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Ora verranno passate al setaccio le immagini delle telecamere di videosorveglianza dell’impianto di rifiuti di Malagrotta per far luce sul maxi-incendio divampato domenica 24 dicembre, al pomeriggio, nel capannone grande circa 14mila metri quadri dove si lavorano i rifiuti della Capitale. Al momento non si escluderebbe nessuna ipotesi, compresa quella del gesto doloso che anzi sembra prendere sempre più piede con il passare delle ore. Ad andare a fuoco è stato il secondo impianto per importanza della Capitale dove l'Ama ogni giorno porta circa 650 tonnellate di rifiuti, circa 200mila tonnellate l'anno, per trattare i rifiuti indifferenziati o residuali della raccolta differenziata.
Il 28 dicembre, intanto, il presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attivita' illecite connesse al ciclo di rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari (Ecomafie) Jacopo Morrone farà un sopralluogo nell’impianto di smaltimento rfiuti e avvierà una serie di audizioni «valutare la situazione che si sta prospettando di rilevante gravità oltre che dal punto di vista ambientale e sanitario anche da quello della raccolta rifiuti a Roma già in pesante sofferenza». Ringraziando le forze dell’ordine – quasi 100 pompieri arrivate anche dalle regioni limitrofe - per aver domato l’incendio nel giorno di Natale dopo quasi 24 ore, Marrone sostiene che «ci sono non pochi aspetti della vicenda, compreso il susseguirsi di incendi nell'ex discarica, da mettere sotto la lente della Commissione e da sviscerare. Compatibilmente con i procedimenti giudiziari già in corso, credo sia da porre la massima attenzione e collaborazione per accertare le cause degli incendi e per accelerare la messa in sicurezza del sito».
Le rassicurazioni di Arpa sul pericolo polveri sottili
Le quattro centraline della rete fissa di monitoraggio della qualità dell'aria più vicine a Malagrotta «non hanno registrato, per quanto riguarda le polveri sottili (PM10), valori diversi da quelli del giorno precedente e tutte tra 31 e 35 mg/m3 ampiamente entro il limite di legge di 50 mg/m3», fa sapere Arpa Lazio. Le centraline di Malagrotta (a 3 km dal sito dell'incendio), Castel di Guido (a 7 km) e due di Fiumicino (a 12 km) inoltre «non sono state interessate dalle polveri generate dall'evento», così come le altre presenti a Roma, spiega l'Arpa.
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Le raccomandazioni di Regione e Comune di Roma
Nonostante per ora i dati non diano segnali di preoccupazione (anche se bisognerà aspettare ulteriori monitoraggi nei prossimi giorni per essere più tranquilli sulla salubrità dell’aria intorno al Tmb di Malagrotta), sia il governatore del Lazio che Francesco Rocca che il sindaco di Roma Capitale Roberto Gualtieri all'inizio avevano posto il divieto di attività sportive all'aperto in un raggio di 6 km dal luogo dell'incendio divampato a Malagrotta, divieto che si estende anche alla raccolta e consumo di prodotti alimentari di origine vegetale prodotti nell'area e divieto di pascolo e razzolamento degli animali da cortile. Divieto ridotto a 3 Km nel pomeriggio di oggi. L'impianto andato a fuoco era l'ultimo di questo tipo rimasto a Roma: gli altri tre sono già stati in passato distrutti o interessati da incendi e quindi chiusi. Il 15 giugno 2022 è bruciato il Tmb2, sempre a Malagrotta e quattro anni prima, l'11 dicembre 2018, era andato a fuoco il Tmb Salario. A marzo 2019 invece fu la volta dell'impianto di Rocca Cencia a bruciare e poi ad essere chiuso per decisione del Campidoglio. Ed è per questo che l'ipotesi del dolo non si può escludere.
Le polemiche politiche
L’ennesimo incendio negli impianti di lavorazione dei rifiuti nella Capitale ha riacceso il dibattito sulla gestione dei rifiuti a Roma – Ama ha assicurato che finora non si registrano comunque criticità nella raccolta e nella lavorazione – e sull’utilità del termovalorizzatore. Questo nonostante il Campidoglio sia al lavoro per evitare una nuova emergenza, soprattutto a Capodanno e poi al rientro dei cittadini dopo le festività.
«È necessario davvero un cambio di mentalità. Che va accompagnato e non semplicemente imposto – sottolinea Gerolamo Cangiano (FdI), vicepresidente della commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari - Roma è una città grande e sempre affollata al di là della popolazione residente. Se non si mette in campo una seria e coerente campagna di educazione, informazione e sensibilizzazione, rischiamo il blackout rifiuti in vista di appuntamenti importanti come il Giubileo. I fondi ci sono».
L’unica soluzione è il termovalorizzatore per la Lega. «Bisogna aumentare i controlli ma ora bisogna fare tutto il possibile affinché Roma non vada in affanno sul fronte rifiuti – dice così il segretario regionale della Lega Salvini Premier nel Lazio Davide Bordoni - Malagrotta a parte, quello dei rifiuti a Roma, resta un tema spinoso, non a caso come Lega abbiamo votato a favore del termovalorizzatore perché è uno strumento che può risolvere definitivamente i problemi di Roma».