venerdì 10 aprile 2015
Il killer aveva tesserino falso. Per risparmiare, controlli affidati a semplici impiegati. Il controllo degli accessi è affidato a società private. I costi sono a carico dei Comuni. E i sindacati denunciano. (Nello Scavo)
LA STRATEGIA Sicurezza nei tribunali: ecco il piano del governo
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Sono le 9,19 quando la sagoma di Claudio Giardiello appare nei video del sistema di sorveglianza del Palazzo di giustizia di Milano. «Dalle analisi delle telecamere si vede che mostra qualcosa, evidentemente un tesserino di riconoscimento», dice il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati dopo aver visionato il filmato.«Il sistema ha visto compiersi un insieme di errori gravi» che «le indagini dovranno chiarire», ha scandito il ministro della Giustizia Andrea Orlando. Ma cosa non ha funzionato? Dei sette varchi complessivi di accesso al tribunale, sei sono gestiti da una ditta di vigilanza piemontese che impiega guardie giurata armate. L’altro, proprio il "varco Manara" da cui è passato Giardiello, è riservato ai soli avvocati e magistrati, ma è appaltato ad un’altra società. Una scelta, per ragioni di risparmio, ricorrente in tutta Italia. L’accesso per gli addetti ai lavori, infatti, non è sorvegliato da vigilantes armati (per i quali sono previsti stipendi più alti), ma da personale disarmato, consentendo un notevole risparmio alle casse degli enti locali.Mario Ricci, presidente del Sindacato indipendente degli agenti di polizia privata "Sia-Confsal" lamenta «la grave situazione» relativa ai servizi di vigilanza, «già denunciata - dice - nel novembre 2013 sia alla magistratura, sia all’amministrazione comunale, ma mai risolta». Il sindacalista segnala «la sempre più estesa e frequente sostituzione del servizio di vigilanza armata, tramite guardie giurate, con il servizio di portierato». Già nel 2009 un tecnico informatico aveva dimostrato quanto fosse facile falsificare un tesserino dell’Ordine degli avvocati e accedere nel tribunale milanese. Da allora i controlli sono relativamente aumentati, ma con una popolazione di 20mila avvocati, oltre alle tremila persone che lavorano nel Palazzo di giustizia, è possibile che qualcuno riesca ad aggirare i controlli. A meno di non investire ingenti risorse in una prassi di sicurezza più simile a quella degli aeroporti.Il giorno di ordinaria follia di Claudio Giardiello è durato mesi, forse anni. Un tempo trascorso a ruminare rabbia, a vaneggiare di complotti. E a mano a mano i demoni del rancore prendevano la forma di un piano assassino. Voleva qualcosa di plateale. Sopprimere quella che ritiene un’ingiustizia, liquidando gli attori della Giustizia intenti sul loro precario palcoscenico quotidiano: un’aula di tribunale, gli uffici di un giudice. Il grilletto premuto contro un mondo che sentiva lo avesse tradito. Il giudice diventato testimone d’accusa. L’ex avvocato, convocato anche lui sul banco dei testi contro Giardiello e compagnia. E i soci, imputati come lui, ma che Giardiello vedeva come dei Giuda che lo hanno messo in mezzo pianificando una lasciandolo sul lastrico. Un mondo all’incontrario nel quale il distinto 47enne, elegante e dai modi apparentemente cerimoniosi, è riuscito fregare quasi tutti. Uno svitato non sarebbe neanche arrivato all’accesso sorvegliato del palazzaccio milanese. Giardiello no. Da qui, con la stessa facilità con la quale è entrato senza che nessuno si accorgesse della Beretta 7.65, è uscito per ricaricare la pistola e farne fuori ancora uno. «Volevo vendicarmi di chi mi ha rovinato», ha detto ai carabinieri che lo hanno intercettato fuori Milano poco prima che uccidesse un altro dei suoi ex soci, fortunatamente assente all’udienza in tribunale.Il Tribunale di Milano viene frequentato giornalmente da non meno di 10 mila persone. L’enorme afflusso che si registra specialmente al mattino può creare lunghe code agli ingressi. La sorveglianza interna invece è affidata a una aliquota dei carabinieri, che svolge un servizio di pattugliamento (i corridoi del Palazzo misurano in totale 22 chilometri) oltre che di presidio nelle udienze più "calde". «Non ci sono mai arrivate segnalazioni su un deficit nelle strutture di sicurezza», ha ribadito il Guardasigilli, ma «bisogna capire se ci sono state delle falle».
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