«Non date retta ai rumor che girano su Giulio Tremonti e Mario Draghi... Con loro c’è piena collaborazione». Silvio Berlusconi è già in piedi e sta per lasciare il vertice tecnico convocato a Palazzo Chigi sulla Fiat ma prima vuole spazzare via le voci che si accavallano. Vuole spiegare che le indiscrezioni su possibili 'governissimi' sono solo indiscrezioni. Vuole negare «sommovimenti » all’interno della maggioranza e attriti con il ministro dell’Economia. «Con Tremonti c’è vero affetto e la stabilità del governo non è in discussione... Vedrete, ognuno farà la sua parte». La verità, però, non è proprio quella raccontata dal premier. Berlusconi si sente accerchiato e in tutte le conversazioni più private ripete quello che Daniele Capezzone, il portavoce del Pdl, detta alle agenzie di stampa: «È in corso un’operazione di chiaro sapore antidemocratico, che va denunciata e battuta ». A Bruxelles, per il Consiglio Europeo, il premier confida ai suoi di sentirsi vittima di «un piano preciso» che utilizza «persone pagate per dire certe cose». Lo scontro, già aspro, è destinato a crescere di intensità. Perché – per dirla con il ministro pugliese Raffaele Fitto – «più passano le ore e più risulta chiaro che non c’è assolutamente nulla di casuale e di scollegato tra le 'scosse' al premier preannunciate domenica scorsa da D’Alema, lo scoop giornalistico del Corriere della Sera, la fuga di notizie dalla Procura di Bari e la circostanza che nonostante la folla che circondava il presidente Berlusconi a Bari, la signora D’Addario sia riuscita ad essere spesso sullo sfondo delle foto scattate per strada al presidente». Umberto Bossi è preoccupato «per le ripercussioni che certe voci possono avere nelle famiglie» di chi viene coinvolto. E spera di «non veder candidato» alle prossime elezioni qualche magistrato barese. Ma sul fronte politico, aggiunge il leader della Lega, «quando ci sono le campagne elettorali ci vogliono i programmi, non gli attacchi personali», ecco «l’errore» di una sinistra «da troppo tempo chiusa nei palazzi». Complotto? Piano eversivo? Carmelo Briguglio, vice presidente dei deputati del Pdl, parla soprattutto come componente del Copasir, il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, e con la mente rivolta alla riunione di mercoledì prossimo avverte: «Il Parlamento e il Paese hanno il diritto di conoscere se dietro le vicende di queste ore, ma anche dei mesi scorsi, ci sono attività 'non istituzionali' di intelligence». Si aspetta di capire mentre lo scontro divampa e il Pdl rilancia l’attacco al Pd. È Denis Verdini ad aprire le ostilità: «Il Pd chieda scusa per l’assoluta assenza di moralità del loro modo di fare politica». Le opposizioni non restano in silenzio. Rosy Bindi (Pd): «Berlusconi o spiega o se ne va». Rocco Buttiglione (Udc): «A Berlusconi do un consiglio d’amico: quereli o chieda scusa», come fece Clinton. Antonio Di Pietro (Idv): «Non è accettabile lasciar governare un uomo che consolida quotidianamente, nell’opinione pubblica del Paese, il dubbio che scelte e decisioni abbiano costantemente un retroscena vojeuristico e privatistico». È un momento complicato e Gianfranco Fini lo sottolinea: in Italia – spiega il presidente della Camera – «stenta ad affermarsi una mentalità da democrazia matura» e «da tempo si avverte nel Paese un malessere diffuso... Spesso la percezione del destino comune appare ed è assai labile. La necessità di valori condivisi è riconosciuta, almeno a parole, da tutti, ma tale aspirazione risulta di fatto smentita dal frequente ricorso alla delegittimazione reciproca tra avversari politici».