Ancora polemiche sull'ipotesi di rinviare l'apertura delle scuole per evitare il contagio dell'influenza "A". Dopo lo "stop" di ieri del ministro Gelmini, la stessa federazione dei pediatri (Fimp) fa marcia indietro: "Non abbiamo mai chiesto nè formalmente, nè informalmente, in alcuna sede, di posticipare l'aperturadell'anno scolastico per contrastare la diffusione del virus della nuova influenza A H1N1", scandisce il presidente Giuseppe Mele. Una misura che "peraltro, al momento non avrebbe alcun effetto a meno di non considerare l'apertura delle scuole una variabile a data da destinarsi". I pediatri considerano semmai opportuna, in osservanza delle misure previste dall'Oms, "l'eventuale chiusura di uno o più istituti scolastici nel momento in cui si debba intervenire in comunità di tipo "chiuso" (come appunto una scuola) per circoscrivere uneventuale diffusione infettiva". Proprio come ribadito oggi dal sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella: l'influenza "A" potrebbe portare alla chiusura delle scuole "solo in presenza di elementi immediati di preoccupazione", ma al momento "questa urgenza non sussiste". D'altra parte, fa notare il farmacologo Silvio Garattini, chiudere "sine die" le scuole è "una proposta senza senso: "Considerando che il picco dell'epidemia sarà a novembre, biosgnerebbe tenerle chiuse almeno fino al nuovo anno, se non a primavera. Una cosa insensata. Semmai si può pensare, come peraltro già si è fatto in qualche caso, a una chiusura mirata di qualche giorno nelle scuole con diversi casi di contagio, ma sono situazioni che vanno valutate caso per caso". Intanto, rimane alta la preoccupazione per il giovane parmense ricoverato a Monza: le sue condizioni sono stazionarie, non si registrano miglioramenti e il ragazzo rimane in coma farmacologico e in prognosi riservata. Il Ministero della Salute ha emanato la circolare per la vaccinazione dell'influenza stagionale, quest'anno particolarmente delicata proprio vista la concomitanza con il virus H1N1: si partirà a ottobre fino a fine dicembre. Infine, una notizia allarmante giunge dalla Colombia: l'influenza "A" ha colpito persino il presidente Uribe, che si dovrà sottoporre alla quarantena, anche se i suoi sintomi sono "sotto controllo" e il virus lo ha colpito nella forma più benigna.