sabato 10 ottobre 2009
Nel Texas, primo Stato per esecuzioni, il ribaltamento fuori tempo massimo di un’inchiesta riapre il dibattito. E altre vicende controverse – come quella di Michael Toney, incastrato dalla polizia e scagionato dopo dieci anni – aumentano le perplessità su un istituto che la maggioranza degli americani continua ad appoggiare
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Legato a una barella nella camera della morte di un carcere texano, Cameron Todd Willingham dichiarò la sua innocenza per l’ultima volta. «Sono stato condannato per un crimine che non ho commesso. Mi hanno perseguitato per qualcosa che non ho fatto». C’era rabbia nella sua voce, ma non stanchezza – anche se era la voce di un uomo che aveva urlato la sua protesta per dodici anni. Dal giorno in cui era stato stato accusato di aver appiccato l’incendio in cui erano morte le sue tre bimbe a quello in cui il boia gli pompò nel corpo una miscela letale di veleni, Willingham non tacque mai. Neanche quando le richieste di riapertura del suo caso vennero respinte, una dopo l’altra. Prima di morire, Willingham fece promettere ai suoi genitori, che lo guardavano spegnersi attraverso un vetro, di continuare a lottare. Chiese loro di fare giustizia al suo nome e al ricordo di Amber, di due anni, e delle gemelline Karmon e Kameron, di uno, asfissiate nel rogo della loro casa due giorni prima del Natale 1991.Gene ed Eugenia Willingham hanno mantenuto la loro promessa. E cinque anni dopo l’esecuzione di loro figlio, tre settimane fa, un perito scientifico del governo texano ha ammesso che le prove a carico di Willingham erano inesistenti. L’incendio fu un incidente. Todd, come tutti lo chiamavano, non aveva fatto nulla, se non cercare di salvare le figlie dalle fiamme divampate da una stufetta elettrica nella loro stanza. Ora il Texas deve decidere che cosa fare di questa storica ammissione. Ignorare le conclusioni della perizia sarebbe impensabile. Riconoscerla ufficialmente porterebbe però, per la prima volta negli Stati Uniti, alla completa "assoluzione" di un condannato dopo la sua esecuzione. La tenacia di Todd e della sua famiglia ha gettato davanti agli occhi degli americani l’unica realtà capace di far sgretolare la forza ideologica e legale della pena di morte in America. Il rischio di uccidere un innocente.Non si sa esattamente quanti altri Todd ci siano stati nella storia della morte di Stato americana. Michael Toney di certo c’è andato vicino. Era in attesa, sempre in Texas, di ricevere un’iniezione letale per aver fatto saltare in aria tre membri della stessa famiglia nel camper in cui vivevano, ma il due settembre è stato scarcerato. Il ministro alla Giustizia texano è stato costretto a ritirare le accuse nei suoi confronti dopo aver scoperto che le due testimonianze chiave erano state fabbricate a tavolino. Ci sono voluti dieci anni perché gli avvocati di Toney riuscissero a dimostrare alle autorità la macchinazione della polizia e del pubblico ministero ai danni del loro cliente.Charles Hood invece non avrà una seconda opportunità. La corte d’appello, ancora una volta del Texas, ha rifiutato di riconsiderare la sua condanna a morte per omicidio, anche se il procuratore distrettuale che ha portato Hood in tribunale e il giudice (donna) che l’ha condannato hanno ammesso di essere stati amanti durante il processo. Stando al magistrato, Hood e i suoi avvocati, che hanno scoperto la tresca solo un anno fa e l’hanno subito denunciata, «hanno aspettato troppo a lungo prima di presentare alla corte i nuovi dettagli». Hood sarà messo a morte il prossimo anno. La prossima settimana invece l’Ohio proverà ancora a uccidere Romell Broom. Non sono emersi dubbi sostanziali sulla sua colpevolezza, ma lo scorso 15 di settembre il 53enne nero è rimasto steso su un lettino di metallo per più di due ore mentre una squadra di infermieri provava per venti volte a infilare un ago nelle sue vene indebolite. Dopo mezz’ora di tentativi il condannato, in lacrime, ha cercato di aiutarli, contraendo i muscoli e appoggiandosi su un fianco. A metà pomeriggio l’esecuzione è stata dichiarata fallita – un evento che ha un solo precedente negli Usa, risalente al 1946. Ripeterla, secondo i legali di Broom, equivarrebbe a una punizione «ingiusta e crudele», proibita dalla Costituzione americana. Ma un giudice ha concesso al condannato solo una sospensione della pena di dieci giorni per, testualmente, «riprendersi dalla sua quasi-morte». Dopodiché tornerà nella stanza della morte. Broom deve essere ucciso.È la stessa conclusione cui, fino a un mese fa, erano giunte tutte le autorità, fino al governatore del Texas Rick Perry, che avevano preso in mano il faldone di Todd Willingham. Era un fascicolo spesso, al quale qualche settimana prima dell’esecuzione era stata aggiunta una nuova indagine. Gerald Trust, esperto d’incendi riconosciuto a livello nazionale, vi demoliva pezzo per pezzo le prove raccolte dalla squadra scientifica che aveva setacciato la casa di Tood. Le ricerche di Trust hanno fatto scagionare decine di carcerati e non c’è giudice negli Usa che non conosca il suo lavoro. Ma sia i quindici membri della commissione che avrebbe potuto accordare a Todd un nuovo processo sia il governatore che avrebbe potuto graziarlo l’hanno ignorato. Dorinda Brokofsky, una dei dodici giurati che condannarono Willingham e che ha ricevuto il nuovo rapporto quando era troppo tardi, non si spiega il motivo: «Davvero avevano questo documento in mano prima di ucciderlo? – dice torcendosi le mani –. Ora avrò un peso sulla coscienza per il resto della mia vita. Quest’uomo era innocente».Todd Willingham lo sostenne sempre. Cominciò a dirlo quando gli chiesero perché si fosse salvato mentre le sue bimbe erano morte. Quando gli fecero notare che non si era bruciato «abbastanza» fuggendo dalla sua camera. Quando gli rinfacciarono che la sera prima era andato al bar anche se non aveva i soldi per l’affitto. Durante le indagini il 23enne Todd, che era già finito nei guai per furto d’auto e che aveva fatto – male – solo le scuole medie, non diede mai risposte convincenti. Ma non ha mai smesso di ripetere che non aveva fatto nulla, anche quando gli offrirono l’ergastolo in cambio di una confessione. «Non ammetterò mai di aver commesso qualcosa che non ho fatto – rispose –. Specialmente di aver ucciso le mie bambine».
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