Il Mediterraneo restituisce le prime prove del naufragio denunciato dai 5 superstiti arrivati giovedì a Lampedusa dopo una ventina di giorni trascorsi alla deriva. Fino al tardo pomeriggio di ieri erano 8 i cadaveri, su 73 dispersi, avvistati in mare dagli aerei della missione Frontex a Malta. Il loro recupero, hanno spiegato i maltesi, non è stato però possibile perché si troverebbero in acque di competenza libica. Per capire cosa sia davvero avvenuto su quel gommone, chi lo guidava e soprattutto se sul natante vi fossero veramente 78 eritrei (tra cui 17 donne) come confermano quattro dei cinque superstiti (il quinto non è stato ancora ascoltato per motivi di salute) la Procura di Agrigento ha aperto un’inchiesta. Al momento l’ipotesi è di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina contro ignoti, ma sicuramente l’inchiesta dovrà tener conto del ruolo di Malta. Stando alle testimonianze dei superstiti e ad altre evidenze i maltesi sape- vano del gommone. «È stata una motovedetta a fornirci il carburante e a intimarci di proseguire per Lampedusa. Ci hanno dato anche cinque salvagente. L’equipaggio indossava pantaloncini corti e una maglietta scura. Uno di loro ha acceso il motore perché non avevamo la forza per farlo e ci ha indicato la rotta. Poi si sono allontanati senza aiutarci», è il drammatico racconto. Parole che non coincidono con la versione fornita da La Valletta in base alla quale furono i migranti a non accettare soccorsi. Un punto cruciale per la ricostruzione della tragedia e su cui tra Italia e Malta rischia di tornare a salire la tensione. L’intervento della motovedetta, comunque, sarebbe avvenuto due giorni prima del salvataggio. Perché non prima? Il portavoce delle forze armate maltesi, Ivan Consiglio, si è limitato a riferire che l’imbarcazione con i cinque eritrei è stata affiancata mercoledì sera da un pattugliatore maltese: «Hanno rifiutato di essere presi a bordo e hanno detto che volevano continuare la loro traversata verso Nord ovest. Gli è stato dato del cibo, dell’acqua e dei salvagente Erano in buono stato di salute». L’esatto contrario di quanto accertato dalle Fiamme Gialle e dai medici italiani. Una conferma inbarazzante per La Velletta al racconto dei cinque superstiti viene anche dall’osservatorio sulle vittime dell’immigrazione “Fortress Europe” che, già lo scorso 14 agosto, aveva ricevuto una mail da Malta in cui si chiedeva notizie della sorte di un gommone con 80-85 eritrei a bordo che avrebbe dovuto lasciare le coste libiche intorno al 29 luglio. «Da vari Paesi d’Europa, i familiari dei passeggeri chiedevano notizie sulla loro sorte – si legge sul sito –. Escludevamo che dopo 15 giorni l’imbarcazione potesse essere ancora alla deriva. Non è possibile passare inosservati nel Canale di Sicilia. Ma abbiamo sbagliato». «Se il racconto dei cinque eritrei verrà confermato, vuol dire che sono stati lesi i diritti umani», ha dichiarato il prefetto di Agrigento, che già ha inviato al ministro dell’Interno una prima relazione sulla vicenda.