Il caso «colazioni vietate» per i senzacasa porta Como sotto i riflettori nazionali. L’applicazione dell’ordinanza di Mario Landriscina, sindaco di centrodestra eletto nel 2017, ha suscitato molte polemiche soprattutto dopo che si è saputo che domenica è stato impedito a un’associazione di volontariato di distribuire generi alimentari caldi ai clochard che dormono nel centro storico.
Per protestare contro il provvedimento domenica prossima alle 10.50 è stato organizzato un flash mob musicale in piazza Duomo, sotto lo slogan: «El purtava i scarp del tennis. No ai divieti, sì alla solidarietà» per far «sentire il cuore di Como».
Mobilitata anche la Cgil, che propone un «bivacco solidale» nello stesso luogo dove domenica scorsa i vigili urbani hanno impedito di dare cibo a chi ha fame; appuntamento dunque sabato alle 10 davanti all’ex chiesa San Francesco (largo Spallino 1). «La giunta Landriscina – scrive il sindacato in una nota – anziché preoccuparsi di promuovere politiche per sconfiggere la povertà, emette ordinanze che mirano a togliere dalla vista i poveri. Solo per le festività natalizie, però. Lo chiamano decoro urbano, a noi pare un atto indecoroso e inumano».
«La solidarietà non si multa» è invece lo slogan scelto dalla sezione di Como di Sinistra Italiana per lanciare una raccolta di firme e chiedere, con un ricorso al presidente della Repubblica, l’annullamento dell’ordinanza anti-accattonaggio disposta dal forzista Landriscina. Il quale – denuncia Si – «non solo colpisce le fasce più deboli della cittadinanza, le persone senza fissa dimora, ma ancor peggio la solidarietà dei cittadini che cerca di sostenere chi è più vulnerabile. Una ferita ai principi di sussidiarietà e solidarietà costituzionalmente garantiti».
Lecco, le «unità di strada» riscaldano i clochard
E sull’altro ramo del lago di Como, come stanno i senzatetto? Il giorno dopo la denuncia (ripresa da Avvenire) del «divieto di cappuccino» imposto per ordinanza del sindaco di Como Landriscina all’associazione di volontariato che ristorava i clochard, all’opposto vertice del triangolo lariano il collega Virginio Brivio, primo cittadino di Lecco, non si sottrae al confronto.
«Ma non voglio trinciar giudizi: Como è molto più grande ed esposta ai flussi migratori per la sua vicinanza al confine, inoltre l’anno scorso ha subìto un’ondata di presenze straniere che ha sollevato questioni di ordine pubblico. Lecco non mostra criticità così eclatanti da costituire un problema per la città, eppure anche noi abbiamo adottato un’ordinanza per mantenere principi di buona convivenza e di decoro (non solo estetico: anche umano); l’importante è che non ci sia intento discriminatorio verso i più deboli».
O magari la tentazione molto "politica" di gratificare il populismo montante con azioni di forza... Anche da voi ha notato un’emergenza colazioni? «No. Alcune associazioni di volontariato, come i City Angels e l’Ordine di Malta, hanno costituito unità che girano di notte a distribuire generi di conforto, tè e coperte a chi dorme sotto i ponti, nello stesso tempo monitorando la loro situazione; ma diciamo che i numeri restano limitati e – al di là di alcuni punti critici come la stazione, la hall dell’ospedale e parte del lungolago – non registriamo allarme sociale. E a dire il vero nemmeno rancore verso queste persone da parte dei cittadini».
Secondo il sindaco i senza dimora in città si aggirerebbero tra le 70 e le 90 unità, alle quali il Comune offre un asilo notturno con 70 posti, che funziona tutto l’anno ma d’inverno viene rafforzato perché comunque oltre metà dei letti sono riservate non a clochard ma a persone bisognose di accoglienza a medio periodo. «Italiani, non solo stranieri. Anche se, con la nuova normativa sui richiedenti asilo, ci ritroviamo in giro per la città un numero crescente di individui espulsi dai centri di accoglienza e privi di ogni rete di protezione: sono i più ad alto rischio».
