giovedì 3 dicembre 2009
Il virus dell'influenza A sembra ormai in decisa ritirata nel nostro Paese. È ottimista il viceministro per la Salute, Ferruccio Fazio: «Siamo già oltre il picco, l'andamento è in discesa clamorosa». Resta comunque alta la guardia, nell'eventualità che la pandemia abbia altri picchi. Intanto ci sono novità sul caso del bambino morto Lecce martedì: la causa del decesso non è stato il viruz H1N1. Aperta un'indagine.
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Il virus dell'influenza A sembra ormai in decisa ritirata nel nostro Paese. "Siamo già oltre il picco, l'andamento è in discesa clamorosa". Lo ha affermato il viceministro per la Salute, Ferruccio Fazio, a margine della Conferenza Stato-Regioni. "Questo picco - ha aggiunto Fazio - è sceso ed è stato superato, ma alcune pandemie, come quelle del 1918 e del 1968, hanno mostrato più picchi". I dati del bollettino settimanale dell'Istituto Superiore di Sanità parlano chiaro: nell'ultima settimana l'incidenza del contagio si è quasi dimezzata, passando da 11,19 casi ogni mille persone a 6,64, ossia "appena" 384.900 nuovi casi in sette giorni contro i 671.000 la settimana precedente. Molto scesa l'incidenza anche per le fasce di età più colpite: per i bambini da 0 a 4 anni è passata da 26,08 a 17,44 casi per mille; nell'età da 5 a 14 anni è addirittura precipitata, da 36 a 17,79 casi per mille. Rimane bassa tra i 15-64enni (4,41) e gli over 65 (1,14). Quanto ai vaccini, "le dotazioni vaccinali ci sono - assicura Fazio - abbiamo stock importanti: in questo momento siamo a 6 milioni ma altre dosi arriveranno ed entro il 15 dicembre arriveremo a 15milioni". Tanto che oggi lo stesso Fazio ha firmato un'ordinanza per estendere la vaccinazione contro l'influenza A agli over 65 con malattie croniche, e prenderà il via anche la vaccinazione per tutti i bambini dai 6 mesi ai 17 anni, compresi quelli senza patologie.Lecce: bimbo morto non per influenza A. Intanto novità arrivano da Lecce. La causa della morte del piccolo di due anni, avvenuta martedì all’ospedale «Vito Fazzi» della città, non è stata l’influenza A, anche se il bimbo era venuto in contatto con il virus A/H1N1. Questa è la prima novità emersa ieri dalle indagini sul decesso del piccolo Cosimo, in attesa dei risultati dell’autopsia: due indagini sono state aperte, quella penale condotta dalla procura dal tribunale di Brindisi, e quella sanitaria dell’assessorato alla Sanità della Regione Puglia insieme all’Asl di Lecce. Ma questo caso – che ha creato allarme sia per la tenera età del bambino, sia per il fatto che non aveva patologie pregresse – riaccende dubbi sulla gestione complessiva dell’emergenza. Il professor Giovanni Fadda (direttore del Dipartimento diagnostica morfologica, microbiologica, molecolare e delle malattie del sangue del Policlinico «Gemelli» di Roma): «Occorre più attenzione nel fornire le notizie, si rischia di far crescere la paura». È stato l’assessore alla Sanità pugliese, Tommaso Fiore, a spiegare ieri che l’esame eseguito sul liquor cerebrospinale ha rivelato l’assenza del virus A/H1N1, che invece era stato riscontrato nel tampone nasale eseguito al momento del ricovero del bimbo all’ospedale di Manduria (Taranto). L’esame del liquor, eseguito perché si sospettava che il piccolo paziente fosse affetto da una encefalite, attende ora conferme più precise dall’autopsia che è stata disposta dal pm del Tribunale di Brindisi Silvia Nastasia, che conduce l’inchiesta dopo la denuncia presentata dai genitori del bambino e che ha iscritto nel registro degli indagati sette medici: la pediatra di famiglia e sei dipendenti dell’ospedale di Manduria. Si tratta di un atto dovuto per permettere ai sanitari di assistere agli esami autoptici e di nominare propri periti. Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, spiega che i due esami (tampone nasale e liquor) non sono contraddittori. Conferma Giovanni Fadda (Policlinico «Gemelli» di Roma): «Il virus dell’influenza A/H1N1, variante suina, non provoca facilmente encefaliti: è difficile trovare recettori per il virus nel liquor. La causa potrebbe essere di altra natura, per esempio batterica». Intanto la diffusione del contagio della nuova influenza sembra avere decisamente rallentato in tutta Italia. Secondo l’ultimo bollettino diffuso ieri dal ministero della Salute, sono oltre 3 milioni i casi stimati di contagio dall’inizio dell’infezione, con 107 vittime (al 30 novembre) in cui è stata riscontrata la presenza del virus. La percentuale di vittime sul totale dei malati resta molto bassa: lo 0,0032 per cento, contro lo 0,2 per cento dell’influenza stagionale, che mediamente fa 5mila-8mila morti ogni anno. Un rallentamento rilevato anche nei laboratori del «Gemelli» che (insieme allo «Spallanzani») sono centro di riferimento per le analisi sui campioni per la Regione Lazio: «Eseguiamo tre tipi di test sui tamponi nasali o faringei (ormai quasi solo sui pazienti ricoverati): quello immunocromatografico (il cosiddetto test rapido) che però indica solo se si tratta di influenza di tipo A o B e può avere un alto tasso di falsi negativi; i test molecolari, altamente specifici e sensibili; e le colture in cui è possibile studiare il sequenziamento dei geni (e vedere se il virus muta), nonché la sensibilità o la resistenza del virus ai farmaci antivirali».
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