Un bambino siriano di 5 anni, nato senza braccia e gambe, immortalato sorridente con il padre, mutilato di una gamba, in uno scatto simbolo delle tragedie del conflitto in Siria, 24 ottobre 2021. La fotografia ha vinto il Siena International photo awards (Sipa) - Ansa
Un’intera famiglia sconvolta dalla guerra civile in Siria verrà accolta per sempre a Siena. Ricordate la foto del papà senza una gamba che, in uno scambio di sguardi sorridenti, tiene in braccio e alza al cielo il figlioletto privo di tutti e quattro gli arti? Era l’immagine simbolo della sanguinosa tragedia che sta dilaniando il Paese mediorientale e, al tempo stesso, il segno della speranza di una nuova vita.
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L’iniziativa dell’ospitalità è dell’arcidiocesi di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino e della locale Caritas: i cinque profughi siriani verranno anche forniti di vitto e dei “pocket money”, il sussidio previsto per i rifugiati, mentre è stato già individuato un mediatore linguistico che li aiuterà a comunicare con gli altri e a favorirne l’integrazione. Dovranno seguire intanto la quarantena contemplata dalle norme anti-Covid. In seguito – fa sapere l’ufficio Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi – la Caritas si adopererà a creare una rete di supporto e di relazioni con il territorio e ad attivare un accompagnamento e l’insegnameno della lingua italiana tramite una cooperativa accreditata e con esperienze nel settore.
Alla raccolta dei fondi necessari al trasferimento e al mantenimento della famiglia in Italia ha contribuito anche il festival internazionale di fotografia che si svolge ogni anno nella città del Palio. «Siamo orgogliosi di aver lanciato da Siena, con un’immagine partita dal festival, una gara di soliderietà» ha commentato il portavoce della manifestazione, Luca Venturi. Il viaggio è stato possibile anche grazie alla fattiva collaborazione del ministero degli Esteri, per l’ottenimento del permesso di soggiorno per ragioini umanitarie e delle autorità locali.
Muznir e sua moglie si trovavano nel bazar di Idlib nel 2016 quando esplose una bomba sganciata dagli aerei del regime di Assad. L’uomo perse la gamba destra rimanendo ferito in modo grave mentre la madre, che all’epoca era incinta di Mustafa, respirò il gas nervino sprigionato dagli ordigni con conseguenze irreparabili per il feto. Il bambino nacque affetto da tetramelia (privo cioè dei quattro arti). Tre anni dopo la famiglia fuggì, come altre centinaia di migliaia di rifugiati, nel sud della Turchia, a ridosso del confine siriano. Finché non è arrivata la svolta, la possibilità per Muznir di poter lavorare e dei tre bambini di andare a scuola, crescere con la mamma e giocare con i coetanei. Il loro sogno si avvera.