Le carrette del mare sono un ricordo e i gommoni una rarità. Ora sono barche a vela e yacht di lusso a traghettare gli irregolari, come i 136 curdi sbarcati nella notte di mercoledì a Riace, sulla costa ionica reggina. Lo hanno raccontato loro alle forze dell’ordine appena sbarcati, dicendo di essere partiti dalla Turchia e di aver viaggiato per sei giorni a bordo di una lussuosa imbarcazione di cui però non c’è traccia. Giunti a una cinquantina di metri dalla riva, uno scafista ha raggiunto la spiaggia a nuoto e teso una corda per consentire a un gommone senza motore di effettuare trasbordo e sbarco dei passeggeri: 65 uomini, 35 donne e 36 bambini, una decina dei quali con meno di due anni. Sono tutti di etnia curda ma provengono da nazioni diverse: Turchia, Siria, Iraq e Afghanistan. Le loro condizioni sono buone, anche se un uomo, due bambini e una donna incinta sono stati portati nell’ospedale di Locri perché in stato di disidratazione.A dare l’allarme, poco prima delle tre del mattino di mercoledì, alcuni automobilisti che avevano incrociato una colonna di irregolari lungo la Statale 106 ionica. Una volta rintraccianti, i migranti sono stati condotti in una struttura del Comune di Camini e rifocillati dai volontari della Protezione civile. Gli investigatori sospettano che il gruppo potesse essere più numeroso. Un giovane di nazionalità russa, individuato ieri mattina molto lontano dal luogo dello sbarco insieme a una ragazza dell’Est europeo, è stato fermato. Si sospettava potesse essere uno degli scafisti poiché nello zaino aveva un binocolo e una decina di telefonini. Caduti i sospetti, i due giovani sono stati comunque portati a Camini.Il sindaco di Riace, Domenico Lucano, da anni promotore di un progetto all’avanguardia in tema di accoglienza e integrazione, s’è dichiarato pronto ad aiutare anche questi disperati: «Basta che mi chiamino dalla prefettura e mi attiverò subito». In paese, infatti, su 1.700 abitanti ci sono 130 immigrati, tra cui molti bambini, protagonisti d’una significativa fase di integrazione con la popolazione locale. I co-presidenti dell’organizzazione non governativa EveryOne, Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, ieri hanno inviato una lettera urgente all’Alto commissario Onu per i Diritti umani e all’Alto commissario per i Rifugiati chiedendo «di vigilare sul diritto alla protezione internazionale, soprattutto in merito ai nuclei familiari con minori, dei profughi curdi sbarcati a Riace. Sia in Iran che in Iraq, Afghanistan e Siria, sono in corso drammi umanitari e persecuzioni». Gli attivisti hanno inoltre chiesto al ministero dell’Interno e al governo italiano «di attenersi alle procedure internazionali in materia di diritti umani e di considerare i seri rischi corsi dai profughi in caso di rimpatrio forzoso».