Beppe Grillo - Ansa - foto d'archivio
La notizia dell’inchiesta rimbalza nei notiziari e sul web a metà mattina. E piomba come un macigno sul Movimento 5 stelle, impegnato nelle trattative politiche sull’elezione del nuovo capo dello Stato. Il fondatore nonché garante del Movimento Giuseppe Piero Grillo, classe 1948, risulta indagato dalla procura di Milano per traffico di influenze illecite, in merito ad alcuni contratti pubblicitari sottoscritti dalla compagnia di navigazione Moby con il blog Beppegrillo.it.
Insieme a lui, è finito sotto indagine lo stesso patron di Moby, Vincenzo Onorato, con la medesima ipotesi di reato. In mattinata, i militari del nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza, coordinati dal pm Cristiana Roveda e dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, hanno perquisito (sequestrando chat, mail e documenti archiviati nei pc e su altri supporti informatici) le sedi della Beppe Grillo srl a Genova e della Casaleggio associati nel centro di Milano, oltre agli uffici di altre «persone non indagate», tra cui il figlio di Onorato, Achille. Una ricerca finalizzata a trovare riscontri contabili rispetto ai contratti sottoscritti fra le parti.
Una mediazione sospetta. Alcuni elementi raccolti farebbero ritenere ai pm «illecita la mediazione operata» da Grillo, rispetto ad alcune richieste di interventi avanzate da Onorato e veicolate dal garante pentastellato a «parlamentari in carica» da lui conosciuti. Semplici deputati o senatori? Ministri? Presidenti di commissione? Non è dato saperlo, perché i nomi dei presunti destinatari delle richieste girate da Grillo per conto di Onorato non risultano dal decreto di perquizione. In ogni caso, è l’ipotesi dei pm, quella mediazione sarebbe stata «finalizzata a orientare l’azione pubblica dei pubblici ufficiali in senso favorevole agli interessi del gruppo Moby». In cambio, è il sospetto della procura, Grillo avrebbe incassato 240mila euro, come compenso versato dall’armatore napoletano Onorato nel 2018 e 2019 alla società di comunicazione del fondatore di M5s «apparentemente come corrispettivo di un accordo di partnership» per diffondere «su canali virtuali» (come il sito beppegrillo.it) contenuti redazionali per il marchio Moby.Un compenso che, secondo gli inquirenti, in realtà sarebbe stato versato dalla compagnia di navigazione (da tempo in difficoltà finanziarie) all’ex comico genovese per la sua capacità di rivolgersi a esponenti politici. E Grillo, ritengono i magistrati, avrebbe poi trasferito all’armatore «le risposte della parte politica o i contatti diretti con quest’ultima».
Versamenti a diversi partiti. L’indagine muove in parte da alcuni atti trasmessi dai pm di Firenze, titolari del fascicolo sul caso Open, ma soprattutto dal quadro tracciato in altre due vicende giudiziarie: una consulenza contabile depositata in un procedimento civile su un concordato preventivo di una società del gruppo Moby; un’inchiesta per bancarotta, coordinata dal pm Roberto Fontana, che vede indagati il patron Onorato e il figlio. In una relazione tecnica (allegata al concordato preventivo e firmata dalla consulente Stefania Chiaruttini) si analizzavano versamenti a diverse forze politiche: 200mila euro alla Fondazione Open, legata a Matteo Renzi; 100mila al Comitato Change, legato al presidente della Liguria Giovanni Toti; 90mila al Partito democratico; 10mila a Fratelli d’Italia. Ma gli approfondimenti dei pm di Milano si sono poi concentrati sul filone "influenze illecite", indivuando messaggi da Onorato a Grillo, poi «veicolati» a parlamentari, in un’attività mirata a favorire norme o finanziamenti in favore di Moby. Per gli inquirenti, la mediazione di Grillo sarebbe «illecita» sulla base sia «dell’entità degli importi versati o promessi» da Onorato, sia della «genericità delle cause dei contratti», sia ancora «delle relazioni effettivamente esistenti e utilizzate» dal garante pentastellato «su espresse richieste» dell’imprenditore «nell’interesse del gruppo Moby».
Contratti con Casaleggio. Gli inquirenti starebbero anche verificando alcuni aspetti di un contratto tra Moby spa e la Casaleggio Associati per il triennio 2018-2020, che prevedeva il versamento di 600mila euro annui più «Iva e fees» per la stesura di un piano strategico e per la campagna pubblicitaria «io navigo italiano» . Lo studio è stato perquisito dalla Gdf, ma Davide Casaleggio, legale rappresentante e socio di maggioranza della società, non risulta indagato.
Il silenzio di Grillo. Per tutta la giornata, dal fondatore di M5s e dai suoi avvocati difensori non è giunta alcuna dichiarazione. Mentre il legale di Onorato, Pasquale Pantano, ha fatto sapere che i due «sono amici di antica data, da circa 45 anni. È facile quindi che qualcosa possa essere stata equivocata, ma sarà necessario leggere gli atti».