Un'amicizia si esprime anche con il servizio. Volontari del Meeting di Rimini 2023 con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella - Ansa / Ufficio stampa del Quirinale
Roma locuta, causa finita. Roma ha parlato, la questione è chiusa: ama ripeterlo in questi giorni Giorgio Vittadini, per esorcizzare il caldo. Il processo che, alla fine del 2021, ha consegnato la guida della fraternità di Comunione e liberazione a Davide Prosperi dopo il passo indietro di Juan Carron, è stato un percorso davvero stretto per il movimento ecclesiale, ma non ha fatto registrare strascichi nel 44° Meeting di Rimini, “forma espressiva” di Cl, come ha ricordato ad Avvenire il nuovo presidente.
La manifestazione si è calata nel dibattito del Paese, occupandosi di tutto meno che delle vicende interne, e sancendo la fedeltà alla Chiesa e al Papa attraverso l’abbraccio con il presidente della Cei e l’asseverazione teologica del tema del Meeting, affidata al segretario generale della conferenza.
Il messaggio è chiaro: non si torna indietro. La novità, semmai, è che questa prospettiva non è soltanto il frutto di un’elaborazione che ha impegnato i quadri dirigenti per un lungo periodo, ma è già stata metabolizzata dal popolo del Meeting: dal palco degli incontri ai corridoi della Fiera, si coglie che l’amicizia inesauribile, tema di quest’edizione, viene intesa da tutti come una spontanea adesione al Magistero e il ritrovarsi di tanti “amici” con cui non ci si vedeva da un pezzo. Si guarda al futuro.
Con una trasparenza che è un segno dei tempi, per descrivere la situazione, Prosperi ha detto ad Avvenire due cose. La prima è che «i movimenti ecclesiali, non solo Cl, stanno affrontando sfide paragonabili a quelle affrontate dagli ordini religiosi secoli fa». Ad una lettura politica, si direbbe che sulla leadership di Cl si sia consumato uno scontro paragonabile a quella che oppose la Chiesa ai francescani. Nel XIV secolo si discuteva della povertà apostolica, oggi del rischio di una lettura autoreferenziale del carisma, facilitata dalla spinta modernista a ricondurre tutto alla propria esperienza.
Roma locuta, causa finita. E qui, infatti, arriva la seconda dichiarazione di Prosperi, che inquadra l’inesauribilità dell’amicizia con la Chiesa e chiarisce perché la spiegazione politica non spieghi affatto: «Il 15 ottobre eravamo in 70mila in piazza San Pietro: il movimento usciva da un periodo di sofferenza e pochi avrebbero scommesso su una simile partecipazione. Invece, la consapevolezza della nostra origine ci ha portato a rispondere tutti, ognuno con la propria libertà in gioco, alla chiamata del Papa. Abbiamo così reso testimonianza che ciò che in fondo ci interessa è stare attaccati a Cristo, significato della vita e della realtà, dentro il cammino della Chiesa».
Quell’esperienza di amicizia da cui tutto si diparte, secondo il disegno pedagogico del fondatore, si comprende solo se la si riconduce nell’alveo di una fedeltà non politica (e quindi non decodificata all’esterno del mondo cattolico), ma che ha origine nel senso religioso.
La forza e il limite di un Meeting sull’amicizia sta proprio qui. Che è difficile comprenderlo senza viverlo.
Del resto, provate voi a dire cosa sia l’amicizia: ciascuno ne darà una definizione leggermente diversa, secondo le sfumature della vita. Se aggiungiamo a queste sfumature la radice religiosa, comprendiamo quanto sia audace e appassionante comunicare un tema come questo e perché una lettura politica del mondo ciellino possa cogliere (o immaginare) solo le doglie.
La difficoltà consiste nel comprendere che queste ultime possano convivere con l’obbedienza cordiale. Questa obbedienza alla Chiesa, anche nella correzione, costruisce quell’unità di fondo che è propria di una vera esperienza di fede, ma il mondo laico, che non possiede il codice di una simile amicizia, necessariamente descriverà queste dinamiche applicando il codice politico, in quanto non necessita di alcuna traduzione.
Il problema di un linguaggio dell’amicizia, tuttavia, riguarda anche i cattolici e durante il Meeting è emerso chiaramente, con la presentazione del piano B: altro non è che la ricerca di un codice per comunicare con l’esterno i valori e le esperienze che originano dalla fede. Siamo di fronte a un altro percorso stretto e non deve sorprenderci.
Giussani sosteneva che il metodo è imposto dall’oggetto: sarà per questo che l’amicizia è faticosa. Ma, come ha detto l’economista Becchetti a Rimini, la fatica di quest’esperienza promette la felicità.