«Chi specula sui mali di un popolo è peggiore di chi vi fa propaganda. Il Sud soffre: lo so, lo vedo, è la mia terra. E quelli dello Svimez non sono numeri: sono i volti dei miei amici, dei miei familiari, è la storia da cui vengo. Però non possiamo lasciarci andare alla depressione, abbiamo bisogno di positività e coraggio. Non è vero che il Meridione è dannato per sempre. Le nostre ricette sono sul tavolo da due anni, reddito di cittadinanza e microcredito. Forse è arrivata l’ora di discuterle nel merito, altrimenti si è complici di questo deserto». Parla senza pause, Luigi Di Maio. Nei suoi primi 30 mesi da parlamentare, il giovane vicepresidente della Camera ha imparato che quando si dialoga con la stampa bisogna snocciolare percentuali, dati, statistiche. «Vede, tutti credono che per salvare l’industria basta badare a Fiat, Finmeccanica e Ilva. Ma la stragrande maggioranza delle imprese sono medie e piccole, e che di queste l’80 per cento ha meno di dieci dipendenti. Lo Stato vuole salvare il Sud? E allora eroghi prestiti a questi artigiani, professionisti e imprenditori familiari stritolati tra Equitalia e banche che non concedono mutui».
Crede davvero che al Sud serva una misura come il reddito di cittadinanza? Non sarebbe una nuova forma di assistenzialismo? Noi abbiamo commesso un errore di comunicazione quando questa proposta è stata associata al contrasto alla povertà. Questa è una misura per la crescita, lo sviluppo, la formazione e anche per la natalità, perché oggi la paura di fare figli ha radice nelle condizioni materiali dei giovani e delle coppie. I 15 miliardi che arrivano nelle tasche di chi ha poco o niente sono soldi che tornano nell’economia e nei consumi. E gli altri 2, collegati ai centri di impiego, servono a creare opportunità e sostenere talenti. Se fosse un’idea così peregrina, se fosse incostituzionale come sostiene il presidente del Consiglio, non si capisce perché alcune Regioni stiano iniziando a lavorarci sopra.
Sareste disposti a partire anche dal Reddito d’inclusione sociale proposto dall’Alleanza contro le povertà? Magari fosse questo il punto di partenza della discussione...
La prossima legge di stabilità di Renzi privilegerà la detassazione della prima casa, è tutta un’altra linea... Avesse una linea, Renzi... Sono annunci. Anche sul contrasto alla povertà non ha mai fatto sul serio. Sul Sud idem: annunci, annunci e ancora annunci. E sfilate. Poi ci sono i fatti. Gli 80 euro? Pagati con l’Imu agricola, con una tassa sulla terra coltivabile. Siamo a un passo dalla tassa sull’aria.
Giudizio duro, provi a spiegare... Il discorso è semplice. Questo governo è debole perché non è stata eletto. È legittimo che un capo del governo non passi per le urne, ma ciò lo indebolisce. Renzi è debole nei confronti dell’Europa, perché dipende dal sostegno che l’Ue gli dà: non può andare lì a pretendere nulla, perché è da Bruxelles che gli viene l’autorevolezza da spendere in Italia. È debole nei confronti di grandi potentati economici che hanno spostato tutti gli interessi a Nord se non oltreconfine. È debole politicamente, perché si regge su sette voti al Senato, di cui due gli vengono da Azzollini e Bilardi, sui quali pende la richiesta d’arresto. Vuol dire che ogni giorno microcorrenti del Pd o degli altri partiti di maggioranza battono cassa. A me l’idea che Renzi arrivi al 2018 fa paura. Un premier sotto ricatto, un governo che va avanti più per la paura del voto anticipato che per i progetti deve far tremare i polsi agli italiani.
Vuole il voto? Lo vogliamo, siamo pronti.
