Ansa
Non ci sono 'parti buone' nella Legge 194 sull’interruzione di gravidanza, ma solo 'parti più o meno cattive', più o meno contaminate dalla mentalità abortista. È in questa cornice che si situa il dibattito sulle nuove linee guide, pubblicate dal ministro della Salute il 12 agosto, che rendono possibile l’aborto farmacologico entro le 9 settimane dal concepimento in day hospital, con la consegna delle pillole abortive perfino nei consultori.
Il Movimento per la Vita ha diffuso un lungo comunicato in cui riafferma un principio basilare: il no allo «strappo» del ministero rispetto al dettato della Legge, e dunque il rifiuto dell’aborto farmacologico 'facile', non può produrre una reazione di difesa e di accettazione di una normativa che – scrive la presidente Marina Casini Bandini – «resta iniqua integralmente». È iniqua perché difende la libertà individuale della donna cancellando il concepito come essere umano. È iniqua perché dichiara di proteggere la vita del bambino, ma in realtà non mette in atto alcuna strategia di aiuto alla donna. Il Movimento per la Vita, insomma, sostiene che le nuove linee di indirizzo «non sono estranee alla Legge 194, ma rappresentano lo sviluppo esplicito della mentalità radicale ivi contenuta». In effetti, i sostenitori dell’aborto farmacologico a domicilio pretendono che le linee guida siano «nel pieno rispetto della Legge 194» e anzi ne costituiscano un adeguamento a prassi giù in uso in alcune Regioni italiane e Paesi esteri. «È la cancellazione del figlio concepito che unisce l’anima radicale presente nella Legge 194 e le linee di indirizzo», osserva Marina Casini Bandini.
Contrastare la Ru486 non vuol dire chiedere di restare nei ranghi della Legge 194, perché, come detto, essa è totalmente e completamente iniqua. Piuttosto, compito del Movimento per la Vita è di continuare a ribadire che il concepito è «uno di noi» e di diffondere il più possibile questo «sguardo» sul bambino, chiedendo ai presidenti delle Regioni di rispettare il ruolo del consultori «affinché siano posti chiaramente, unicamente e inequivocabilmente a servizio della vita nascente e della maternità». Per inciso, è quello che fanno da decenni, in totale solitudine, i Centri di aiuto alla vita.
Un appello quanto mai opportuno e urgente, visto che le nuove linee guida affidano anche ai consultori, in maniera del tutto arbitraria, un ruolo attivo nella esecuzione dell’Ivg che la Legge 194 aveva escluso. Anzi, fa notare Marina Casini Bandini, «dall’articolo 2 risulta che la funzione consultoriale è strettamente alternativa alla pratica degli aborti».