lunedì 12 agosto 2013
La struttura di Fratta Terme potrà ospitare 12 persone con disagio psichico e 8 autistici. Campi sportivi aperti anche all’esterno, come mensa e lavanderia. Coltivazioni per vendere i prodotti.
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Cosa accadrà ai figli con disabilità o non completamente autonomi quando i genitori non ci saranno più? Quella che si propone come la più grande risposta italiana al "dopo di noi" è sbocciata in Romagna, a cavallo tra i comuni di Bertinoro e Forlimpopoli, grazie al coraggio e alla generosità di due famiglie che la vita ha posto davanti alla stessa domanda. Vincenzo Fornino è il papà di Antonio (oggi 42enne) che soffre di disagio psichico, Otello Valori è il nonno di Nicolò, 21 anni, affetto da autismo. La loro amicizia è nata nel 1979, insieme hanno condiviso lavoro, sofferenze e preoccupazioni, e gli interrogativi sul futuro dei propri ragazzi. Sanguigni e realistici come la terra in cui affondano le radici, Vincenzo e Otello sei anni fa hanno deciso di passare all’azione con un progetto innovativo dal cuore grande. Nasce così la Fondazione Fornino-Valori e la relativa struttura residenziale per ragazzi non autosufficienti. «Anni fa, quando mi sono trovato di fronte al disagio psichico di mio figlio, non ho trovato soluzioni concrete ai miei bisogni», ricorda Fornino. Ora le ha trovate perché i 22 ettari di terreno occupati dalla sua azienda (avicola) e da quella dell’amico (mangimificio) sono stati trasformati (non senza intoppi burocratici) in una struttura con 6mila metriquadrati di spazi coperti, un bosco e 800 metri quadrati di serra riscaldata per la coltivazione di frutta e verdura, in vendita nel farm market interno. I campi da calcio, tennis, pallavolo e il laghetto per la pesca sportiva sono stati pensati per il tempo libero, mentre il maneggio e la scuderia con 30 cavalli garantiscono ippoterapia e riabilitazione equestre, e a tutti coloro che vogliono avventurarsi sulle colline al galoppo viene offerto un percorso di quattro chilometri.La casa residenziale di Fratta Terme sarà inaugurata il 28 settembre e potrà ospitare 20 persone (12 con disagio psichico e 8 autistici), ma in realtà è già operativa: i primi tre ospiti provengono da Romagna e Toscana, e un quarto è atteso in autunno. I fondatori rivendicano un modo nuovo di affrontare la problematica sociale, imperniato su due pilastri antichi come l’uomo: l’amore e la famiglia. «Sul mio comodino tengo da quarant’anni un crocifisso. Quello sguardo mi conferma l’amore infinito per l’umano, e la dignità di vita per le persone non autonome», spiega Fornino. La moglie Gaetana annuisce, emozionata.La possibilità offerta alle famiglie degli ospiti di soggiornare nella struttura per brevi periodi o più a lungo, portando avanti il progetto "Durante noi", introduce il secondo pilastro. «La scienza da sola non basta, l’amore dei genitori è un faro. Non si può sradicare il ragazzo dalla famiglia, la famiglia deve essere coinvolta in qualsiasi progetto riguardi i figli». Otello ha 84 anni e la grinta di un ragazzino, sostenuto dal figlio Edo, di 58. Il segreto? «Non ci siamo risparmiati su nulla, questo progetto vive dell’amore che proviamo per questi ragazzi. Quale architetto può costruire una struttura del genere se non una famiglia coinvolta personalmente nella disabilità?».Oltre all’attività residenziale, il progetto offre varie attività diurne, rivolte a circa 20-30 persone: laboratori di pittura, ricamo, ceramica, musica ma anche falegnameria e lavorazione del ferro. «Il lavoro è un importante strumento di sfogo e permette ai ragazzi di sentirsi utili», commenta Galeazzo Gavini, già dirigente dei servizi d’integrazione dell’Azienda Usl di Forlì e collaboratore della Fondazione. La grande mensa garantisce circa 200 pasti giornalieri anche per le aziende della zona, le palestre saranno aperte, la lavanderia industriale può lavare la biancheria degli asili e delle scuole materne dei comuni limitrofi. La Fondazione è pronta a sottoscrivere convenzioni con enti pubblici e associazioni di tutela dei diritti delle persone disabili, oltre ad allacciare rapporti con l’università. Non mancheranno le sperimentazioni: l’apertura di un ristorantino biologico a chilometro zero, dove saranno impiegati anche operatori con disabilità, e lo spazio infanzia, che si occuperà di riabilitazione per bambini con handicap. «Tutte le risorse sono state garantite dalle due famiglie - spiega il direttore Pietro Berti - solo saltuariamente abbiamo ricevuto donazioni. La scommessa sarà andare avanti». Per garantire un dignitoso "durante" e un amorevole "dopo di noi".
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