«Nessun favoritismo ai privati nella sanità», «vacanze che non rifarei», ma che «mi sono pagato». E la richiesta di dimissioni da consigliere a Nicole Minetti. Roberto Formigoni, classe 1947, in politica da quando ancora esisteva la Dc e presidente della Regione Lombardia da ben 17 anni, difende se stesso e soprattutto i risultati del «sistema lombardo di governo».Presidente, la Regione Lombardia è scossa oggi da inchieste giudiziarie. Ma qual è il suo stato di salute?Siamo l’unica Regione ad avere il bilancio sanitario in pareggio, con un servizio di grande qualità. Abbiamo un piano trasporti in evoluzione, che arriverà a gestire 1 milione di passeggeri al giorno entro il 2015. E abbiamo il minor numero di dipendenti in rapporto agli abitanti.Adesso avete anche il grattacielo più alto di Milano...Ma questo è un risparmio. Prima gli uffici della Regione erano dispersi in 21 sedi e spendevamo 26 milioni solo di affitti. Ora la quota di ammortamento del nuovo palazzo è di 21 milioni. Quindi risparmiamo ogni anno 5 milioni e alla fine i lombardi ne saranno proprietari. Siamo anche la Regione che costa meno al cittadino, appena 23 euro pro-capite. E siamo già in regola con la normativa europea sui pagamenti ai fornitori: fino all’anno scorso pagavamo in 88 giorni, ora entro i 60. Nonostante i tagli confermiamo la "dote" per chi sceglie la scuola libera e il fondo "Nasko" che assicura un sussidio alle donne in difficoltà economica perché non abortiscano. E con gli stessi fondi, anzi minori, abbiamo elevato la qualità dei servizi sanitari, tagliando i tempi di attesa e aumentando le prestazioni.Qualcuno accusa che ciò sia avvenuto drenando risorse pubbliche verso il privato.Non è così. Intanto non siamo la Regione che ha più privato nella sanità. Siamo al settimo posto a pari merito con Piemonte e Sicilia, dopo Calabria, Campania, Lazio, Emilia Romagna e Abruzzo. Il privato conta poco più del 20% sul sistema in generale e abbiamo selezionato solo quello di alta qualità, che era funzionale a completare l’offerta in chiave sussidiaria. Qualcosa, però, non deve aver funzionato nei controlli se sono scoppiati gli scandali del San Raffaele e della Fondazione Maugeri...Attenzione, la Regione può svolgere solo due tipi di controllo: sulla qualità e sull’appropriatezza delle prestazioni. Per legge dovremmo svolgerli sul 2% di quelle erogate, lo facciamo sul 10% a campione. E infatti ci sono state occasioni in cui abbiamo segnalato correzioni da apportare o ci siamo rivolti direttamente alla magistratura. Non possiamo però controllare i bilanci degli istituti privati o la loro gestione.Chiedete maggiori poteri?Alla luce di quanto accaduto sto studiando una proposta in materia da avanzare al Parlamento. Ma mi domando: i collegi sindacali degli istituti sui quali indaga la magistratura, la prefettura e gli altri soggetti preposti non avevano notato nulla?Governatore, sa che si dice che «in Lombardia nella sanità non si muove foglia che Cl non voglia» e che lei ha costruito il sistema sanitario con i suoi amici...Non sono un dittatore e il sistema sanitario lombardo è interamente regolato da leggi. A partire dalla riforma del 1997. Non ci sono versamenti discrezionali agli istituti privati, ma solo il pagamento di prestazioni secondo le norme. Ho voluto poi fare una ricognizione delle 53 figure apicali della sanità lombarda e ho trovato solo 6 persone che fanno a vario titolo riferimento alle scuole di comunità del Movimento popolare. Da quando sono stato eletto ho sempre detto che fra due persone con pari titoli per concorrere a una posizione, andava scelto quello non appartenente al Movimento. Quella che Cl controllerebbe tutta la sanità lombarda è una critica, oltre che sbagliata, anche profondamente ingiusta per ciò che è l’esperienza di Comunione e liberazione.Lei non è indagato. Ma i lombardi si chiedono quali fossero i suoi reali rapporti con Pierangelo Daccò, coinvolto nel crack del San Raffaele, e con Antonio Simone, arrestato per il caso Maugeri.Con Antonio Simone siamo amici da 40 anni. Ci siamo conosciuti appunto frequentando Cl. È stato assessore non con me, ma con la giunta Tabacci. Ha già subito un arresto nel ’92. E nei 7 processi in cui è stato coinvolto, è stato assolto 6 volte e prescritto in uno. Ora vedremo, ma mi permetto di sollevare dubbi sulla consistenza delle sue responsabilità, visti i precedenti. Di diverso tipo la conoscenza con Daccò, che risale a 13-14 anni fa. Lo conosco come imprenditore attivo in particolare all’estero. Nella sanità lombarda era rappresentante del San Raffaele e della Fondazione Maugeri. In questa veste veniva in Regione a confrontarsi con l’assessore alla sanità. Con me, Daccò non ha mai parlato di lavoro.Nessun favoritismo nei suoi confronti?Nessuno. Non un euro di denaro pubblico della Regione è stato sperperato nelle due vicende San Raffaele e Maugeri. E infatti non ci sono indagati all’interno dell’amministrazione regionale.Si possono favorire i privati anche attraverso leggi ad hoc, però...Non è avvenuto questo. Se si vuole far riferimento alle norme sugli istituti non profit, si tratta di una legge del 2007, quando tra l’altro era assessore il leghista Cè, che serviva ad attenuare alcuni svantaggi a danno di questi istituti. Ma vengono finanziati solo progetti concreti di miglioramento, con un contributo limitato al 15%. E del miliardo di euro relativo alle cosiddette "funzioni non tariffabili" ben l’81% è andato a istituti pubblici. Non c’è nulla di discrezionale nei fondi che la Regione eroga.