L’amministrazione collabora inoltre con il dormitorio della Caritas: altri 20 posti affidati alla responsabilità del referente della zona pastorale, don Ettore Dubini: «Il nostro – spiega il sacerdote – è un servizio integrato che, grazie al volontariato delle parrocchie e di gruppi giovanili, costituisce un argine concreto a quello che potrebbe diventare un problema di ordine sociale. Da noi i senzacasa trovano non solo un tetto, un letto, la cena e la colazione, ma anche persone che trascorrono la serata con loro e li intrattengono. Chi vuole, poi, può partecipare ai progetti di integrazione e questo è importante: l’insofferenza dell’opinione pubblica, infatti, si manifesta non tanto sui senzatetto, ma soprattutto verso chi degenera nei comportamenti o finisce nella piccola criminalità».
Brivio annuncia intanto che, proprio nei prossimi giorni, il Comune farà partire informalmente una "unità di strada" che, attraverso un’associazione specializzata, percorrerà i quartieri per offrire assistenza a chi dorme sotto i ponti o sui vagoni del treno. Chissà, magari anche offrendo loro il «cappuccino del sindaco».
Como, il sindaco non cede: no ai bivacchi
Non c’è il passo indietro richiesto dalla Caritas diocesana al sindaco Mario Landriscina. Resta in vigore, fino a metà gennaio, l’ordinanza «a tutela della vivibilità urbana e del decoro del centro storico», che vieta di «bivaccare e mendicare» all’interno della Città Murata e nelle vie adiacenti.
Una norma adottata durante le festività natalizie «perché tempo di grande affluenza in città – aveva spiegato Landriscina il giorno dell’entrata in vigore –, per cui aumenta il numero sia dei venditori abusivi sia di coloro che chiedono l’elemosina». Una disposizione che ha sollevato moltissime polemiche, soprattutto per i suoi margini di applicazione: domenica scorsa, ai volontari che distribuivano alle 7 di mattina generi di conforto ai senza tetto è stato chiesto di spostare altrove l’attività, perché contraria alle disposizioni comunali.
«Dignità, non decoro ci aspettiamo dal nostro sindaco, soprattutto a Natale», così ha scritto il "Gruppo Colazioni" in una lettera aperta alla città. «L’ordinanza è nata soprattutto per colpire le attività illegali, il racket di chi mette in strada persone per sfruttarle nell’accattonaggio» riflette oggi il sindaco. L’episodio di domenica «è importante, socialmente rilevante e umanamente doloroso – riconosce Landriscina –, l’intento dell’ordinanza era altro e sono molto dispiaciuto». Da Palazzo Cernezzi arriva anche la consapevolezza del lavoro di Caritas a favore delle fragilità: «Aiuta le persone – afferma il sindaco – ma sempre più spesso aiuta anche noi ad affrontare problemi che da soli non avremmo mai potuto risolvere».
Solo sul fronte dell’emergenza freddo, grazie all’impegno di strutture Caritas, parrocchiali o di congregazioni religiose, nella città di Como si riescono ad assicurare oltre 200 posti letto. Tre le mense (coordinate da Caritas, San Vincenzo e Guanelliani) che ogni giorno, fra pranzo e cena, assicurano 400 pasti caldi. A questi si aggiungono i servizi di prossimità come Porta Aperta, i Centri di ascolto, i Centri diurni o la rete di ambulatori medici: sono risposte alle povertà storiche come alle nuove urgenze, legate soprattutto al fenomeno dei migranti in transito.
Molti anche i gruppi volontari, spesso nati in ambito parrocchiale, che svolgono attività di sostegno in cui «portare una coperta o un po’ di latte caldo è un’occasione per donare qualcosa che vale di più: relazioni personali», dice un sacerdote impegnato in tale ambito. «Questa vicenda ci ha scosso – ribadisce il direttore di Caritas Como Roberto Bernasconi – perché noi per primi sosteniamo la trasparenza e la legalità, unite però al rispetto della dignità umana».
Intanto da Caritas è giunto l’invito al sindaco a partecipare al pranzo di Natale con i poveri e il vescovo presso l’Opera don Guanella: «Attendiamo una risposta che ci auguriamo positiva», chiosa Bernasconi. «La fraternità è la sola via per stabilire la pace, premessa indispensabile per sconfiggere ogni povertà – è la riflessione del vescovo Oscar Cantoni sulle pagine del Settimanale diocesano –. La forza del Natale ci insegna che la risposta più persuasiva ai nostri problemi, personali e sociali, è diffondere attorno a noi la cultura del dono e della solidarietà. Perché siamo tutti fratelli».