ma che a ben pensarci non è così lontano dalla realtà che ci circonda: «Oggi l’altro vale nella misura in cui è strumento del mio benessere, del mio esistere. Persino un figlio spesso non nasce dall’amore della coppia, nasce da un calcolo, dalla "sistemazione" della vita, ma così anche l’amore è sterile, egoista, strumentale». Se questo è il quadro, «anche in questa manifestazione di domani il rischio forte è che l’idea porti dentro il virus dell’ideologia, che una grande verità come la ricerca di una nuova dignità femminile sia il modo per arrivare ad un altro scopo. E la verità non va mai usata, se no è un boomerang che uccide l’umano».

Lucia Bellaspiga

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