venerdì 5 dicembre 2008
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La crisi dei consumi Un italiano su 4 pensa di dover «tagliare» i propri consumi per far fronte alla crisi mentre i più penalizzati dalla scure sul fronte del carrello della spesa saranno gli anziani, sopratutto quelli single. Ma anche le coppie con più di un figlio mentre a uscire «indenni» dovrebbero essere i quarantenni single o senza figli. È quanto emerge dal 42mo Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese 2008, che evidenzia anche come la cautela, spesso tacciata di arretratezza o chiusura all'innovazione, «si stia dimostrando una polizza contro le disavventure». Di fronte alla crisi il «25,2% degli italiani - si legge nel rapporto - sembrerebbe non avere altra strada che il taglio radicale dei consumi». Sono invece oltre 5,5 milioni, secondo le stime del Censis, «gli "indenni", vale a dire gli italiani che utilizzeranno allo stesso modo o in misura maggiore un ampio spettro di beni e servizi (dalla dieta alimentare quotidiana prediletta all'utilizzo dell'automobile e del cellulare, alle vacanze, fino alle spese per parrucchiera, estetista e fitness)»: si tratta in prevalenza di persone di età compresa tra 30 e 44 anni, single o senza figli, residenti in comuni tra 10 mila e 30 mila abitanti, non solo con redditi alti ma anche medi. Più di 880 mila italiani, invece, «dovranno tagliare robustamente la matrice dei consumi»: si tratta in particolare di anziani single, coppie con almeno due figli e persone con basso livello di scolarità. Famiglie a rischio Tra le famiglie «potenzialmente in pericolo, che denunciano un concreto rischio di default», il Censis indica prima di tutto i 2,8 milioni di famiglie (pari all'11,8% del totale) che hanno investimenti in prodotti rischiosi, come azioni o quote di Fondi comuni: di queste, 1,7 milioni (circa il 7,1% delle famiglie italiane) vi hanno collocato più della metà dei propri risparmi. Ci sono poi i quasi 2 milioni di famiglie (l'8,2% del totale) impegnate nel pagamento del mutuo dell'abitazione in cui vivono: di queste, sono quasi 250 mila (l'1%) quelle che dichiarano di non riuscire a rispettare le scadenze di pagamento o che hanno avuto molte difficoltà nel pagare le rate. Vanno poi aggiunti i 3,1 milioni di famiglie (il 12,8%) che risultano indebitate per l'acquisto di beni al consumo: di queste, 971 mila (il 4% del totale) hanno un debito superiore al 30% del reddito annuo famigliare. Infine 3 milioni e 873 mila famiglie (il 16% del totale) non posseggono un risparmio accumulato in alcuna forma e «potrebbero trovarsi - afferma il Censis - nella condizione di non saper fronteggiare eventuali spese impreviste o forti rincari di beni di primaria necessità». Sorpresa stranieriVera "linfa" sono gli stranieri,che, pur nella diversità di provenienze, culture e linguaggi, hanno assunto ruoli, comportamenti e percorsi di vita non dissimili da quelli degli italiani. Solo vent'anni fa - evidenzia il Censis nel suo Rapporto annuale - gli stranieri residenti erano appena lo 0,8% della popolazione, nel 1998 erano 1 milione di persone, mentre oggi sono ben 3,4 milioni. Ci avviamo a raggiungere la soglia del 6% della popolazione complessiva, ma nel Centro-Nord siamo già oltre: a Milano, ad esempio, a più del 13%, a Torino e Firenze al 9%.Si affermano modalità di integrazione tipiche del nostro modello di sviluppo: nella dimensione familiare e in quella micro-imprenditoriale. Oggi sono 1.367.000 le famiglie con capofamiglia straniero (il 5,6% del totale); aumentano i matrimoni con almeno uno sposo straniero (oltre 34.000, pari al 14% del totale); cresce il numero delle nascite di figli di stranieri (64.000, l'11,4% del totale dei nati in Italia, erano 33.000 nel 2003); la fecondità delle donne straniere (2,50 figli per donna) è doppia di quella delle italiane (1,26) e si attesta su valori simili a quelli dell'Italia del baby boom. Il numero di alunni stranieri presenti nelle scuole cresce al ritmo di 60/70.000 l'anno; appena dieci anni fa erano circa 60.000 (lo 0,7% del totale), oggi sono più di 500.000 (il 5,6% del totale, che sale al 6,8% nella scuola primaria). Nel 2007 le micro-imprese gestite da immigrati hanno raggiunto le 225.408 unità, con 37.531 imprese di extra-comunitari avviate nel corso dell'anno (+8% rispetto all'anno prima).Meno fumo e alcol, ma non per i giovaniSul versante delle abitudini sanitari il dato che salta all'occhio e quello che sempre più italiani abbandonano la sigaretta: dal 1993 al  2006 passano dal 25,8% al 23%, e tra questi i grandi fumatori (cioè quelli che fumano più di un pacchetto al giorno) passano dal 10,8% al 7,5%. In calo anche il consumo di alcol: nello stesso periodo, i litri pro capite consumati passano da 8,7 a 6,7; il consumo ai pasti si riduce ma aumenta l'assunzione di alcol fuori pasto, che riguarda il 22,6% della popolazione dagli 11 anni in poi nel 2000 e sale al 25,6% nel 2006.   Anche nell'uso di sostanze stupefacenti, secondo il Rapporto  si ravvisa una diminuzione di forme di consumo, ma soprattutto  laddove si associano a fenomeni di devianza e marginalità  conclamate: meno decessi per overdose (dagli 825 del 2001 ai 589 del 2007), meno eroina sequestrata (da 2.058 a 1.899  chilogrammi) e meno persone segnalate per eroina (da 9.670 a 6.560). A fronte di questo, però, non diminuisce il consumo di  altre droghe: aumenta la cocaina sequestrata (da 1.812 a 3.927  chilogrammi) e le persone segnalate per cocaina (da 8.221 a  13.078), così come aumentano i sequestri di droghe sintetiche.   Anziani al telefoninoDato curioso il cellulare ha raggiunto ovunque ampi livelli di diffusione, la penetrazione di Internet è in continua evoluzione, libri e quotidiani non sono stati affatto abbandonati dai loro lettori, e la stessa radio non ha perso ascoltatori, eppure per oltre il 90% degli europei quello con la televisione rimane un appuntamento irrinunciabile. Continua il successo del cellulare in Italia (78,6% di utenza abituale) che è tale da aver contagiato anche gli anziani, che lo usano abitualmente nel 53,8% dei casi
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