C’era dunque un azzardo spregiudicato, un inaccettabile baratto dietro alla strage della funivia. Lo scambio tra la vita altrui e la voglia di denaro, tra la sicurezza e il profitto. Ammesso e non concesso che le conseguenze legate all’inserimento del cosiddetto "forchettone", come ha spiegato la Procura, fossero state sottovalutate dagli stessi arrestati, resta un fatto: la concatenazione di eventi mai visti prima d’ora (il cavo tranciato, la disattivazione dei freni) e una sfida lanciata in barba alle severissime regole del settore. L’Italia si è sempre distinta per un sistema ferreo di controlli, un primato unico in tutta Europa, ed è proprio la levata di scudi di chi gestisce questo tipo di impianti a colpire, il giorno dopo la scoperta della verità.
Quasi si fosse trattato di un tradimento, di un inganno. Non solo (e innanzitutto) per le vittime e per i sopravvissuti, per le loro famiglie e per le comunità che li piangono. La ferita brucia soprattutto a chi ha fatto del lavoro in sicurezza un principio da rispettare solennemente. «Siamo noi funiviari i primi che vanno sulle funivie, la sicurezza è nostra, prima ancora che vostra. Non siamo una banda di delinquenti» ha detto Valeria Ghezzi, presidente dell’Associazione nazionale esercenti funiviari. È il capitale della fiducia a essere stato intaccato. Tutto il resto, a cominciare dal profitto, viene dopo. Eppure, pare essere questo il rischio (non) calcolato di questa travagliata ripresa post-pandemica: mettersi a correre per recuperare gli utili perduti, trovare nel fatturato la ragione di vita per chi ha sofferto mesi e mesi di chiusure forzate.
Abbiamo già avuto modo di dirlo nei giorni che seguirono alla morte di Luana in una fabbrica tessile in Toscana e l’attenzione spasmodica alle vittime sul lavoro lo dimostra. Occorre vigilare come non mai in questa fase, perché la sensazione di un allentamento dell’attenzione, nei comportamenti richiesti ai lavoratori, si è diffusa un po’ ovunque: nei cantieri, nei campi, negli stabilimenti produttivi. Il senso di insicurezza va combattuto con norme e indicazioni all’altezza e nulla, anche nei provvedimenti presi con l’obiettivo nobile di rilanciare l’economia e la crescita del Paese, può essere dato per scontato. Non si può giocare al ribasso, non sono ammessi calcoli quando in gioco c’è la quotidianità delle persone: spostarsi, lavorare, divertirsi. Sembra l’"abc", ma niente può essere dato per scontato in tempi come questi.