martedì 3 novembre 2009
Aperta un'inchiesta su presunti agenti di tremonti all'opera nella Confederazione. La Lega Ticinese sguinzaglia suoi militanti a caccia di infiltrati.
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U na freccetta rossa che punta un uo­mo: «Ecco lo spione. Ecco le prove dello spionaggio illegale in terra el­vetica ». Tra i cacciatori di presunti 007 italia­ni, di immagini così ne girano parecchie. Ed ora c’è anche una taglia da 1.000 franchi per chiunque fornisca altre immagini di suppo­sti investigatori italiani aggirarsi nei pressi di istituti di credito della Confederazione. Alcu­ne foto sono già finite sui tavoli delle autorità elvetiche, che sulla spy-story di confine han­no aperto una inchiesta. Il procuratore generale Bruno Balestra sul­l’ affaire non si lascia sfuggire nulla. «La que­stione – dice – è molto delicata e non possia­mo rivelare alcunché». Che però vi siano in­dagini di vero 'controspionaggio' per sma­scherare agenti italiani, sospettati di racco­gliere illegalmente notizie sui furbetti che da casa nostra si recano nel Canton Ticino per e­ludere il fisco o programmare il rientro dei capitali approfittando dello scudo fiscale, nes­suno lo nega. Anche perché quanto impone l’Italia per il “servizio di rientro”, cioè il 5%, è di un punto percentuale più basso di quanto chiedono gli intermediari, che più o meno illecitamente portano per conto terzi i capitali dentro e fuori i due Paesi. Gli svizzeri considerano la proposta del governo italiano co­me un’operazione sotto­costo, pianificata per mettere le mani sui de­nari custoditi nella Re­pubblica cisalpina. «Per­ché i capitali restino in I­talia – ha insistito Corra­do Bianchi Porro in un e­ditoriale sul quotidiano svizzero Giornale del po­polo –, bisogna che l’Ita­lia si decida finalmente ad abbassare le tasse sul­l’impresa e ad investire nei servizi». Attualmente il 15% del Pil elvetico è generato dai servizi finanziari e ban­cari, tre volte di più della media internazionale. E sono ben 771 le multina­zionali estere che hanno una loro sussidiaria nel triangolo Zurigo-Gine­vra- Lugano. Le fotografie che Avvenire ha ottenuto dimostrano, più che la reale appartenenza delle persone ritratte a qualche corpo di polizia italiano, che la tensione è alta. In alcune si vede un uomo sui quarant’anni che aspetta un treno. In altre ci sono persone più giovani. L’autore degli scatti, che chiede l’a­nonimato, sostiene di aver pedinato un grup­po di militari italiani. «Uno di loro aveva da­to direttive per tutto il viaggio». Il sindaco di Chiasso non ha dubbi: «Si tratta – scandisce Moreno Colombo – di agenti che indagano illegalmente nei pressi delle nostre banche». Il compito sarebbe quello di individuare gli 'e­vasori', raccogliere prove fotografiche, sof­fiate e poi girare tutto all’Agenzia delle entra­te. Questo si pensa in Svizzera. D’altra parte, in Italia, arrivano conferme ufficiose che qual­che tipo di controllo sia in corso. Lugano profuma già d’inverno. Camini acce- si e una pesante bruma sull’elegante lungo­lago. Di poliziotti in giro non se ne vedono molti. Del resto, per la tranquilla Svizzera Ita­liana, l’ordine pubblico non è mai stato il pri­mo dei problemi. Chi invece se ne sta in giro nei pressi di banche e società d’intermedia­zione finanziaria sono i militanti della Lega Ti­cinese, un tempo sorella quasi gemella della Lega Nord, cui adesso chiedono aiuto per fer­mare 'Diego Armando Tremonti', così chia­mano 'il fantasista' dello scudo fiscale. Lo strumento di battaglia è il sito internet mat­tinonline. ch, che ha messo a disposizione un premio di 1.000 franchi per chiunque forni­sca altre immagini «degli spioni in azione». La Lega, che ha ottenuto quasi il 20% alle ul­time elezioni e due assessori su sette nel Co­mune di Lugano, non è proprio un partitino. Tanto che si permette di bacchettare il go­verno di Berna intervenuto ufficialmente so­lo ieri. La Svizzera, irritata dalle perquisizio­ni della Guardia di Finanza in 76 filiali italia­ne di banche elvetiche, ha infatti deciso di in­terrompere i negoziati sulla doppia imposi­zione fiscale con l’Italia. «L’accordo era pron­to per essere ratificato da parte nostra. Ma o­ra i negoziati saranno fermati fino a nuovo ordine», ha annunciato il presidente della Confederazione e ministro delle Finanze, Hans-Rudolf Merz. Secondo Merz, «quello che sta avvenendo in Italia ha chiaramente carattere discriminatorio». A questo punto – ha detto – «aspetto di vedere la reazione del signor Tremonti. Non vogliamo un’escalation della situazione, ma prepariamo possibili mi­sure ». Una di queste è il blocco dei ristorni ai Co­muni frontalieri. L’Unione delle comunità montane italiane (Uncem) è terrorizzata. I ri­storni sulla remunerazione dei circa 40mila transfrontalieri, che vengono attribuiti dalla Comunità elvetica a titolo di compensazio­ne finanziaria sulla base dell’accordo bilate­rale italo-svizzero del 1974 e che ammonta­no a poco meno di 36 milioni di euro per l’an­no 2008, sono ripartiti ai Comuni per il tra­mite delle province e delle Comunità mon­tane delle regioni Lombardia, Piemonte, Val­le d’Aosta e provincia autonoma di Bolzano. «Il mancato trasferimento di queste somme – teme l’Uncem – metterebbe pertanto a ri­schio servizi fondamentali per la comunità quali quelli relativi a scuole, mense e assi­stenza sociale». E poi c’è anche la minaccia. Alcuni potenti ex banchieri addirittura pro­spettano di tirare fuori il lungo elenco di po­litici italiani titolari di conti a 5 o sei zeri, ov­viamente in Svizzera. Per il momento l’unica reazione è quella del­la Farnesina. Da parte Svizzera finora non c’è stata un’«immediata disponibilità a conclu­dere l’accordo sulla doppia imposizione» fi­scale con l’Italia. «I round negoziali bilatera­li – spiegano fonti del ministero degli Esteri – avevano viceversa fatto emergere, stando a quanto riferito dai negoziatori, forti riserve svizzere». In alto, sopra e a sinistra, tre immagini che ritraggono presunte «spie» del Fisco italiano in azione a Lugano. Si tratta, con tutta probabilità, di persone che nulla hanno a che fare con gli ispettori delle Finanze, ma la semplice diffusione di queste immagini segnala il grado di tensione tra Svizzera e Italia, nonché il clima di «caccia alle streghe» regnante in Ticino
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