«In Rai ho trovato il peggio e il meglio dell’Italia: le luci e i mali del mio Paese. Qui c’è l’Italia che lavora e che produce. C’è genialità. Creatività. Ci sono archivi pieni di storia e di cultura. E ci sono i giovani - magari precari - pieni di passione, idee, entusiasmo. Poi c’è quell’altra Italia che non sopporto più: quella seduta, che aspetta, che non prende mai l’iniziativa, che non fa mai una proposta costruttiva. L’Italia dei privilegiati, dei raccomandati, dei garantiti, di quelli che non hanno mai provato il gusto di mettersi in discussione...». Luisa Todini per qualche istante resta silenziosa. Poi, riprende a ragionare arricchendo quell’atto d’accusa con altre parole, altre immagini. «La politica alla Rai ha fatto danni veri. Con pressioni. E con favori. Ma ora è il momento di voltare pagina, di spingerla fuori per aprire così una stagione nuova anteponendo gli interessi dell’azienda e del Paese a quelli dei partiti. Il governo si è già mosso. Ha detto cose chiare. Ha fatti passi precisi. E anche le ultime nomine sono un altolà forte alle tentazioni dei partiti». Il neo consigliere d’amministrazione della tv pubblica parla con il piglio di chi da sempre respira l’aria delle imprese e da sempre sa quanto possano essere «invasivi» i tentacoli delle lobby politiche. «Per troppo tempo – ammette – i partiti hanno pensato a loro stessi e hanno imposto la loro linea. Parlo di tutti: senza dare pagelle, senza fare distinzioni. È stato sempre così e - ahimè - è così ancora oggi. Guardi i tg: un minuto al Pdl, uno al Pd, mezzo all’Udc, alla Lega, a Di Pietro... Ci si trincera dietro il pluralismo, ma questo non è pluralismo è vergognoso
cencellismo e la gente pretende un cambio di rotta. Sento i commenti, rifletto sulle attese e mi interrogo: pluralismo è rappresentare istanze, prospettive, aspettative; non soddisfare ambizioni».
Non crede che l’ossessione del rispetto degli equilibri partitici sia un danno per l’azienda...È vero, questa fantastica applicazione delle regole del manuale Cencelli quasi sempre spinge a fare zapping. A cambiare canale. Per puntare su un’informazione costruita sui fatti, non sulle dichiarazioni. Certo, resto con i piedi per terra consapevole delle difficoltà, ma anche convinta che mai come ora serve una rivoluzione: sta per cominciare una campagna elettorale assai importante e, inevitabilmente, pressioni e tentativi di condizionamento si moltiplicheranno.
E la Rai come dovrà gestirla?Con equilibrio e con attenzione ai fatti: la gente merita di sapere, di capire... Prima di arrivare a viale Mazzini guardavo molto Sky. Mi piaceva (e mi piace) quel modo di fare informazione: notizie a tutte le ore, tanti fatti, pochi commenti politici. La Rai sa fare e potrà fare anche meglio: dovrà essere
up to day sempre aggiornata, sempre sulle cose... E soprattutto dovrà raccontare la nostra Italia.
A raccontarla non si rischia di far risaltare i limiti di anni di cattiva politica?Ha ragione: il racconto quotidiano non fa brillare i partiti. L’Italia oggi è affaticata, ma guardo avanti con fiducia: c’è gente perbene che sopporta i sacrifici e c’è un governo che sta cercando, con grandi fatiche e grandi difficoltà, di dare credibilità al Paese
Monti è bravo?È credibile, competente, anche rassicurante. Ma ha sempre avuto la fortuna di gestire situazioni meno complicate: non so se abbia mai affrontato una crisi come questa, un’emergenza così drammatica... Vorrei potergli dare un consigli: vada avanti con la barra dritta, non si faccia ingabbiare, non ceda ai condizionamenti dei partiti: oggi qualsiasi scelta, anche la più impopolare, è meglio di una non scelta. E il rischio vero è solo l’
impasse, solo il pantano. Monti tracci il binario per cambiare l’Italia. Lo faccia con coraggio e con tagli netti: saranno la linea sulla quale bisognerà continuare anche nel 2013 tenendo presente che solo chi ha vissuto da protagonista questa stagione di lacrime e sangue potrà farci smettere di piangere
Si guarda la crisi e, ancora una volta, la storia dell’Italia assomiglia a quella della Rai...Questa crisi è la grande occasione per fare pulizia. Per tagliare i rami secchi, per eliminare sprechi e inefficienze. E per ridurre i costi. Farlo è sempre possibile. In ogni azienda. Anche quando si dice che si è all’osso ci sono margini per intervenire. Noi del Cda abbiamo rinunciato a tanti piccoli privilegi: segretarie, autisti, auto blu... Ma questo conta poco. La verità è che ogni italiano sta facendo sacrifici incredibili e in Rai tutti devono essere pronti a fare altrettanto. Nulla è più come prima e tutti devono capire che l’azienda non può più permettersi certe cose
Troppi stipendi fuori controllo?Da donna d’azienda dico sempre di ragionare su costi-benefici. Anche in Rai gli stipendi dovrebbero essere legati a utili e audience. Proprio come in qualsiasi altra azienda moderna dove si lavora per raggiungimento di obiettivi: si parta da un fisso che poi potrà crescere in base agli ascolti e alla raccolta pubblicitaria legata al programma.
Immagini una Rai dove lei è l’azionista di maggioranza: che farebbe?Tre reti: una commerciale, una di informazione e una regionale. Serve una profonda razionalizzazione nella tv pubblica. E serve anche nei tg. Ne basterebbe uno. Forte. Autorevole. Che potrebbe nascere unendo risorse umane e mezzi tecnici che oggi sono inspiegabilmente divisi. In Rai è anche nei tg pubblici non è più tempo di divisioni e gelosie, ma di collaborazione e unità
Maroni è suo amico, porterebbe una rete a Milano?Stimo Maroni e credo che lui stimi me visto che ha appoggiato la mia nomina. Ma un canale Rai a Milano è solo una provocazione: la Lombardia è una regione trainante, la più ricca d’Europa, ma l’Italia è fatta da tante regioni. Magari si potrà fare altro, magari si potranno costruire trasmissioni tematiche di approfondimento che sappiano cogliere le caratteristiche regionali
All’orizzonte c’è la partita dei nuovi direttori: si cercherà in Rai o si guarderà fuori?Se la Rai fosse la mia azienda vedrei quali sono le mie risorse interne che sto pagando e cercherei di valorizzarle al meglio consapevole però che risorse esterne possono essere decisive per far crescere il peso specifico dell’azienda. Ma c’è un altro punto: il ruolo della donna.
Quote rosa in Rai, consigliere Todini?È una riflessione che si deve assolutamente fare. A un’azienda moderna servono donne ai vertici dei tg, donne alla guida di programmi di intrattenimento politico. Ce ne sono tante, di assoluta qualità ed è l’ora di valorizzarle come meritano.
Finora sono state valorizzate solo le belle?Non provochi. Io sono per superare i falsi moralismi: una donna bella si può mandare in onda con grazia, con eleganza, senza volgarità... Spesso le tv, quella pubblica e quelle commerciali, non ci riescono. Ma è un limite da superare in fretta e su questo la Rai ha un dovere in più.