La riforma cancella la distinzione tra «legittimi» e «naturali» Bindi: atto di civiltà giuridica. Ma Binetti teme strumentalizzazioni di Bice Benvenuti Quattro articoli per modificare il codice civile ed eliminare dall’ordinamento le distinzioni tra lo status di figlio “legittimo” e quello di figlio “naturale”. Sono quelli approvati ieri dalla Camera che ha licenziato il testo unificato dei progetti di legge in «materia di riconoscimento e di successione ereditaria dei figli naturali», di cui è relatrice Alessandra Mussolini. Il provvedimento passa ora a Palazzo Madama.«Un atto di civiltà giuridica che abbiamo a lungo perseguito, mi auguro che il Senato faccia presto la sua parte», ha commentato il vicepresidente della Camera, Rosy Bindi. «Scritta una bella pagina per il diritto di famiglia», le ha fatto eco la deputata Udc, Paola Binetti. Mentre per l’esponente Idv, Federico Palomba, si tratta «di un buon passo avanti, ma avremmo voluto un po’ di coraggio in più». Il primo articolo della riforma prevede di riscrivere l’articolo 74 del codice civile per introdurre il principio che «la parentela è il vincolo tra le persone che discendono da uno stesso stipite, sia nel caso in cui la filiazione è avvenuta all’interno del matrimonio, sia nel caso in cui è avvenuta al di fuori di esso, sia nel caso in cui il figlio è adottivo». Non solo: «Il figlio nato fuori del matrimonio può essere riconosciuto», in base all’articolo 254, sia dalla madre che dal padre, «anche se già uniti in matrimonio con altra persona all’epoca del concepimento». E «il riconoscimento può avvenire tanto congiuntamente quanto separatamente». Di conseguenza «tutti i figli hanno lo stesso stato giuridico» e quindi, con l’introduzione dell’articolo 315-bis, anche pari diritti e doveri. Perciò «il figlio ha diritto di essere mantenuto, educato, istruito e assistito moralmente dai genitori, nel rispetto delle sue capacità, delle sue inclinazioni naturali e delle sue aspirazioni». Inoltre «il figlio minore, che ha compiuto i 12 anni, e anche di età inferiore ove capace di discernimento, ha diritto di essere ascoltato in tutte le questioni e le procedure che lo riguardano». Al tempo stesso «il figlio deve rispettare i genitori e deve contribuire, in relazione alle proprie capacità, alle proprie sostanze e al proprio reddito, al mantenimento della famiglia finché convive con essa». Con il secondo articolo si delega il governo a modificare le disposizioni vigenti in materia di filiazione e di dichiarazione dello stato di adottabilità al fine di adeguarle al principio dell’unicità dello stato giuridico dei figli. Il terzo articolo prevede «modifiche alle norme regolamentari in materia di stato civile» e il quarto esclude nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. «Un risultato di grande significato politico, culturale e sociale - ha sottolineato Bindi - , si sanano le lacune del diritto di famiglia e si riconoscono il protagonismo e l’autonomia dei bambini, il valore delle relazioni affettive e dei legami parentali». Ma «non vorremmo, tuttavia - ha fatto presente Binetti - , che qualcuno strumentalizzasse questo risultato per sostenere l’uguaglianza tra il matrimonio, così come previsto dalla Costituzione, e le coppie di fatto, perché questa è un’altra storia che, eventualmente, seguirà un altro iter legislativo». Una preoccupazione più che fondata vista l’immediata richiesta avanzata dalla parlamentare del Pd, Anna Paola Concia, di cancellare anche le discriminazioni verso i figli delle coppie gay perché «esistono nel nostro Paese, censiti, centomila figli che non sono come tutti gli altri: sono i figli delle famiglie omosessuali ». Quattro articoli per cancellare ogni possibile e ancronistica discriminazione