lunedì 25 luglio 2022
Piromani danno fuoco al terreno dove sorgerà la piazza dedicata a padre Pino Puglisi e a papa Francesco. "Gesti di inspiegabile violenza" per il sindaco di Palermo
Il Centro Padre Nostro a Brancaccio

Il Centro Padre Nostro a Brancaccio - Ansa

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«È un’intimidazione. L’ennesima. Lo sappiamo bene che padre Pino Puglisi continua a dare fastidio». Ha la voce ferma Maurizio Artale, il direttore del Centro Padre Nostro che il prete martire della mafia aveva fondato a Brancaccio, il quartiere di Palermo dove era nato e dove, da parroco, sarebbe stato ucciso da Cosa nostra nel 1993. Il terreno in cui dovrebbe sorgere la piazza, l’"Agorà", che porterà il nome del sacerdote beato e di papa Francesco è andato a fuoco per mano di anonimi piromani.

Due gli incendi a distanza di una manciata di ore l’uno dall’altro che sono divampati venerdì 15 luglio, giorno del Festino della Santuzza, ma che sono stati denunciati da Artale oggi. Il primo è stato appiccato alle 8 del mattino. «E dopo due ore i vigili del fuoco ore hanno domato le fiamme – racconta Artale –. Non contenti, alle 23 dello stesso giorno, sempre ignoti hanno ridato fuoco al terreno». Uno spazio ridotto a sterpaglie perché, attacca il direttore del Centro, «l’iter della piazza è stato fermato dalla politica».

Il nome del nuovo spazio c’è già: Agorà Beato Puglisi e papa Francesco. «E sulla carta sarà il maggiore angolo pubblico di Brancaccio», dice Artale. L’idea è datata 2018, quando l’allora giunta Orlando si riunisce nel quartiere per annunciare l’esproprio del terreno e la nascita della piazza. Tutti concordi, anche il proprietario dell’area. «Come Centro Padre Nostro ci siamo offerti di realizzare il progetto a nostre spese e donarlo al Comune», ripercorre il direttore. Nello stesso anno il piano viene benedetto anche da Bergoglio durante la sua visita alla casa-museo di Puglisi per i 25 anni dall’assassinio del sacerdote. Il prospetto arriva in municipio. L’emergenza sanitaria lo rallenta.

«Ma sarà un assessore a mettere i bastoni fra le ruote e a chiuderlo in un cassetto, impedendo che venga finanziato», fa sapere Artale. L’area si riempie di erba alta. Ed è lì che qualcuno ha voluto il doppio rogo. «Noi non paghiamo mazzette, non speculiamo sui prezzi, non facciamo lievitare i costi di un’opera pubblica – sottolinea Artale –. Ecco perché questa piazza spezza la catena della corruzione che ancora si annida nella macchina pubblica».

Sull’accaduto non sono mancate le prese di posizione da parte delle istituzioni. Il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè, parla di «gravissimo incendio» che non si traduce in «un singolo episodio. È chiaro che dietro questo vile gesto – osserva Miccichè – si nasconde una struttura criminale che va sconfitta perché vuole distruggere quello che da sempre rappresenta un presidio di legalità e motore di un profondo cambiamento del quartiere». E aggiunge: «Sono certo che la comunità del Centro non si farà intimorire da azioni come queste e che continuerà la sua opera con il coraggio che lo ha sempre contraddistinto».

Per il primo cittadino di Palermo, Roberto Lagalla, si tratta di «gesti di inspiegabile violenza, per i quali spero che le forze dell’ordine possano individuare rapidamente i responsabili. Tuttavia sono persuaso che, nonostante gli atti vandalici subiti, il Centro Padre Nostro proseguirà, con ancora più coraggio e determinazione, la propria missione». Ad Artale, ieri mattina, il sindaco ha espresso vicinanza, assicurandogli l’impegno del Comune nel sollecitare l’assessorato all’edilizia privata per velocizzare le procedure di approvazione del progetto.

«La solidarietà del mondo politico serve a poco se non porta con sé atti concreti», ribatte il direttore del Centro Padre Nostro. E all’esecutivo Lagalla lancia una proposta: «Le risorse della piazza potrebbero arrivare dal Pnrr: c’è ancora una finestra per inserirla. E il sindaco ha la possibilità di farlo». L’Agorà darà un nuovo volto a Brancaccio, l’ex bunker della malavita che padre Puglisi ha contribuito a cambiare. Una svolta di cui continua a essere artefice il Centro da lui fondato. «Intitolare la piazza a don Pino e al Pontefice significa guardare a due uomini di Dio che hanno fatto dell’accoglienza il loro tratto distintivo e che hanno declinato il Vangelo in promozione umana», chiarisce Artale.

Tra l’altro la futura piazza diventerà anche una “via di fuga” per il quartiere in caso di calamità naturali visto che lo collegherà verso l’autostrada e libererà la sola via che taglia l’abitato. Inoltre sarà propedeutica al polo parrocchiale ideato dall’arcidiocesi di Palermo. «Anzi – conclude Artale – rappresenterà la porta di accesso al complesso che è in cartiere e che dovrà accogliere anche le spoglie di don Puglisi».

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