Wuhan - Afp
Agli inizi di febbraio 2020 si pensava che il virus Sars-CoV-2 fosse ancora confinato alla Cina e che in Italia non circolasse, tuttavia l’allarme nel Paese asiatico era scattato e l’Italia aveva dato avvio a misure preventive pur in un quadro complessivo che appariva, in quel momento, ancora molto incerto. Ma poche settimane dopo, il 21 febbraio 2020, si era registrato il presunto primo caso italiano, il "paziente 1" di Codogno. Sono alcuni degli elementi che emergono dagli atti della "task force coronavirus" del ministero della Salute, pubblicati online dallo stesso dicastero e dai quali si rileva anche che la necessità di aggiornare il piano pandemico nazionale messo a punto nella pandemia di influenza del 2009 viene rilevata per la prima volta il 15 febbraio 2020. I resoconti sono relativi alle riunioni della task force nel periodo 22 gennaio-21 febbraio 2020. A stabilire la pubblicazione di tutti i documenti inerenti le riunioni è stato il Tar del Lazio con una sentenza pubblicata il 7 maggio scorso, che ha accolto il ricorso del deputato di Fratelli d’Italia Galeazzo Bignami, a cui era stato negato l’accesso agli atti. La task force, come viene indicato nel resoconto del 21 gennaio, era stata istituita con il compito di «coordinare ogni iniziativa relativa al Coronavirus 2019-nCoV», si riuniva quotidianamente ed era composta dalla direzione generale per la prevenzione, Carabinieri Nas, Istituto superiore di sanità (Iss), Istituto Nazionale Malattie Infettive Spallanzani, Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera, Aifa, Agenas e dal consigliere diplomatico. Appena scattato l’allarme in Italia, il 21 febbraio appunto, il ministro della Salute Roberto Speranza – si legge nel resoconto della riunione tenutasi lo stesso giorno – afferma che «è molto importante adottare misure precauzionali più severe per evitare che il virus si diffonda». Ma già il 19 febbraio Speranza rilevava che «leggendo i dati in evoluzione potremmo anche disporre altre misure anche più drastiche, ma è opportuno valutare ora dopo ora».
La teoria del complotto cinese è nata con la pandemia e ancora in questi giorni ci sono scienziati che sostengono di avere le prove che il Sars-CoV-2 sia stato creato in laboratorio. Su questo punto però si fa molta confusione. Mentre la scienza non può dimostrare né smentire tesi che il coronavirus, dopo aver subito una mutazione naturale che avrebbe condotto al salto di specie, fosse custodito in un laboratorio di Wuhan e che da lì sia stato diffuso per un incidente, quella di una manipolazione genetica all’origine dello spillover (salto da una specie all’altra) può essere dimostrata o confutata ricorrendo alle tecniche filogenetiche e chi parla di "creazione" del Covid-19 deve dunque portare delle prove. Il professor Massimo Ciccozzi, un’autorità assoluta nel campo della filogenetica, che si occupa di ricostruire le origini genetiche dei virus (e non solo), ci spiega perché non è possibile credere che – in base ai dati attualmente disponibili a livello mondiale – questo coronavirus sia "nato" in laboratorio.
Professore, il Covid può essere nato in laboratorio?
Iniziamo con un gioco. Inserite tre parole chiave su internet: bat, origin, covid. In Publmed.com, la banca dati dei ricercatori, escono almeno 59 pubblicazioni in molte riviste che hanno un elevato impact factor - tra cui Nature e Science scientific report - che affermano un’origine naturale del virus e dello spillover dal pipistrello all’uomo. Unica variante: alcuni ipotizzano un terzo animale come amplificatore del virus dal pipistrello all’uomo, indicando come probabile ospite il pangolino… Non ci sono studi scientifici propriamente detti che sostengano la tesi del complotto. Da scienziato sono tenuto a considerarla sempre possibile, come tante altre tesi, ma non è mai stata dimostrata.
Adesso ci spieghi da cosa si può capire se un virus è nato in laboratorio oppure è nato naturalmente.
Il genoma virale, quando viene manipolato geneticamente, presenta delle tracce di "inserzioni" che non sono naturali e risultano facilmente riconoscibili dagli addetti ai lavori; non sono state ancora trovate nel caso del Sars -Cov-2.
In altre parole, esistono delle differenze a livello genetico tra un virus creato dall’uomo e un virus creato dalla natura?
