venerdì 2 settembre 2011
Il Comune aprirà due nuove strutture, spendendo 61 mila euro all'anno anziché 16 mila. Oggi il Tribunale deciderà sul ricorso dei genitori, sostenuti dalla Fism, che reclamano più libertà.
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Il Comune chiude l’asilo pari­tario e ne apre due, uno sta­tale e uno tutto suo. È questo, per ora, l’epilogo del caso Bianzè, il paesino del Vercellese il cui sin­daco ha sfrattato la scuola mater­na dai locali in cui, per oltre 150 anni, sono cresciute generazioni di bianzinesi. Se il Tribunale di Vercelli non accoglierà il ricorso dei genitori che amministrano l’a­silo e non ne restituirà l’uso, i lo­cali dovranno essere sgombrati per fare spazio a una nuova se­zione statale dell’Istituto com­prensivo di Tronzano e ad una se­conda sezione, creata ad hoc dal Comune. Apparentemente, un passaggio di consegne vantag­gioso per le famiglie che non do­vranno pagare alcuna retta. In realtà, da quando si è aperto il ca­so sono cadute una dopo l’altra tutte le motivazioni addotte dal­l’amministrazione comunale per cancellare un secolo e mezzo di parità scolastica e ora emergono forti dubbi circa l’imparzialità del ministero dell’Istruzione. La decisione del sindaco Maurizio Marangoni di chiudere l’asilo scatta in primavera. Ufficialmen­te, dovrebbe venire incontro ai cittadini meno abbienti, offren­do un servizio gratuito. In realtà, a Bianzè gli indigenti sono tal­mente pochi che ogni anno re­stano inutilizzate tre rette gratui­te delle quattro previste dalla vec­chia materna. L’Arcivescovo di Vercelli, Enrico Masseroni, cerca una mediazione e propone di af­fiancare all’asilo paritario una se­zione statale; la Regione si allinea e autorizza la statale; Marangoni chiede ugualmente al Tribunale di mettere i sigilli all’asilo parita­rio; il provvedimento viene adot­tato venerdì e la rissa si sposta nelle aule di tribunale, con i ge­nitori a resistere, sostenuti dalla Fism, la federazione delle scuole paritarie. Da quella che sembra una bega di paese, emerge intanto il ruolo dell’Istituto comprensivo di Tron­zano. La materna di Bianzè è l’u­nica paritaria della zona: di que­sti tempi, i suoi 39 alunni fanno gola. Quando si capisce che la nuova sezione statale da 26 bam­bini non basterà a sostituire il vec­chio asilo, il dirigente scolastico che guida l’istituto tronzanese ac­cetta di firmare una convenzione che avalla la creazione di una scuola comunale negli stessi lo­cali della statale, gestita però da personale diverso, preso da una cooperativa. Soluzione dubbia sul piano giuridico e su quello del­l’organizzazione del lavoro scola­stico. I genitori sono sconcertati: «La retta dell’asilo paritario era di 65 euro al mese – spiega Annali­sa Momo – e quella statale zero, ma poiché se si porta il bimbo mezz’ora prima si paga un euro il guadagno è di 43 euro al mese. Bene, io li pagherei pur di avere voce in capitolo su chi educa i miei figli. La scuola statale avrà docenti diplomati, ma quella co­munale sarà gestita da “animato­ri”... «La chiusura della materna di Bianzè implica la scomparsa del­la sezione Primavera, che acco­glieva tutti i bambini dai 24 ai 36 mesi. Il nuovo asilo statale-co­munale accetterà solo quelli che non portano più il pannolino: co­sì io dovrò spendere 400 euro per un nido invece dei 130 che chie­deva la scuola paritaria, un bel guadagno!», recrimina il genitore Mario Vigani. Anche sul piano fi­nanziario i conti non tornano: se inizialmente l’operazione doveva essere a costo zero per il Comu­ne, ora si scopre che l’Ammini­strazione dovrà sborsare 61mila euro all’anno per la sezione co­munale, contro i 16mila corri­sposti finora alla paritaria. «Togliere la libertà di scelta edu­cativa – commenta la presidente della materna paritaria Anna Bobba – è assurdo: non ci guada­gnano le famiglie e ci perde il Co­mune. Ci guadagna solo l’istituto comprensivo di Tronzano». Oggi al Tribunale di Vercelli se­conda udienza sul ricorso pre­sentato dall’asilo paritario. Ieri abbiamo cercato d’intervistare il sindaco Marangoni ma, ci ha det­to la sua segretaria, è «molto im­pegnato ».
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