U na freccetta rossa che punta un uomo: «Ecco lo spione. Ecco le prove dello spionaggio illegale in terra elvetica ». Tra i cacciatori di presunti 007 italiani, di immagini così ne girano parecchie. Ed ora c’è anche una taglia da 1.000 franchi per chiunque fornisca altre immagini di supposti investigatori italiani aggirarsi nei pressi di istituti di credito della Confederazione. Alcune foto sono già finite sui tavoli delle autorità elvetiche, che sulla spy-story di confine hanno aperto una inchiesta. Il procuratore generale Bruno Balestra sull’ affaire non si lascia sfuggire nulla. «La questione – dice – è molto delicata e non possiamo rivelare alcunché». Che però vi siano indagini di vero 'controspionaggio' per smascherare agenti italiani, sospettati di raccogliere illegalmente notizie sui furbetti che da casa nostra si recano nel Canton Ticino per eludere il fisco o programmare il rientro dei capitali approfittando dello scudo fiscale, nessuno lo nega. Anche perché quanto impone l’Italia per il “servizio di rientro”, cioè il 5%, è di un punto percentuale più basso di quanto chiedono gli intermediari, che più o meno illecitamente portano per conto terzi i capitali dentro e fuori i due Paesi. Gli svizzeri considerano la proposta del governo italiano come un’operazione sottocosto, pianificata per mettere le mani sui denari custoditi nella Repubblica cisalpina. «Perché i capitali restino in Italia – ha insistito Corrado Bianchi Porro in un editoriale sul quotidiano svizzero Giornale del popolo –, bisogna che l’Italia si decida finalmente ad abbassare le tasse sull’impresa e ad investire nei servizi». Attualmente il 15% del Pil elvetico è generato dai servizi finanziari e bancari, tre volte di più della media internazionale. E sono ben 771 le multinazionali estere che hanno una loro sussidiaria nel triangolo Zurigo-Ginevra- Lugano. Le fotografie che Avvenire ha ottenuto dimostrano, più che la reale appartenenza delle persone ritratte a qualche corpo di polizia italiano, che la tensione è alta. In alcune si vede un uomo sui quarant’anni che aspetta un treno. In altre ci sono persone più giovani. L’autore degli scatti, che chiede l’anonimato, sostiene di aver pedinato un gruppo di militari italiani. «Uno di loro aveva dato direttive per tutto il viaggio». Il sindaco di Chiasso non ha dubbi: «Si tratta – scandisce Moreno Colombo – di agenti che indagano illegalmente nei pressi delle nostre banche». Il compito sarebbe quello di individuare gli 'evasori', raccogliere prove fotografiche, soffiate e poi girare tutto all’Agenzia delle entrate. Questo si pensa in Svizzera. D’altra parte, in Italia, arrivano conferme ufficiose che qualche tipo di controllo sia in corso. Lugano profuma già d’inverno. Camini acce- si e una pesante bruma sull’elegante lungolago. Di poliziotti in giro non se ne vedono molti. Del resto, per la tranquilla Svizzera Italiana, l’ordine pubblico non è mai stato il primo dei problemi. Chi invece se ne sta in giro nei pressi di banche e società d’intermediazione finanziaria sono i militanti della Lega Ticinese, un tempo sorella quasi gemella della Lega Nord, cui adesso chiedono aiuto per fermare 'Diego Armando Tremonti', così chiamano 'il fantasista' dello scudo fiscale. Lo strumento di battaglia è il sito internet mattinonline. ch, che ha messo a disposizione un premio di 1.000 franchi per chiunque fornisca altre immagini «degli spioni in azione». La Lega, che ha ottenuto quasi il 20% alle ultime elezioni e due assessori su sette nel Comune di Lugano, non è proprio un partitino. Tanto che si permette di bacchettare il governo di Berna intervenuto ufficialmente solo ieri. La Svizzera, irritata dalle perquisizioni della Guardia di Finanza in 76 filiali italiane di banche elvetiche, ha infatti deciso di interrompere i negoziati sulla doppia imposizione fiscale con l’Italia. «L’accordo era pronto per essere ratificato da parte nostra. Ma ora i negoziati saranno fermati fino a nuovo ordine», ha annunciato il presidente della Confederazione e ministro delle Finanze, Hans-Rudolf Merz. Secondo Merz, «quello che sta avvenendo in Italia ha chiaramente carattere discriminatorio». A questo punto – ha detto – «aspetto di vedere la reazione del signor Tremonti. Non vogliamo un’escalation della situazione, ma prepariamo possibili misure ». Una di queste è il blocco dei ristorni ai Comuni frontalieri. L’Unione delle comunità montane italiane (Uncem) è terrorizzata. I ristorni sulla remunerazione dei circa 40mila transfrontalieri, che vengono attribuiti dalla Comunità elvetica a titolo di compensazione finanziaria sulla base dell’accordo bilaterale italo-svizzero del 1974 e che ammontano a poco meno di 36 milioni di euro per l’anno 2008, sono ripartiti ai Comuni per il tramite delle province e delle Comunità montane delle regioni Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e provincia autonoma di Bolzano. «Il mancato trasferimento di queste somme – teme l’Uncem – metterebbe pertanto a rischio servizi fondamentali per la comunità quali quelli relativi a scuole, mense e assistenza sociale». E poi c’è anche la minaccia. Alcuni potenti ex banchieri addirittura prospettano di tirare fuori il lungo elenco di politici italiani titolari di conti a 5 o sei zeri, ovviamente in Svizzera. Per il momento l’unica reazione è quella della Farnesina. Da parte Svizzera finora non c’è stata un’«immediata disponibilità a concludere l’accordo sulla doppia imposizione» fiscale con l’Italia. «I round negoziali bilaterali – spiegano fonti del ministero degli Esteri – avevano viceversa fatto emergere, stando a quanto riferito dai negoziatori, forti riserve svizzere». In alto, sopra e a sinistra, tre immagini che ritraggono presunte «spie» del Fisco italiano in azione a Lugano. Si tratta, con tutta probabilità, di persone che nulla hanno a che fare con gli ispettori delle Finanze, ma la semplice diffusione di queste immagini segnala il grado di tensione tra Svizzera e Italia, nonché il clima di «caccia alle streghe» regnante in Ticino