In preghiera per le vittime della violenza in Africa e in Asia e per la pace. È l’invito che i vescovi italiani, raccogliendo la preoccupazione espressa da Benedetto XVI, rivolgono a tutte le comunità ecclesiali, chiamandole a una preghiera comune domenica 13 marzo. A questa intenzione si è aggiunto anche il pensiero alle vittime del "tremendo terremoto-maremoto che ha colpito il Giappone", come ha ricordato il segretario generale della Cei, mosignor Mariano Crociata.
LA DOMENICA DI PREGHIERA«La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana, condividendo l’apprensione del Santo Padre Benedetto XVI per le "tensioni che, in questi giorni, si registrano in diversi Paesi dell’Africa e dell’Asia" – si legge in un comunicato diffuso ieri mattina – invita per il 13 marzo, I domenica di Quaresima, tutte le comunità parrocchiali, le comunità religiose, le associazioni, i gruppi e i movimenti ecclesiali ad un particolare ricordo nella preghiera. Si implori per le vittime della violenza la misericordia di Dio e per tutti la riconciliazione, la giustizia e la pace».Il riferimento da cui prende spunto l’iniziativa, come espressamente richiamato nella nota, sono le parole pronunciate da Papa Ratzinger domenica scorsa alla fine della recita dell’
Angelus, quando affernò di seguire «continuamente e con grande apprensione» le notizie sulle «tensioni che, in questi giorni, si registrano in diversi Paesi dell’Africa e dell’Asia». «Chiedo al Signore Gesù – aggiunse subito dopo il Pontefice – che il commovente sacrificio della vita del Ministro pachistano Shahbaz Bhatti (assassinato a Islamabad il 2 marzo scorso,
ndr) svegli nelle coscienze il coraggio e l’impegno a tutelare la libertà religiosa di tutti gli uomini e, in tal modo, a promuovere la loro uguale dignità». «Il mio accorato pensiero – proseguì Benedetto XVI – si dirige poi alla Libia, dove i recenti scontri hanno provocato numerose morti e una crescente crisi umanitaria. A tutte le vittime e a coloro che si trovano in situazioni angosciose assicuro la mia preghiera e la mia vicinanza, mentre invoco assistenza e soccorso per le popolazioni colpite».Un’iniziativa, quella promossa dalla Cei, che, annunciata nello stesso giorno in cui nuove vittime cristiane si sono dovute contare in Egitto negli scontri tra copti e musulmani al Moqattam, si pone in continuità con l’analoga giornata di preghiera indetta lo scorso 21 novembre per «i cristiani perseguitati in Iraq e per i loro persecutori», ma non si limita ai cristiani. Lo sguardo è sulle sofferenze di tutti.Anche se, naturalmente, come aveva sottolineato lo stesso cardinale presidente Angelo Bagnasco, durante l’Assemblea generale di Assisi, «un posto speciale hanno nel nostro cuore i cristiani dell’Iraq, bersaglio continuo di attentati sanguinosi, forieri di lutti e di dolore». Oltre all’attentato alla cattedrale siro-cattolica di Baghdad, «scenario di decine di morti e feriti, fra i quali due sacerdoti e un gruppo di fedeli», nella nota della Cei veniva allora menzionata la drammatica vicenda di Asia Bibi (la donna cristiana condannata a morte in Pakistan per blasfemia,
ndr), sottolineando come «i vescovi italiani... si uniscono all’appello del Santo Padre affinché le sia restituita alla piena libertà», e seguendo inoltre «con grande preoccupazione la difficoltosa situazione dei cristiani in Pakistan».Tutto ciò resta nel cuore di un appello più ampio, per i popoli e le comunità colpite da un turbine di violenza, di sopraffazione e d’ingiustizia.
Salvatore Mazza