mercoledì 23 febbraio 2011
I magistrati contabili puntano il dito contro le inefficienze degli uffici pubblici: «Si incrociano esempi di malaffare con aspetti di cattiva gestione». Nel mirino anche il provvedimento sul processo breve, che potrebbe far estinguere molti illeciti.
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La Corte dei conti rilancia l’allarme sulla corruzione nel nostro Paese. I dati sulle ruberie nella pubblica amministrazione insieme a quelli sulle frodi «non consentono ottimismi», avverte il procuratore generale Mario Ristuccia. Si tratta di vere e proprie «patologie», ha affermato il magistrato contabile  con un diretto riferimento all’attualità politica, a fronte delle quali il disegno di legge del governo sulle intercettazioni può risultare controproducente, limitando «uno dei più importanti strumenti investigativi» per contrastare i fenomeni corruttivi. Nel mirino del Pg anche il ventilato provvedimento sulla durata dei processi, il cosiddetto processo breve, che, come la vecchia legge Cirielli del 2005 che ridusse i tempi di prescrizione dei reati, potrebbe portare - afferma – all’estinzione anticipata di molti procedimenti penali, con ricadute dirette anche sulle azioni di responsabilità dei magistrati contabili. «Si resta perplessi – è il commento – di fronte a recenti leggi che consentono una profonda alterazione dei principi di certezza del diritto».Parole nette, pronunciate in apertura dell’anno giudiziario alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e del ministro di Giusitizia Angelino Alfano e che hanno offerto all’opposizione l’occasione di mettere sotto accusa il governo per i suoi obiettivi in tema di giustizia.Ristuccia ha messo in evidenza come la diffusa sensazione di «cattiva amministrazione» generi tra i cittadini, «soprattutto in tempi di diffusa difficoltà economica», una «forte attesa di interventi di contrasto», ma nota che, dopo il varo nel marzo 2010, il disegno di legge contro la corruzione si è bloccato in Senato. Il procuratore non ha mancato quindi di rilevare come iniziative legislative recenti abbiano comportato una «compressione delle potenzialità di giurisdizione contabile» cioè dei poteri di indagine del pm amministrativo.Nella sua relazione Ristucca ha descritto un quadro allarmante degli uffici pubblici, a partire dal settore sanitario dove «si intrecciano con sorprendente facilità veri e propri episodi di malaffare con aspetti di cattive gestioni». Nel mirino i «molti casi di inosservanza dei criteri di buona amministrazione» per arrivare alle «patologie costituite dai fenomeni delittuosi, quali soprattutto la corruzione e la frode». Nel corso del 2010 le forze dell’ordine hanno denunciato 237 casi di corruzione, con un balzo del 30,2% rispetto all’anno prima, mentre il numero dei soggetti denunciati, 708 persone, risulta limato dell’1,87%. In calo invece i casi di concussione (-14,9%) e di abuso d’ufficio (-4,9%). Sempre lo scorso anno la Corte ha condannato 90 soggetti pubblici contestando oltre 32 milioni di danni patrimoniali e 4,7 milioni per danni all’immagine. La relazione del Pg sottolinea quindi nel corso degli ultimi anni «una rimarchevole diminuzione delle denunce complessive che potrebbe dare conto di una certa assuefazione al fenomeno» del malaffare, con la deriva verso una «vera e propria cultura della corruzione». Più positivo il giudizio sulla «Legge Brunetta» di riforma della Pa espresso dal presidente dei giudici contabili Luigi Giampaolino. «La Corte – ha spiegato – ha apprezzato il nuovo approccio alla problematica, di impostazione non più prevalentemente penalistica, bensì di ordine amministrativo ed organizzativo» contenuto nella legge, che ha posto in evidenza «la necessità di una migliore preparazione del personale e una più seria gestione del rapporto di lavoro pubblico». La lotta alla corruzione, per il presidente, deve basarsi su «quattro pilastri»: etica, trasparenza degli atti, semplificazione delle procedure, controllo.
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