lunedì 12 dicembre 2011
​Al primo gennaio 2011 la popolazione straniera presente in Italia è stimata da Ismu in circa 5,4 milioni di unità (regolari e non). Nel complesso vi sarebbero solo circa 70mila unità in più rispetto al primo gennaio 2010, data in cui si contavano 5 milioni e 334mila presenze. È quanto emerge dal XVII Rapporto nazionale sulle migrazioni 2011, elaborato dalla Fondazione Ismu
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Al primo gennaio 2011 la popolazione straniera presente in Italia è stimata da Ismu in circa 5,4 milioni di unità (regolari e non), di cui il 95% proviene dai Paesi a forte pressione migratoria (Pfpm). Nel complesso vi sarebbero solo circa 70mila unità in più rispetto al primo gennaio 2010, data in cui si contavano 5 milioni e 334mila presenze, con un aggiunta di ben mezzo milione rispetto al primo gennaio 2009. È quanto emerge dal XVII Rapporto nazionale sulle migrazioni 2011, elaborato dalla Fondazione Ismu (Iniziative e studi sulla multietnicità) e presentato oggi a Milano. Attraverso il confronto con l'anno precedente il bilancio 2010 mette dunque in evidenza una caduta della crescita che è pari all'86%. È la prima volta che negli ultimi otto anni si registra un aumento dei flussi così basso: nell'intervallo che va dal 2003 al 2009 abbiamo infatti assistito a un incremento medio annuo dei presenti stimato in circa 430mila unità. A fronte di una contrazione di nuovi ingressi, "dovuta all'azione frenante innescata dalla difficile congiuntura economica", si assiste nello stesso periodo di tempo a un maggiore radicamento della popolazione straniera presente sul territorio: i residenti infatti passano da 4 milioni e 235mila a 4 milioni e 570mila (+335mila). La crescita dei residenti è sostanzialmente dovuta all'iscrizione anagrafica di una consistente quantità di giàregolari pur in presenza di un importante apporto di 73mila unità in termini di saldo naturale (nati meno morti). Al primo gennaio 2011 si stima che non hanno un valido titolo di soggiorno 443mila stranieri, 11mila in meno rispetto ai 454mila stimati al primo gennaio 2010. Al vertice della graduatoria degli stranieri in Italia si conferma la Romania, con 1 milione e 111mila presenti (di cui 969 residenti). Seguono il Marocco con 575mila presenze (di cui 452mila residenti) e l'Albania con 568mila presenze (di cui 483mila residenti). Aumenta sia il numero delle famiglie con almeno un membro straniero, sia il numero delle famiglie con solo stranieri. Queste ultime sono aumentate di tredici volte passando da 127mila unità nel 1991 a 1,6milioni nel 2009. A queste si aggiungono 500mila famiglie miste, per un totale di due milioni di famiglie con almeno uno straniero. Più della metà risiede al Nord (un terzo del totale al Nord Ovest e circa un quarto al Nord Est). In un caso su tre privilegiano le aree metropolitane.A vivere in città sono soprattutto le famiglie filippine e peruviane (nel 70-80 per cento dei casi). I cinesi si distinguono per la più bassa quota di famiglie unipersonali (25%) e il più alto numero medio di componenti 3,1. Riguardo all'incidenza delle famiglie miste, si segnala il primato delle famiglie polacche (miste in un caso su tre) e di quelle ucraine e tunisine (in entrambi i casi con il 22% di famiglie miste). La metà delle famiglie miste ha una casa di proprietà. Nel 2009 (ultimi dati disponibili) il 15,1% di famiglie di soli stranieri ha un'abitazione di proprietà. La percentuale sale al 50% nelle famiglie miste (contro il 71,6% di quelle composte da soli italiani). Il 20% degli stranieri vive però in condizione di insufficienza di spazio abitativo, contro il 15% di famiglie miste e il 9% di quelle italiane.Le famiglie di soli stranieri evidenziano una percentuale che è il doppio (14,9%) rispetto alle famiglie miste (7,8%) e il triplo a quelle italiane (4,7%) per quanto riguarda l'incidenza dei casi di grave deprivazione abitativa, intesa come condizione di sovraffollamento unita a un altro grave problema legato alla casa. In base agli ultimi dati Istat tre famiglie straniere formate da soli stranieri ogni otto vivono in stato deprivazione materiale (la percentuale si abbassa al 19,9 se la deprivazione è grave), contro il comunque preoccupante 24,9% delle famiglie miste e il 13,9% di quelle italiane. La graduatoria della grave deprivazione materiale vede al primo posto le famiglie marocchine (33,4%), quelle tunisine (27,6%), indiane (26,2%) e cinesi (20%).
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