venerdì 12 ottobre 2012
COMMENTA E CONDIVIDI
​«I moderati tornino uniti, con la loro identità, a sostegno del Monti-bis». Eugenia Roccella tende la mano all’Udc, in nome dei valori comuni di riferimento e della comune militanza nel Ppe: «Posto che l’approdo finale sono le larghe intese guidate ancora dal Professore, arrivarci così, divisi e senza identità, significa fare un regalo alla sinistra, che ne assumerebbe la golden share. Con l’effetto di condizionarne il cammino, mentre noi vogliamo rafforzarlo, Monti. Ma iniziamo subito - avverte la deputata del Pdl - al Senato c’è il banco di prova del fine vita per tracciare subito un inizio di percorso comune».Ci sono ancora le condizioni per riaprire questo dialogo?Silvio Berlusconi è arrivato al punto. Si potrà discutere sul fatto che poteva arrivarci prima... Ma comunque siamo ancora in tempo - sgombrato il campo dalle obiezioni sul partito personale e sui timori di annessione -, ora c’è campo libero per avviare questo processo unitario.Nel Pdl si vedono spinte diverse. E lo stesso Berlusconi ondeggia ancora.La gran parte della base parlamentare ed elettorale sta con Monti. Certo, dopo le parole di Berlusconi ora bisogna lanciare messaggi univoci e coerenti, per togliere ogni alibi a tutte quelle forze che potrebbero, e a questo punto dovrebbero, convergere nell’operazione, a partire dall’Udc. In ballo c’è la stessa rilevanza pubblica dei cattolici e dei valori di cui sono portatori.Un rischio irrilevanza?Il rischio è di essere pochi e irrilevanti. Per via della frammentazione della rappresentanza, della non visibilità di una proposta e della disaffezione di gran parte dell’elettorato moderato. Questa frammentazione è il frutto di una contesa in cui non ci ha guadagnato nessuno: il Pdl perde consensi, ma l’Udc non li acquisisce. Gli elettori in fuga dal nostro partito o vanno a Grillo o approdano all’astensionismo e al voto di protesta, lo dicono i flussi elettorali. A chi giova, mi chiedo, questa situazione?Ora diranno che vuole un partito confessionale.Noi vogliamo solo affermare il laicissimo concetto della centralità della questione antropologica. Non può esserci un partito senza una visione comune, e - d’altro canto - avendo una visione comune non si può militare in partiti o alleanze diverse solo per ragioni tattiche. Non sarebbe un’operazione politica saggia e non sarebbe comprensibile al nostro elettorato.L’Udc sostiene che i valori non negoziabili vanno tenuti fuori dalla politica delle alleanze.In tutta la sinistra, da Obama a scendere giù, le alleanze mostrano una forte componente identitaria. Non possiamo allora dire, come fa Casini, che le coalizioni prescindono dai temi etici. E poi, non ha neanche finito di dirlo e dall’altra parte gli ha risposto Vendola, dimostrando che loro non prescindono affatto. Infatti, dopo, Casini è stato più prudente.Monti non tarpa le ali a questo progetto?Al contrario, costituisce anzi una grande opportunità. Ma il sostegno più forte possiamo darglielo con i nostri uomini e le nostre proposte a rafforzare la compagine governativa. Sbaglia Casini se pensa che sia Monti a toglierci le castagne dal fuoco con un progetto politico che non è nei suoi obiettivi. Questo compito tocca a noi. Ma non è per dargli dei paletti, per condizionarlo o limitarlo, come fa il Pd. Il nostro obiettivo deve essere quello di rafforzarlo.Che cosa serve per riportare alle urne l’elettorato moderato disperso?Serve un’area politica credibile e identificabile. Un partito laico, ma antropologicamente schierato nell’ambito del quale i cattolici abbiano spazio. Rispondere così ai ripetuti appelli del Papa e dei Pastori per una nuova generazione di impegno politico e sociale.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: