domenica 15 novembre 2009
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La persona al centro del rapporto educativo. È la chiave di lettura che il Centro studi della scuola cattolica (Cssc) offre nel suo annuale rapporto nazionale, presentato ieri in una tavola rotonda a Roma. E proprio «La scuola della persona» è il titolo dell’undicesimo rapporto. Una scelta che si pone in stretto legame con la «decisione della 59esima Assemblea generale dei vescovi italiani del maggio scorso – scrive il vescovo Diego Coletti, presidente del Consiglio nazionale della scuola cattolica, nella sua introduzione – di individuare nell’educazione, il tema pastorale per il prossimo decennio 2010/20. Una scelta non dettata da contingenze particolari né da allarmismi, ma dalla necessità che ciascuna persona e ogni generazione ha di esercitare la propria libertà».E così, spiega don Guglielmo Malizia, direttore del Cssc, ricordando che gli ultimi Rapporti annuali hanno preso in esame i vari soggetti della scuola, «il Centro studi ha avvertito la necessità di passare dai contenuti ai processi, dai soggetti alle relazioni, avviando una riflessione sulla strategia pedagogica fondamentale sottesa al progetto educativo di ogni scuola cattolica». Insomma «si è ritenuto di soffermare l’attenzione sulla pedagogia della persona quale teoria educativa propria delle scuole cattoliche e il quadro teorico che segue è destinato a illuminare questi concetti fondamentali». Concetti che danno vita alla prima parte del Rapporto (l’undicesimo, edito dall’Editrice La Scuola di Brescia), cercando di delineare le linee guida e il significato autentico che si intende per un rapporto educativo che ponga al centro la persona. Una trattazione teorica, ma in cui gli addetti ai lavori possono trovare strumenti utili per la loro azione educativa. Si è voluto «mettere in risalto le condizioni che possono contribuire efficacemente a realizzare il processo di personalizzazione».Accanto alla teoria, l’XI Rapporto del Centro studi ha voluto offrire anche alcune testimonianze concrete, attraverso «un’osservazione partecipata in alcune scuole che in qualche modo potevano risultare esemplificative dell’attenzione educativa alla persona». Cinque istituti per altrettanti campi del percorso educativo. Si parte dalla materna con la «Casa dei bambini» di Mantova, dove si è puntato molto sul momento dell’accoglienza, con uno stretto raccordo con le famiglie dei bambini. Per le primarie è stato selezionato l’istituto «Maria Immacolata» di Palermo, dove emerge «come punto di forza peculiare la dimensione relazionale che caratterizza i rapporti tra le diverse componenti della comunità scolastica, viste come persone che contribuiscono alla costruzione di un clima comunitario e favorevole alla migliore crescita di ognuno». Per le medie si è preso in esame il caso dell’istituto «Orsoline di San Carlo-Dedalo» di Como. In questo contesto il progetto educativo cerca di «intercettare le dinamiche cognitive e affettive degli studenti. Quest’ultimi, infatti, si sentono accolti come persone e accompagnate individualmente nella loro crescita, avvertendo la scuola come luogo realmente educativo». I punti di forza risultano quindi essere «il contenuto della formazione scolastica e il rapporto scuola-famiglia». L’istituto salesiano «Liceo Villa Sora» di Frascati esemplifica, invece, un intervento nella scuola superiore. Qui sono «soprattutto gli studenti a emergere come protagonisti della vita della scuola, con una vasta offerta di attività integrative, la stesura di un profilo personale di ogni studente, e una valutazione realmente formativa in quanto motivata, dialogata e condivisa tra studenti e insegnanti». Il Rapporto del Cssc non dimentica il canale della formazione professionale, raccontando del Cfp «Teresa Gerini» di Roma, dove grande attenzione è posta «sugli interventi di orientamento, i progetti di prevenzione delle dipendenze e le attività di recupero psicologico e apprenditivo». Cinque realtà, spiegano i curatori del Rapporto, «che non vengono proposte come esemplari di una pedagogia della persona, ma semplicemente come esemplificative di ciò che è possibile fare nelle diverse condizioni strutturali e operative». Interventi che ogni scuola, grazie anche all’autonomia scolastica, può ricalibrare per la propria realtà.
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