Esatto. L’ingegneria genetica è evoluta negli ultimi anni e si possono fare molti esperimenti di manipolazione per accelerare i processi evolutivi. I cinesi li fanno ma non solo loro. Accelerare significa rendere più breve nel tempo ciò che accadrebbe in anni di modificazioni genetiche naturali, scatenate, ad esempio, dalla pressione selettiva di tipo ambientale che è provocata attraverso il sistema immunitario dai farmaci e dall’ambiente. Come sappiamo, il Sars-CoV-2 in quest’anno è mutato ed è mutato anche perché noi lo abbiamo combattuto con il distanziamento sociale e le mascherine, provocando sia il suo arretramento che una selezione dei ceppi più contagiosi.
Le differenze tra il genoma di un virus naturale e di un virus chimerico sono univoche, ossia c’è la possibilità di riscontrarle in modo evidente oppure no?
È possibile, perché ogni mutazione può essere confrontata con il genoma wild type cioè originale.
L’oncologo britannico Angus Dalgleish e il virologo norvegese Birger Sorensen hanno pubblicato tuttavia una ricerca secondo cui il coronavirus può essere stato ottenuto solo attraverso esperimenti di laboratorio. Sostengono che la prova è in una catena di amminoacidi della proteina "spike" del Sars-CoV-2: ci sono quattro amminoacidi con carica positiva mentre in natura è difficile trovare anche solo tre amminoacidi positivi legati insieme, in quanto si respingono. Cosa risponde?
Che non è una ricerca. Il report di cui parlano i giornali non porta delle nuove prove scientifiche ma mette insieme diversi studi già pubblicati e fornisce una opinione degli autori, che è rispettabilissima ma non è una prova che il "ragionamento" che fanno, prendendo pezzi di ricerca qua e là, abbia un riscontro reale. Può sembrare complicato o noioso ai più, ma per sostenere una tesi bisogna dimostrarla seguendo un certo metodo. Quello citato, infatti, è un report e non un lavoro scientifico che ha passato una revisione. In quel report non c’è un esperimento riproducibile che porti a sostenere il complotto.
Come sappiamo, però, l’Oms ha ordinato un’indagine a Wuhan e un gruppo di scienziati di Stanford, Harvard, Massachusetts Technology Institute (Mit) e Cambridge, hanno scritto una lettera alla rivista Science sostenendo la possibilità di un rilascio accidentale del coronavirus da un laboratorio cinese, pur ammettendo che non ci sono prove certe. Allo stato attuale la scienza cosa è in grado di affermare?
Che il virus era nel pipistrello e ora è nell’uomo. Di mezzo può esserci una mutazione, un altro ospite, un laboratorio, ma per affermare ciascuna di queste tesi serve una prova scientifica. Se poi mi chiedete perché non si investano soldi per scoprire come si sia diffuso, beh, secondo voi è più urgente combattere il Covid-19 e monitorare gli altri coronavirus che potrebbero fare un altro salto di specie oppure stabilire di chi sia la "colpa" della diffusione di questo coronavirus?
Perché, dopo oltre un anno, tanti uomini di scienza sembrano così convinti di aver trovato la prova che il virus è stato manipolato?
Perché le basi della vita sono semplici e sono sempre le stesse, quindi una lettura superficiale del genoma virale può prestarsi a dedurre qualsiasi cosa. Mi spiego meglio: il genoma, non solo quello del virus ma anche il nostro, è costituito da 4 basi chimiche: adenina (A), tinina (T), guanina (G) e citosina (C) e la sequenza di queste lettere, in infinite combinazioni, determina com’è fatto ogni organismo vivente. Apparentemente, basta guardare le sequenze per cogliere delle somiglianze e se noi sezionano il genoma in piccole parti e analizziamo come è composto, più sono piccole le parti di genoma e più ci appariranno simili a tutto ciò che in natura esiste. Avrete sentito dire che il Covid-19 è simile alla Sars? Bene, è simile anche all’Hiv, come ha rilevato Montaigner: se osservo solo una minima porzione del Rna di Sars-CoV-2 troverò frammenti identici a parti del virus dell’Aids e sarò portato a credere che qualche scienziato pazzo abbia manipolato quel virus ricavando il nuovo coronavirus. Nelle ricerche pubblicate finora nel mondo però non c’è l’evidenza scientifica che il processo di mutazione che ha portato al salto di specie, e che in natura è possibile se non frequente, sia stato sostituito da una manipolazione. Per questo, fino a prova contraria, riteniamo che il Sars-CoV-2 sia "nato" naturalmente.