domenica 23 marzo 2025
Il filosofo, già ministro con Berlusconi, ricorda il vertice di Pratica di Mare, nel 2002, tra Nato e Russia. «Accantonato quello spirito, Putin è tornato all'idea imperiale».
Rocco Buttiglione

Rocco Buttiglione - IMAGOECONOMICA

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«L’Europa? Un gigante economico, ma un nano politico. Trump sta dicendo con terrificante brutalità una grande e triste verità: la nostra Unione Europea politicamente non c’è, non conta, non esiste. E la colpa è solo nostra, di noi europei: abbiamo creato un gigante che ha tanto grasso e pochi muscoli. E ora rischiamo di essere travolti». Rocco Buttiglione - già segretario del Ppi, fondatore del Cdu e due volte ministro con Silvio Berlusconi premier, tra il 2001 e il 2006 - sospira e affonda nell’attualità: «Donald Trump mette l’Europa davanti a un bivio. E lo fa spostando il confronto dal tavolo economico, dove la Ue guardava gli Stati Uniti dritto negli occhi, a quello politico, dove la Ue è nulla». Parliamo con Buttiglione del mondo che cambia, della guerra Russia-Ucraina, di Trump e di Putin e di un’Europa smarrita. Il professore conosce l’America e l’Europa e ora riflette a voce bassa sul perché l’integrazione europea rischia di affondare e l’Europa di morire.

Prof, siamo davvero sull’orlo del precipizio?

Guardi questa Europa… È piena di personalità narcisistiche. Di Nazioni che guardano sempre alle proprie piccole convenienze e mai al Progetto comune. Ricordi la Grecia: uno Stato stava affogando e gli altri si interrogavano se convenisse o no salvarlo. Questa Europa è egoista. Terribilmente egoista.

Sta forse capendo le ragioni dei movimenti sovranisti?

Capisco che dicano che questa Europa è un disastro. È l’Europa della burocrazia, dei denari, degli individualismi. E invece io voglio un’Europa dei diritti, dei popoli, delle famiglie, delle comunità… Voglio un’Europa che sappia ritrovare le proprie radici cristiane. Ricordo Giovanni Paolo II: «Se non alziamo lo sguardo verso il cielo non saremo mai capaci di confrontarci con le grandi sfide».

Quali sono le grandi sfide?

Una su tutte: una grande Costituzione europea. E allora dico: i sovranisti sbagliano a dire «andiamo via». Dove andiamo? Noi siamo europei. E allora serve una svolta vera e serve oggi. Questa Europa senza radici, senza cultura e senza popolo non ha futuro. Questa Europa senza Costituzione è destinata a morire.

Crede in uno scatto in avanti?

La fede è una virtù che cammina con la speranza. Anzi che è guidata dalla speranza. Purtroppo oggi le Nazioni si muovono guidate dai loro interessi. Voglio essere ancora più netto: oggi ognuno difende ferocemente i propri interessi di breve periodo. E nemmeno il Grande Rischio dell’irrilevanza ci sveglia, nemmeno l’idea che America-Russia e Cina ci possano davvero tagliare fuori ci dà una scossa.

Chi può battere un colpo?

La voglio sorprendere: dico Giorgia Meloni. Oggi è il leader più forte che c’è in Europa. Macron in Francia è debolissimo: resiste solo perché i suoi avversari sono divisi; Sanchez in Spagna ha una popolarità in caduta libera; la Germania non ha un governo… E Merz per ora è solo una bella speranza… Meloni ha un’occasione unica. Irripetibile. Ma purtroppo oscilla. Purtroppo esita.

Che dovrebbe fare?

Le cose da fare sono chiare, il vero problema è che tutti hanno paura di farle. Le faccio un esempio: oggi il grande tema è quello del riarmo; io preferisco chiamarlo della difesa europea. Meloni dica con forza e con nettezza che per la difesa Ue serve un debito comune. Ridia all’Italia un ruolo da protagonista. Lavori a un grande trattato per mandare al macero tutte le armi nucleari.

Il confronto Trump-Putin può portare a una tregua vera tra Russia e Ucraina?

Finora il primo tentativo non ha avuto un grande successo. Ma guai pensare che Trump sia pazzo. Trump non è pazzo. È un abilissimo commerciante che mette sul tavolo più di una opzione e poi sceglie quella che gli conviene.

Mancano però i risultati.

È così. Aveva detto che avrebbe fatto finire la guerra a Gaza e ha fallito. E anche sul conflitto in Ucraina per ora non vedo risultati. Certo ha messo in riga Zelensky, che un po’ se lo meritava visto che ha sempre dimostrato di essere il primo a non volere nessun accordo… Ma poi? La proposta di Putin non basta. Il nodo non sono le centrali elettriche. Il nodo è far cessare il fuoco. È dire basta morti. Talleyrand, abilissimo consigliere di Napoleone diceva così: «Maestà con le baionette può fare quello che vuole, tranne che sedercisi sopra».

Che cosa ci sta dicendo?

Che con il potere militare puoi fare qualsiasi cosa tranne che la pace. La tregua vera è dove non si spara, dove non si uccidono uomini e donne. Per questo bisogna parlare con Putin.

Ricorda Pratica di Mare anno 2002… Lei era al governo e Berlusconi era riuscito a unire Usa, Ue e Russia.

Silvio Berlusconi era riuscito a ritagliare per l’Italia un ruolo importante. Ma un ruolo decisivo lo ebbe Helmut Kohl. Ricordo che, quando morì, Putin non andò ai funerali, ma mandò un video che mi commosse: «Quando c’era Kohl c’era un progetto per l’Europa in cui c’era posto anche per la Russia. Da quando Kohl è uscito di scena, per la Russia non c’è più stato posto». E così si è smesso di considerare la Russia interlocutore politico; la Russia serviva per vendere gas a basso costo. Da lì Putin ha ripreso l’idea imperiale russa e i canali di comunicazione si sono fatti sempre più complicati.

Che cosa pensa della polemica su Ventotene?

L’Europa non nasce da Ventotene e da Spinelli. Nasce da Schuman, da De Gasperi, da Adenauer. La sinistra guardava con diffidenza l’Europa. I cattolici costruirono le basi per un grande Progetto che oggi rischia di morire.

Rocco Buttiglione ripete in tedesco le parole dell’Inno alla gioia, l’inno dell’Europa unita. Poi traduce: «Noi entriamo pieni di fuoco dentro il tempio… Ecco Dio ci ha chiamati ad essere popolo e noi non siamo andati». Ci sono state Solidarnosc, Maastricht, la moneta comune e poi siamo stati sconfitti. E giorno dopo giorno cresce il rischio che si vada costruendo un ordine mondiale senza Europa.

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