martedì 15 dicembre 2009
«Auspichiamo un clima culturale più sereno e rispettoso», dice il comunicato dei vescovi. Appena un mese fa l'appello del cardinale Bagnasco che oggi viene avvalorato dal grave episodio di domenica.
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L’ultimo appello in ordine di tempo era giunto poco più di un mese fa. Era il 9 novembre e davanti all’Assemblea generale dei vescovi riunita ad As­sisi il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ricordava l’urgenza di « svelenire il clima ge­nerale » e auspicava una « sorta di disarmo» della politica. Parole che trovano puntuale conferma anche nel comunicato con cui, domeni­ca sera, subito dopo l’aggressione al premier, la Cei ha stigmatizza­to l’ « episodio di singolare ed ese­crabile gravità» . « Mentre espri­miamo sincera vicinanza al Presi­dente Berlusconi – si legge, infat­ti, nella nota – auspichiamo per il nostro Paese un clima culturale più sereno e rispettoso al fine di realizzare nella coesione sociale e nella responsabilità politica il be­ne di tutti e di ciascuno » . La voce della Conferenza episco­pale italiana non è stata del resto l’unica a levarsi, nell’ambito del mondo cattolico, per condannare l’accaduto e invitare ad abbassa­re i toni del dibattito. Anche di­verse associazioni, gruppi e mo­vimenti ecclesiali si sono espres­se in tal senso. E tutto ciò appare perfettamente in linea con i ripe­tuti appelli alla moderazione e al rispetto reciproco che i vertici del­la Chiesa italiana vanno ripeten­do già da qualche anno. Anche sotto questo profilo, infat­ti, la successione tra i cardinali An­gelo Bagnasco e Camillo Ruini, nel ruolo di presidente della Cei, è av­venuto in significativa continuità. E anche l’arcivescovo di Genova ha più volte esternato, nelle sue prolusioni, la preoccupazione del­l’episcopato italiano per il pro­gressivo innalzamento della con­flittualità tra gli schieramenti po­litici. Solo per limitarsi all’ultimo anno, basta rileggere i discorsi con cui il porporato ha aperto il Con­siglio permanente di settembre e la già ricordata assemblea gene­rale di novembre. Nella prima occasione Bagnasco sottolineava: « Questa Italia ci ap­pare ciclicamente attraversata da un malessere tanto tenace quan­to misterioso, che non la fa essere talora una nazione serena e del tutto pacificata al proprio interno, perché attraversata da contrap­posizioni radicali e da risenti­menti » . La «nostra patria, invece, chiede a tutti e a ciascuno un sup­plemento di amore » . Un amore « capace, nel discernimento sa­piente, di inglobare pure le ragio­ni diverse dalle proprie, rinun­ciando innanzitutto alla polemi­ca pur di raggiungere un consen­so sulla verità più generale». Di qui l’invito a « tutti – singoli, gruppi, i­stituzioni – a guardare avanti, a far tesoro dell’esperienza con una ca­pacità di autocritica che sia in gra­do di superare un clima di tensio­ne diffusa e di contrapposizione permanente che fa solo male alla società. È urgente e necessario per tutti e per ciascuno guadagnare in serenità. Questo oggi il Paese do­manda con più insistenza » . Neanche due mesi dopo il cardi­nale ritornava sulla questione con nuove e più pressanti argomenta­zioni. Notava innanzitutto che « si registra un’aria di sistematica e pregiudiziale contrapposizione, che talora induce a ipotizzare qua­si degli atteggiamenti di odio » . E chiedeva « una decisa e radicale svolta tanto nelle parole quanto nei comportamenti » . « È necessa­rio e urgente – aggiungeva – sve­lenire il clima generale, perché da una conflittualità sistematica, per­seguita con ogni mezzo e a qua­lunque costo, si passi subito ad un confronto leale per il bene dei cit­tadini e del Paese intero. Davvero ci piacerebbe che, nel riconosci­mento di una sana – per quanto vivace – dialettica, si arrivasse ad una sorta di disarmo rispetto alla prassi più bellicosa, che è anche la più inconcludente » . Oggi quelle parole appaiono in tutta la loro lungimiranza. E ven­gono riprese anche nel comuni­cato con cui l’Azione Cattolica, « nel condannare fermamente quanto accaduto, incoraggia l’av­vio di una immediata fase di ri­flessione nella classe dirigente del Paese, nei partiti e nella società ci­vile » . Condanna del gesto anche da parte delle Acli, che « invitano tutti ad agire con moderazione e senso di responsabilità. La con­trapposizione in politica può e de­ve essere anche dura, la critica ser­rata, ma le parole e le azioni deb­bono essere misurate al rispetto delle persone e delle istituzioni » . Secondo Comunione e Liberazio­ne « c’è un clima di ostilità ideolo­gica che sta demolendo la possi­bilità di una convivenza pacifica e ordinata » . Tale clima, afferma la nota di Cl, è frutto « di una lunga storia che ha reso mentalità nor­male l’atteggiamento dell’homo homini lupus, che giunge a utiliz­zare Per il presidente di Mcl, Carlo Co­stalli, « quanto accaduto non è so­lo il frutto di una mente malata, ma è conseguenza di un clima perverso di odio che avvelena la politica e la società civile » . Dun­que « è assolutamente prioritario lavorare per una riconciliazione nazionale » . Infine l’agenzia Sir chiede di mettere fine al « febbrile gioco al rialzo » , a « quella spirale che ha segnato la vicenda politica italiana negli ultimi tempi » , di­cendo un « no convinto, senza al­cuna reticenza, alla violenza, alla demonizzazione dell’avversario come nemico » . la violenza, verbale e fisica, come modalità dei rapporti, in fa­miglia, a scuola e al lavoro, fino al­la politica» .
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