martedì 29 novembre 2016
Per le ditte – italiana spagnola e svizzera – i subappalti vincolati a un codice di condotta
«I nostri fornitori rispettano tutte le normative locali sul lavoro»
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Tutto in regola, nel rispetto delle normative locali. I grandi marchi italiani ed europei – interpellati da Avvenire – respingono al mittente le accuse, dettagliate e circostanziate, di fare profitto grazie al lavoro sottopagato degli operai dei paesi dell’Europa dell’Est. Come il gruppo Geox.

L’azienda assicura di avere interrotto la produzione in Macedonia dalla fine del 2015. Una scelta, spiega il marchio italiano, motivata «solo dalla decisione di concentrare la produzione in Serbia, aVranje», dove all’inizio dell’anno ha aperto un proprio stabilimento che impiega oltre 1.200 operai a tempo indeterminato e a pieno regime fornirà il 15% della produzione. «Residuale» la pro- duzione in Albania. Il grosso dei prodotti arriva da paesi dell’estremo Oriente, una parte è fatta in Italia. Geox ricorda il suo «codice di condotta» che fa sottoscrivere ai fornitori: no al «lavoro minorile o forzato » e «qualsiasi forma di discriminazione»; libertà di associazione sindacale, «salario minimo definito dalla legge del paese di riferimento », «il rispetto dell’orario di lavoro massimo consentito per legge».

La spagnola Zara è rappresentata in Italia da Inditex. «È importante sottolineare – afferma l’azienda – che le più importanti regioni di produzione delle nostre scarpe sono Spagna e Portogallo. L’azienda non si rifornisce in Polonia, Slovacchia, Bosnia-Erzegovina e Macedonia, ma produce un piccolo numero di unità in fabbriche di scarpe selezionate in Romania e Albania». E «l’approvvigionamento dalla Romania e dall’Albania nel 2015 e negli anni precedenti rimane trascurabile».

Anche Inditex afferma che «tutti i produttori e fornitori» della catena d’approvvigionamento «sono vincolati da un rigoroso codice di condotta per conformarsi alla regole più rigorose in termini di manodopera, diritti umani e standard di salute e sicurezza». Poi afferma che «il rapporto non fa commenti specifici su Inditex» e fa «notare che il 92% dei fornitori di scarpe romeni e albanesi hanno raggiunto i più alti standard di lavoro internazionali di rating ». Inditex cita poi «l’accordo quadro siglato nel 2007 con IndustriAll, la Federazione dei sindacati di tutto il mondo», «rinnovato nel 2014».

Risposte analoghe da Bata : il gruppo svizzero «da sempre si impegna a rispettare i diritti dei lavoratori impiegati nelle proprie produzioni. La puntuale osservanza di tali diritti costituisce il presupposto sulla base del quale il Gruppo Bata sceglie i propri fornitori. La violazione delle norme a tutela dei lavoratori – afferma il gruppo – comporta un’immediata interruzione della collaborazione con i fornitori non osservanti».

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