A parlare è il procuratore di Vibo Valentia, Mario Spagnuolo, un «vero esperto» di processi sul dissesto idrogeologico, come sottolinea lui stesso. Quando era in procura a Catanzaro fu lui a seguire l’inchiesta sul disastro di Soverato, «una delle pochissime in Italia con sentenza definitiva di condanna», mentre a Vibo sta per iniziare il processo per l’alluvione del 2006 ed è in chiusura anche l’indagine per la gigantesca frana di Maierato che, spiega il magistrato, «non fece morti solo perché in quella zona non c’erano abitazioni ma che è talmente importante che vengono fin dal Giappone per studiarla».
Il procuratore, proprio dall’alto di questa sua esperienza, ha le idee molto chiare sulle responsabilità di questi fatti. «È la totale assenza di una cultura di tutela del territorio. Chi costruisce lo fa solo per realizzare l’opera e del resto non si preoccupa minimamente. E quando questo interagisce con un territorio geologicamente fragile accade il disastro. Non c’è un efficiente sistema di regimentazione delle acque ma solo vecchi fossi, spesso occlusi da detriti o quant’altro. E così l’acqua esce, allaga e fa disastri». Procuratore perché queste inchieste sono così difficili? Perché è difficile accertare le responsabilità. Le faccio l’esempio di Soverato. Allora scelsi i migliori consulenti idraulici a livello nazionale. E lì, in fondo, era più facile perché saltava agli occhi che il camping era stato costruito nell’alveo del fiume.
E cosa era difficile? Il problema era capire in primo luogo chi avesse dato la concessione per costruirlo. Poi se c’era stato un ritardo nei soccorsi e se questo ritardo era stato causa delle morti. Per questo fu fondamentale l’autopsia. Indagini molto costose, dunque, e forse non tutte le procure se lo possono permettere... Per l’accertamento della verità non dovremmo mai avere limiti economici. Soprattutto per casi così drammatici. Ci sono rischi di prescrizione? Non ci dovrebbero essere perché per reati come disastro colposo e omicidio colposo la prescrizione si raddoppia arrivando fino a 15 anni. Ma i processi vanno per le lunghe, non si fanno bene le indagini e si corrono rischi ugualmente. Come il processo per l’alluvione di Sarno che, col rinvio della Cassazione, stava per finire in prescrizione.