giovedì 31 ottobre 2024
La denuncia di Save the Children: 473 milioni di bambini vivono in Paesi in conflitto, quasi uno su cinque. Nel 2023 il record di violazioni documentate, 31 mila, soprattutto in Sudan e in Palestina
Bambino palestinese ferito a Gaza City

Bambino palestinese ferito a Gaza City - REUTERS

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È la strage degli innocenti del terzo millennio. Perpetrata - stavolta con numeri a molti zeri - dai tanti Erode di oggi, armati di cacciabombardieri, missili e carrarmati e non più di sgherri tagliagole. È la carneficina moderna che coinvolge molto più i civili che i militari, non risparmiando neppure bambini e adolescenti. Quasi un minore su cinque infatti - in totale 473 milioni - nel 2023 viveva in una zona di guerra, dove il numero di gravi violazioni contro i minorenni è aumentato del 15% nel 2023, il numero più alto dall'inizio delle rilevazioni del 2005. I maggiori incrementi in Sudan, sanguinosa guerra ignorata dai mass media, ma anche nei Territori Palestinesi Occupati, a Gaza come in Cisgiordania. In media ogni giorno dell'anno scorso sono stati uccisi o mutilati per tutta la vita 31 bambini.

E se il costo delle violenze – in termini di prevenzione, contenimento e gestione delle conseguenze - ha raggiunto la cifra esorbitante di oltre 19 mila miliardi di dollari nel 2023, la spesa militare globale ha superato abbondantemente i 2 mila 400 miliardi di dollari, ovvero più dell'intero PIL italiano. E gli investimenti per la pace, lo sviluppo, la prevenzione dei conflitti? Sempre bassi, con un divario di 4 miliardi di dollari che servirebbero per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

Sono i numeri raccapriccianti del nuovo rapporto di Save the Children, Stop the War on Children: Pathways to Peace (Stop alla guerra contro i bambini: percorsi verso la pace), diffuso oggi. La pubblicazione ha analizzato il numero di gravi violazioni accertate contro i bambini nei conflitti - uccisioni, mutilazioni, rapimenti, violenze sessuali, reclutamento forzato in gruppi armati, attacchi a scuole e ospedali, negazione dell'accesso umanitario – e ha rilevato che nel 2023 si sono verificati 31.721 casi documentati contro i bambini che vivono in contesti di guerra, una media di 86 crimini contro i bambini al giorno. Infrangendo il record del 2022, quando furono 27.638, in media 76 al giorno.

Il maggior numero di crimini è stato commesso nei Territori Palestinesi Occupati, con 8.434 gravi violazioni accertate - un quarto del numero totale - con un aumento del 170% rispetto all'anno precedente. Seguono la Repubblica Democratica del Congo (3.805 casi verificati, più dei 2.420 casi del 2022) e la Somalia (2.290 casi, in leggero calo rispetto ai 2.783 del 2022). Il maggior incremento relativo di gravi violazioni è stato registrato in Sudan, dove i casi sono quintuplicati dal 2022, passando da 317 a 1.759 casi.

In particolare nel 2023 sono state documentati in tutto il mondo 11.338 casi di uccisioni e mutilazioni di bambini nei conflitti, con un aumento del 31% rispetto all'anno precedente. Una media di 31 bambini al giorno - un'intera classe scolastica - che perdono la vita o vengono mutilati. Più di un terzo erano palestinesi. Anche gli episodi di negazione dell'accesso umanitario hanno raggiunto un massimo storico con 5.158 incidenti nel 2023, rispetto ai 3.931 dell'anno precedente, più di 11 volte più alti rispetto a un decennio fa.

I Territori Palestinesi Occupati hanno registrato 3.250 episodi di negazione dell'accesso umanitario nel 2023, il numero più alto mai registrato in un contesto di conflitto. Il rapporto ha anche rivelato che negli ultimi tre decenni si è assistito a un aumento vertiginoso del numero di bambini che vivono sotto il peso della guerra, pari a 473 milioni nel 2023, il 19% di tutta popolazione infantile mondiale. Percentuale quasi raddoppiata rispetto al 10% circa della popolazione infantile mondiale a metà degli anni Novanta, mentre il diritto dei bambini alla protezione nei conflitti continua a essere ignorato .

«Negli ultimi anni, a livello globale, abbiamo assistito a vari progressi in materia di diritti e protezione dei bambini - dichiara Inger Ashing, Ceo di Save the Children International - ma nei Paesi in guerra la situazione sta drasticamente peggiorando. Assistiamo ad un continuo aumento della spesa militare globale, mentre gli investimenti nella prevenzione dei conflitti sono in calo. Ciò dimostra che ci stiamo focalizzando sull’aspetto sbagliato e le conseguenze sono devastanti. I conflitti in corso nella Repubblica Democratica del Congo, nei Territori Palestinesi Occupati, in Sudan, in Ucraina e in molti altri Paesi, hanno visto una terribile escalation di attacchi contro bambini, contro scuole e ospedali. E all'indignazione globale non è ancora seguito alcun impegno reale e significativo per la pace». «I casi documentati di crimini contro i bambini nelle zone di conflitto sono orribili, ma queste cifre probabilmente sono solo la punta dell’iceberg» commenta Gudrun Østby, professore di ricerca presso il Peace Research Institute di Oslo.

Save the Children evidenzia che ben 43 membri delle Nazioni Unite, più del 20%, molti dei quali coinvolti in conflitti armati, non hanno firmato o approvato più di sei dei dodici strumenti giuridici internazionali che garantiscono la protezione dei bambini nei conflitti. L'Organizzazione sottolinea che «mentre i leader governativi e la società civile, compresi gli attivisti, i sopravvissuti e i giovani, si preparano a incontrarsi alla prima Conferenza ministeriale globale sulla violenza contro i bambini che si terrà in Colombia il mese prossimo, questo rapporto sottolinea l'urgente necessità di intensificare l'azione globale per combattere la violenza contro i bambini nei conflitti e costruire un futuro più sicuro».

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