Eppure è emerso che don Verzé le scriveva chiedendo interventi...Quella di don Verzé, per l’appunto, era una lamentela, a riprova che non c’erano favoritismi. E lo stesso Simone, in un interrogatorio, dice che da Formigoni ha avuto solo un danno per un’autorizzazione negata.Si potrebbe pensare che voglia proteggerla...Credo che Simone, giustamente, pensi a difendere se stesso.Pensa di essere al centro di un attacco politico, un complotto?Di complotto non ho mai parlato. Ma certo c’è un attacco politico-mediatico a un sistema di governo e a un uomo. Con quale finalità? Dopo la caduta di Berlusconi sono a capo della più grande amministrazione guidata dal Pdl. E per di più sono cattolico. Evidentemente ci sono gruppi politici, economici ed editoriali che vorrebbero dare una spallata.Lei ha detto che non rifarebbe certe vacanze. Non è forse meglio anche ammettere che era ospite di Daccò?No, perché non è stato così. Ho fatto due vacanze ai Caraibi, in gruppo, ma pagate da me spendendo 5mila euro, che mi potevo permettere con i 96mila euro netti che guadagno. Oggi non lo rifarei perché, con la crisi, non lo riterrei appropriato. Ma non ho commesso né reati né peccati. Né mi sono fatto pagare le ferie da altri. Non voglio però cedere alla deriva da gossip o da tribunale dei giornalisti...Il problema non sono i Caraibi, ma se il Presidente della Regione va in vacanza con un imprenditore che ha rapporti con l’amministrazione...Ma Daccò non ha avuto alcun trattamento di favore. Non c’è un euro uscito impropriamente dalla Regione. Allora non si costruisca un mostro sul nulla!Veniamo alle prospettive politiche: se ci saranno le elezioni politiche nel 2013 lei pensa di candidarsi?Ad essere sincero non lo so. Pensavo di sì. Ma negli ultimi tempi mi sono ricreduto: forse sarei più utile nel mio ruolo di governo della Lombardia fino al 2015, quando scadrà il mandato.Ma condivide il progetto della "casa dei moderati"?Abbiamo il dovere di riorganizzare il campo dei moderati per offrire una proposta ai nostri elettori. Vedo possibile un tavolo al quale siedano le forze politiche oggi presenti nel Ppe, la Lega di Maroni con la quale ridiscutere un’alleanza, i movimenti, le forze sociali e imprenditoriali. Se non costruiamo questo soggetto, non solo il centrodestra perderà, ma rischia di non partecipare neppure alla battaglia. Quanto a Silvio Berlusconi ha compiuto un passo indietro definitivo e questo permette anche a chi, come l’Udc, lo viveva come un ostacolo, di rientrare nel giusto campo.Quale ruolo vede per i cattolici?Non certo in una nuova Dc. E tuttavia con una presenza caratterizzante. Per me meglio nel centrodestra, ma accetto che si pensi di stare anche nel centrosinistra. A patto che la presenza dei cattolici sia incisiva e coerente.Un’ultima domanda. Lei ha sempre sostenuto che la candidatura di Nicole Minetti le è stata sostanzialmente imposta, ma è nel listino che porta il suo nome. Pensa che dovrebbe dimettersi da consigliere, dopo quello che sta emergendo nel processo Ruby?Un suo passo indietro sarebbe certamente un bel gesto.