Walter Rizzetto, presidente della commissione Lavoro alla Camera - Ufficio stampa Fdi
Walter Rizzetto, Fdi, presidente della commissione Lavoro alla Camera, valuta in maniera positiva l’incontro di ieri tra governo e opposizioni.
Che giudizio dà sul faccia a faccia?
Dopo il muro contro muro le opposizioni sono arrivate all'incontro con la presidente Giorgia Meloni con spirito costruttivo, non con quello da campagna elettorale estiva. Non è stata una passerella. Mi spiace che le minoranze che hanno governato per anni in passato, non abbiano mai risolto il problema del lavoro povero e precario. Purtroppo c’è un aspetto molto ideologico. Spero che ci possano essere altri incontri e soprattutto possa riprendere il dibattito in Commissione per arrivare a una legge che salvaguardi i lavoratori senza tutele.
Meglio il salario minimo per legge o la contrattazione collettiva?
La direttiva europea sulla possibilità di normare sul salario minimo non ci riguarderebbe nemmeno, visto che il 94% dei lavoratori italiani rientra nella contrattazione collettiva. Un salario minimo applicato erga omnes per legge potrebbe paradossalmente creare dei problemi e da parte datoriale alcuni potrebbero abbandonare i risultati raggiunti dalla contrattazione e applicare, a ribasso, una legge. Serve invece ragionare sui rinnovi dei contratti, rinnovarli bene, non come proposto da qualche sindacato qualche settimana fa a sei euro lordi all'ora per una specifica categoria. Oltre alla contrattazione decentrata.
In che senso?
A nessuno viene ancora in mente che nove euro lordi l'ora possano favorire in alcuni ambiti il lavoro nero? Potremmo applicare un corollario di iniziative che di fatto aumenterebbero le buste paga oppure estendere oltre quel 94% l’applicazione dei contratti, ovvero entrare nell'alveo non oggi coperto. Governo e maggioranza stanno cercando le risorse per rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale che, molto semplicemente, farebbe arrivare più soldi in busta rispetto alla sola applicazione dei 9 euro lordi e onnicomprensivi. Serve pensare bene a che cosa fare, con proposte costruttive e strutturali. A partire dall’aumento della produttività.
Tempo fa, però, lei propose misure per contrastare il lavoro povero…
La mia proposta di legge del 2019 sull'istituzione di un salario minimo orario nazionale esaminava quei territori lavorativi esclusi dalla contrattazione. Esattamente la stessa proposta su cui in commissione Lavoro alcuni sindacati si erano, allora, detti contrari. Oggi hanno cambiato idea. Anzi, nell'articolato si evince chiaramente, per chi ha voglia di capire, che l'intenzione della proposta è finalizzata ad allargare una contrattazione di qualità, con rinnovi significativi, non esattamente quanto fatto circa tre settimane fa sulla vigilanza privata. Mi sembra che la mia pdl sia chiara e semplice e vada nella direzione che da molto tempo cerco di spiegare. L'ho fatto anche in Commissione, dinanzi a colleghi che oggi la buttano sulla polemica non avendo quindi compreso un testo che interveniva dove non sono applicati i Ccnl.
Di cosa avrebbe bisogno allora il mercato del lavoro?
C’è bisogno dell'intervento sul cuneo fiscale. Credo che non spetti alla politica stabilire una cifra minima, perché se lo fa produce certamente un danno. A pattuire l'entità del salario minimo devono essere le associazioni datoriali e i sindacati. Va riconosciuto che è necessario contrastare le irregolarità e lo sfruttamento dei lavoratori. Soprattutto lavoratori agricoli e domestici. Così come vanno evitate le gare di appalto al massimo ribasso. A settembre presenterò una proposta di legge per introdurre nelle scuole l’educazione alla sicurezza sul lavoro, che prevede la testimonianza di vittime di infortuni. Mentre più che la repressione serve la prevenzione e la certificazione di qualità per gli imprenditori virtuosi. Occorrono inoltre più strumenti e mezzi per contrastare il lavoro nero e il caporalato. Non vanno dimenticati i giovani e le donne: gli incentivi per assumerli ci sono. Insomma dobbiamo puntare a un lavoro di qualità.