venerdì 27 novembre 2009
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Il Parlamento non fa il dottore, certo. Non si occupa di farmaci o princìpi attivi. Ma delle leggi e del loro rispetto, sì, anche quando a porre il problema è una procedura medica o farmacologica. Parla chiaro, il sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella, dopo che la commissione Sanità del Senato sulla pillola abortiva Ru486 ha deciso lo stop all’immissione in commercio previo parere del governo: «Nessun boicottaggio. Viene semplicemente ripristinato l’ordine delle competenze e data la priorità alle indicazioni del governo circa la compatibilità del metodo con la legge italiana, in particolare la 194».Sottosegretario, sta dicendo che l’Aifa ha preso una decisione che non le spettava?Sì. L’indagine parlamentare ha evidenziato un vizio nel processo di regolazione della Ru486. In particolare l’audizione del direttore dell’ufficio legale dell’Emea (l’agenzia europea del farmaco, ndr) ha chiarito che l’Aifa avrebbe dovuto chiedere al governo il parere sulla compatibilità della pillola abortiva con la 194 prima di convocare il Cda con cui le ha dato il via libera.Dunque, ora la parola va al governo. Prima di tutto, che cosa dirà?Quello che ci preme, fin dall’inizio del dibattito sulla Ru486, è che la sua introduzione avvenga nel rispetto delle legge 194, che poi significa nel rispetto e nella garanzia assoluta della salute delle donne. Il governo insisterà su questo punto, sostanzialmente chiedendo che venga specificata in modo chiaro e inequivocabile l’obbligatorietà del ricovero ordinario in ospedale per le pazienti.Non era già stato indicato nella delibera dell’Aifa?Si faceva riferimento al ricovero in ospedale, ma solo fino alla "certezza dell’avvenuta interruzione di gravidanza": una dicitura che lasciava spazio a interpretazioni diverse, tra cui quella che le donne presa la prima pillola potessero allontanarsi dall’ospedale. Il governo insiste sul ricovero per tutta la procedura, fino all’espulsione del feto.E dopo il parere del governo, cosa succederà?Il parere arriverà entro 24 ore. A quel punto l’Aifa dovrà convocare un nuovo Cda e votare una nuova delibera sulla Ru486. La pillola abortiva – lo ribadisco – potrà essere impiegata in Italia solo a questa condizione: che la donna sia in ospedale per tutta la procedura, che un medico sia accanto a lei, che l’aborto non avvenga a casa o su un tram».Però c’è già chi parla di un nuovo attentato alla libertà della donna.E invece è proprio il contrario. Un attentato alla donna è non voler garantire il rispetto della legge 194, non volerla tutelare da eventuali eventi avversi che potrebbero verificarsi quando è sola – penso alle emorragie, così frequenti in seguito all’assunzione della Ru486 – ed essere sottovalutati. Le donne sono libere di scegliere, anche la modalità dell’aborto: ma se scelgono quello chimico devono avere la stessa assistenza di chi sceglie quello chirurgico.La commissione Sanità del Senato ha evidenziato problemi di farmacovigilanza sulla Ru486 anche a livello europeo. Cosa significa?I dati sulla mortalità, sugli effetti collaterali e sul follow-up della pillola sono troppo scarsi, visto che in quasi tutta Europa la Ru486 si assume fuori dagli ospedali. Questo significa che la modalità dell’aborto chimico non è ancora sicura.Che fare?Il governo, tramite l’Aifa, potrebbe sollevare la questione davanti all’Emea. E il dibattito potrebbe essere riaperto anche a livello internazionale.
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