Anche con il Consultellum? Anche senza cambiare il bicameralismo? Le regole del gioco sono importanti e si possono cambiare, ma decisiva è la buona politica. Non è che quando ci sarà una sola Camera politica per magia il governo inizierà a fare il bene del Paese. L’Italicum è una legge che ci mette alla pari con gli altri perché noi non facciamo coalizioni, ma se si andasse con il Consultellum non ci sarebbero problemi: una volta vinto alla Camera, tocca a noi fare il governo e poi andiamo dinanzi al Parlamento a concordare punto per punto. Io al voto ci andrei anche domani mattina. Spero che prendano atto della situazione e che ce lo concedano almeno a maggio, insieme a Roma e Sicilia. Spero che questa consapevolezza arrivi soprattutto in Renzi: trovi il coraggio di non vivacchiare e di aprire la sfida decisiva per l’Italia.
Lei sarà il candidato premier M5S, dicono tutti... Per indicare il candidato presidente del Consiglio ci sarà una procedura sul web, questo è sicuro. Se sarò indicato io, valuterò la cosa, certo non scapperò. Di sicuro chi di noi sarà scelto non sarà solo. La grande novità delle prossime politiche sarà che M5S presenterà la squadra di governo prima di andare alle urne.
Che ministri vorrebbe? Gente che viene dalla strada, dal mestiere, dal lavoro sul campo, ma che ha anche competenze solide, specie nel realizzare l’ultimo miglio che separa la stesura delle leggi dalla loro attuazione.
E se vincesse il centrodestra di Salvini? Per noi Salvini è come Renzi. Hanno già governato Paese, Regioni e città con i risultati che vediamo tutti.
Se possibile, in questi due anni la distanza tra voi e gli altri partiti è cresciuta, specie con il Pd... Nel Pd ci sono politici onesti. E ho il massimo rispetto di chi vota loro e qualsiasi altro partito in buona fede. Il punto è che il Pd non sa più distinguere il bene dal male. La ricordate la conferenza stampa di Orfini con Tassone, il presidente del municipio di Ostia? Pochi giorni dopo Tassone è finito agli arresti. Non è che la gente sia scandalizzata dai fattacci quotidiani, per carità, sono abituati da anni. La gente è scioccata dal fatto che questi scandali ora coinvolgano chi si era presentato come il nuovo. Purtroppo il Pd è fatto di correnti che sono legate finanziariamente a potentati economici palesi, nemmeno occulti. I big di Confindustria, le imprese dell’azzardo, le banche. È un partito che non può scegliere in libertà perché deve dar conto. Ieri queste correnti hanno battuto un colpo sulla Rai, dimostrando per l’ennesima volta che la coperta è corta: non c’è una maggioranza vera, ci sono solo interessi che devono continuamente trovare una quadra.
Crede che la maggioranza si stia sgretolando? Credo solo che a chi ha affossato la riforma della Rai non importi nulla della tv pubblica. Lanciano un segnale perché nel frattempo devono trattare su altri dieci tavoli: l’Italicum, il finanziamento ai partiti e chissà cos’altro. Noi invece siamo liberi, e passo dopo passo, mese dopo mese, lo stanno capendo in tanti, anche gli elettori del Partito democratico.
La politica ci ha sopraffatto... torniamo al Sud, al dramma sociale. Cosa vede lei adesso nel Paese? Una nuova consapevolezza. Adesso i cittadini hanno capito che quella storia per cui andare al voto è un problema è una farsa. Li abbiamo avuti i governi tecnici, istituzionali e del Presidente per evitare le urne. Stiamo meglio? No, stiamo peggio. Il Paese sprofonda come e più di prima. Le infrastrutture cadono a pezzi, proprio oggi inauguriamo la 'bretella alternativa' per superare l’interruzione sulla Catania-Palermo. L’abbiamo fatta con i soldi dei nostri consiglieri regionali ma anche grazie a un sindaco non M5S. L’ultimo colpo è di qualche giorno fa: 2,3 miliardi di tagli alla Sanità, riduzione di posti letto per abitanti. Per il Sud è letale: più povertà, meno assistenza alla salute.
Lei è del Sud, vuole intestarsi una questione meridionale? La questione è l’Italia. Il Veneto ha avuto 2mila suicidi in 4 anni. La Campania ha tassi tumorali altissimi. La barca è una, è il Paese. Qui nessuno se la sta spassando.