Aveva preferito soprassedere sulla vicenda privata di Noemi, ma – con il voto che si avvicina – ieri Dario Franceschini è andato giù pesante contro il suo avversario: «Fareste educare i vostri figli a un uomo come Silvio Berlusconi?». La domanda rimbalza e di ora in ora diventa sempre più delicata. Tanto che a sera, dopo le proteste dei figli del premier, il segretario del Pd fa un passo indietro e spiega di essere stato «male interpretato». E in particolare non intendeva coinvolgere i figli di Berlusconi.Ma con le europee alle porte, i toni della campagna elettorale si accendono e le recenti vicende che hanno coinvolto il premier – dal caso-Noemi al caso-Mills – sono argomento utile per le opposizioni. Sul secondo punto, ieri Antonio Di Pietro è stato costretto per mancanza di numeri a ritirare la mozione di sfiducia, mentre resta in piedi quella del Pd, che chiede a Berlusconi di rinunciare al lodo Alfano. Ma, dopo lo scontro pubblico tra il premier e la moglie Veronica Lario e la vicenda della diciottenne di Portici, il segretario democratico coglie l’occasione per stigmatizzare il comportamento del capo del governo.«Io credo – spiega Franceschini – che chi guida un Paese abbia il dovere di dare il buon esempio, abbia il dovere di trasmettere valori soprattutto positivi: tutto qui, è molto semplice». Ma non per questo, mette le mani avanti il leader piddì, i democratici intendono strumentalizzare le questioni private berlusconiane: «Berlusconi è un politico e un imprenditore di successo – spiega ancora il segretario democratico –, piace perché è ricco, è furbo, è potente».Il ragionamento di Franceschini, però, oltrepassa le mura domestiche della famiglia Berlusconi e alle repliche dei figli del premier, il leader pd ritiene opportuno smorzare i toni: «Ho visto la reazione indignata di Pier Silvio Berlusconi e mi dispiace che abbia male interpretato le mie parole – spiega a fine giornata –. Se le riascolta vedrà che non ho mai espresso, né lo farò, alcun giudizio su di lui e la sua famiglia. Ho parlato di valori che un uomo pubblico deve trasmettere al Paese».
La reazione dei Berlusconi. Insorge il Pdl a condannare le parole del segretario del Pd Dario Franceschini, che ieri ha chiesto agli italiani se farebbero educare i figli da Berlusconi. Dai banchi del governo, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti invoca scuse formali. E a sorpresa si fanno sentire i solitamente riservati figli del premier – dapprima Pier Silvio e Marina, poi anche i tre avuti dalla seconda moglie Veronica Lario, Barbara Eleonora e Luigi, a segnalare che la misura è colma sul 'caso Noemi' e dintorni. Il premier, intanto, dopo la contestazione di San Siro, riappare in uno stadio, l’Olimpico e si accomoda in tribuna d’onore, tra Re Juan Carlos di Spagna e il premier iberico Zapatero. Per il primogenito Pier Silvio quella di Franceschini è una battuta di «pessimo gusto», che forse non andrebbe presa sul serio. «Ma anche alla campagna elettorale c’è un limite», è sbottato il rampollo del Cavaliere. Si associa Marina, presidente di Mediaset e Mondadori, che chiede all’esponente dell’opposizone di «vergognarsi». Poi dapprima Luigi si dice «orgoglioso» dell’educazione ricevuta. Poi lui Eleonora e Barbara sottolineano come politica e vita familiare del premier sono piani diversi che non dovrebbero essere mai sovrapposti. E dicono di «essere stati cresciuti ed educati in un ambiente famiglia- re equilibrato e ricco di valori». Tra i quali soprattutto il rispetto che Franceschini in quest’occasione non avrebbe avuto. Notazione simile ma non 'per fatto personale', bensì coniugata in chiave politica, arriva da Bonaiuti, che rivendica il «rispetto» per l’avversario come «fondamento della democrazia» e sollecita scuse formali per la «battuta infelice e pesante». Da rivolgere non solo al Cavaliere, ma anche ai suoi figli e a tutti gli italiani. Condivide il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi, per il quale è stato superato«il limite della decenza». È la punta di un iceberg che si solleva contro la dichiarazione del leader del principale partito di opposizione. Che «evidentemente non ha proprio più nulla da dire al Paese» e si affida a «squallide prurigini», rincara la dose il vicecapogruppo Pdl al Senato Gaetano Quagliariello. Il quale a Franceschini oppone un fatto compiuto, al quale rassegnarsi: «La sovranità del popolo si è già espressa, chiedendo a Berlusconi e al centrodestra di guidare l’Italia intera per cinque anni ». Ma quella dell’esponente di Palazzo Madama è una delle più caute risposte. Sono volate, infatti, parole ben più grosse. «Pura barbarie», chiosa lapidario del ministro della Difesa Ignazio La Russa. Il portavoce del Pdl Daniele Capezzone parla senza mezzi termini di «campagna infame », che vuole alimentare un «clima di odio e violenza» contro il premier. Il senatore Francesco Casoli (Pdl) prende a prestito un termine dispregiativo coniato da Leonardo Sciascia, il celebre 'quaquaraquà', e lo affibbia a Franceschini, visto lo «squallore immorale» di una campagna «farcita solo da insulti gratuiti e basse insinuazioni». Modo di fare «becero e indegno» per il coordinatore del partito Denis Verdini, che definisce il collega del Pd «poco onorevole», perché vuole «incendiare» il Paese con «calunnie, veleni e dosi d’odio insopportabili ». Milioni di voti, dice sicuro, daranno modo al premier di «seppellire questa indecente campagna diffamatoria». Infine, il vicepresidente dei deputati Osvaldo Napoli definisce il leader Pd un «bullo non più giovane» e Isabella Bertolini sottolinea come dall’opposizione non arriva «una proposta politica».