Annuncia che il governo ci sta ragionando e che comunque l’emendamento verrà ripresentato alla Camera «da qualche deputato, anche se non si è ancora deciso chi sarà». Insomma, non demorde il senatore Pdl Mario Baldassarri – già sottosegretario al Tesoro e presidente della Commissione Finanze di palazzo Madama – sulla riforma fiscale a favore della famiglia.
Senatore, lei ha presentato una proposta di modifica della Finanziaria che non è passata solo per il peso degli astenuti. Che cosa prevedeva?Il maxi-emendamento che era stato elaborato prevedeva una riforma strutturale dell’Irpef con un cambio radicale: la famiglia veniva finalmente posta al centro del sistema al posto del singolo contribuente. Questo principio è stato accolto dal governo nell’ordine del giorno votato successivamente alla Finanziaria e dunque lo stesso esecutivo è impegnato a realizzarlo. Il progetto prevedeva l’introduzione di una deduzione pari a 5mila euro per ogni componente a carico della famiglia. Il costo stimato dell’operazione era pari a 15 miliardi di euro, da coprire attraverso il risparmio di altrettanti 15 miliardi negli acquisti di beni e servizi della pubblica amministrazione: un taglio agli sprechi pubblici, che oggi ricadono sulle tasche dei contribuenti.
L’emendamento arrivato al voto, però, prevedeva un importo inferiore per la deduzione.In aula abbiamo riformulato l’emendamento fissando una prima tappa di quel percorso, con l’introduzione subito di una deduzione iniziale pari a 1.000 euro per ogni figlio o altro familiare a carico. Deduzione aggiuntiva rispetto alle attuali detrazioni, facilmente incrementabile di anno in anno accrescendo l’investimento sulla famiglia. Si tratta infatti del primo passo per arrivare al quoziente familiare e per far sì che all’equità verticale, che prevede il pagamento di imposte crescenti all’aumentare del reddito, si affianchi finalmente anche quella orizzontale per la quale, a parità di reddito, chi ha più familiari da sostenere deve pagare meno imposte. Il costo per questo primo intervento è di soli 3 miliardi di euro, da coprire sempre con i tagli alla spesa.
Il rinvio dell’acconto Irpef costa 3,8 miliardi, quindi si può fare, anche in vista del gettito dello scudo fiscale, che dovrebbe essere di almeno 4 miliardi...No, attenzione: il gettito derivante dalla scudo fiscale non c’entra, perché si tratta di un’entrata una tantum, mentre i benefici per la famiglia devono essere strutturali, altrimenti non hanno senso. Comunque individuare la copertura non è difficile. Ripeto: basta tagliare o meglio contenere la crescita della spesa pubblica improduttiva.
Ma è realistico pensare di trovare 3 miliardi di euro da tagliare o si deve mettere in conto poi di rinunciare a qualche servizio essenziale?Altrochè, se è realistico. In 5 anni la spesa per acquisti di beni e servizi è cresciuta in maniera spropositata da 85 a 124 miliardi e nel Documento di programmazione economico finanziaria si prevede arrivi a 140 miliardi entro l’anno prossimo. Se la si fermasse al livello attuale ci sarebbero le risorse per fare tutto. È realistico un aumento di 50 miliardi in 5-6 anni e non è realistico un taglio del 5%?
D’accordo, ma detto così non si spiega come si trovano concretamente le risorse...Allora le faccio un esempio più pratico. Ogni anno vengono buttati nei rifiuti medicinali per 4 miliardi di euro, 200 euro a famiglia di pillole non usate e scadute solo perché si continuano a vendere confezioni di farmaci anziché venderli "sfusi". C’è una lobby che su questo lucra e tutti i contribuenti sono costretti a pagare un costo inutile. È un’area grigia tra politica ed economia che va sanata.