venerdì 15 luglio 2011
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«È un miracolo». La soddi­sfazione di Giorgio Napo­litano affiora senza peri­frasi a Zagabria, quando Franco Frat­tini, che lo accompagna nella visita di Stato in Croazia, in serata può an­nunciare che la manovra «è già in commissione alla Camera», e «in fo­tocopia » sarà varata oggi a Monteci­torio. A dire il vero un po’ il presidente ci credeva. Ci credeva che già oggi, a i­ter concluso a tempo di record, sa­rebbe entrato in gioco il Quirinale per la firma al provvedimento. Altrimen­ti perché rinunciare, come ha fatto, alla seconda e più significativa gior­nata del suo viaggio, che prevedeva per oggi una seconda tappa nella ex italiana Pola, con tanto di concerto già allestito in suo onore? Per Napolitano, dunque, una scom­messa vinta in una partita che ha gio­cato praticamente in prima persona. Per far dialogare maggioranza e op­posizioni e riporta­re unità d’intenti nello stesso esecu­tivo, in una fase di palpabili tensioni fra Palazzo Chigi e il ministero dell’Economia. Con i gior­nalisti Napolitano, a Zagabria, traccia già un bilancio: «L’accordo sui tempi della manovra è stato molto positivo - dice - nessuno poteva pensare che ci fosse in quattro e quattr’otto un ac­cordo anche sui contenuti». E questa sorta di patto di non belligeranza «si deve alla comune perce­zione di tutti dei ri­schi cui è esposta l’I­talia e della comune assunzione di re­sponsabilità ». Tutta­via, sulla scia di quanto già più volte ha sostenuto, Napolitano sottolinea come questa collaborazione non po­trà essere episodica: «Sono convinto che anche per il prossimo futuro oc­correranno altre prove di coesione» e realizzarle «dipenderà da tutti», mag­gioranza e opposizione. «Dobbiamo sapere combinare interventi urgenti e indispensabili, particolarmente in Italia per ridurre il debito pubblico e favorire la crescita attraverso la com­petizione», è la sua ricetta. Poi, in serata, quando gli chiedono di tornare sulle altalenanti vicende ita­liane fa un riferimento insolito anche alle voci su avvicendamenti possibili in ruoli chiave dell’esecutivo: «Non sono seri – dice lasciando il suo al­bergo a Zagabria – tutti questi accen­ni al totoministri». E rimarca: «Non ho ricevuto alcuna proposta dal pre­sidente del Consiglio». Poi annota, con al fianco Frattini: «Vedo addirit­tura tirato in ballo per un altro inca­rico di governo il ministro degli Este­ri che mi accompagna in questa mis­sione: ciò è veramente da irresponsa­bili, chiunque metta in gira queste vo­ci». Un monito rivolto a tutti, forse an­che al capo del governo a non avan­zare nominativi per i posti vacanti (o semi-vacanti, se si pensa al nuovo ruolo assunto da Angelino Alfano) o a non lasciarli circolare sulla stampa. «Si tratta di difendere e consolidare l’euro, e di fare la nostra parte nel­l’intera area mediterranea – spiega Napolitano –. La posta in gioco è il ruolo dell’Europa in un mondo che conosce un cambiamento incessan­te ». Una visita, quella in Croazia, sia pur caratterizzata, e dimezzata dall’e­mergenza economica italiana (già sta­sera il presidente potrebbe apporre la firma al provvedimento) che resta molto importante, in vista dell’immi­nente ingresso dello Stato ex jugosla­vo nell’Unione europea. «Il nuovo A­driatico euro-atlantico torna ad uni­re regioni e popoli che hanno tanto in comune», dice il presidente della Repubblica a Zagabria salutando «con gioia» la recente decisione di Bruxel­les di accogliere la Croazia come 28° Stato membro.
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