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Si apre la stagione più difficile, il banco di prova del suo governo, che dovrà scrivere di fatto la sua prima vera manovra (quella dello scorso anno era assorbita per due terzi dal caro-energia). Giorgia Meloni vuole essere all’altezza della sfida, sorride ai suoi ministri e fissa i primi paletti. «Mi auguro che abbiate trascorso bene le vacanze - dice aprendo il primo Cdm dopo la pausa estiva - e che vi siate riposati abbastanza, perché abbiamo tanto lavoro da fare e un’agenda estremamente impegnativa. Abbiamo appena compiuto dieci mesi di governo, al primo anno mancano solo due mesi», esordisce.
Se il bilancio parziale è soddisfacente, spiega la premier, «dobbiamo essere pronti a fare di più e meglio», in vista delle europee e della presidenza del G7: «Serve il massimo della compattezza, della determinazione, della concentrazione», esorta la presidente del Consiglio.
E allora testa alla legge di bilancio, con tanti obiettivi ma risorse limitate. Il ministro Giancarlo Giorgetti ha già avvisato i ministri. Meloni offre invece il quadro, ricordando che nella precedente manovra il governo è stato condizionato dai tempi strettissimi e da misure già avviate, e ha potuto dare solo parzialmente una direzione, che ora deve essere consolidata, per la premier. «Finora abbiamo conseguito risultati superiori a quelli di Germania e Francia, i mercati hanno premiato le nostre scelte, lo spread è basso, i dati sull’occupazione sono ottimi, il Pil nel primo semestre ha sorpreso tutti, l’andamento delle entrate fiscali è positivo», elenca e incoraggia la presidente. «Ma dobbiamo tenere i piedi ben piantati a terra. Tutti gli osservatori dicono che la congiuntura si sta facendo più difficile, a partire dal rallentamento dell’economia tedesca che si ripercuote in tutta la Ue e sul nostro tessuto industriale», perciò niente sprechi, avverte. Ogni ministro, dunque, dovrà «verificare le risorse attualmente spese, le misure finanziate». Questo, dice, «perché le poche risorse che abbiamo devono essere spese al meglio, perché questo è un governo politico» e ogni scelta richiede una assunzione di «responsabilità». E così si realizzerà» il cambiamento» che la presidente del Consiglio di destra intende imprimere, sulla base di un programma incentrato «sulle famiglie, sulla lotta alla denatalità e sui sostegni alle fasce deboli». La manovra di centrodestra dovrà «dare slancio a chi produce e mettere soldi in tasca a famiglie e imprese». E dovrà consolidare il taglio del cuneo fiscale. Un lavoro «difficile», ammette Meloni, da cui però «parte la svolta», dice.
Niente sprechi, dunque e basta errori: «Stiamo pagando in maniera pesante il disastro del Superbonus 110%». La premier chiede al ministro dell’Economia di «illustrarci i numeri di questa tragedia contabile che pesa sulle spalle di tutti gli italiani», che ha prodotto, dice citando i dati dell’Agenzia delle Entrate, «più di 12 miliardi di irregolarità: alla faccia di chi accusa il centrodestra di essere “amico” di evasori e truffatori - continua sarcastica -. Grazie a norme scritte malissimo si è consentita la più grande truffa ai danni dello Stato. Noi dobbiamo occuparci di coloro che, per queste norme, ora rischiano di trovarsi per strada».
Insomma, è il momento di capire con il ministro Giorgetti di quanto può disporre l’esecutivo per iniziare a realizzare il suo programma, nel quale rientrano anche le riforme, che daranno «stabilità ai governi». Sulle cifre la parola passa al titolare dell’Economia, per il quale l'ammontare della manovra «dipenderà anche da fattori internazionali ed europei: a metà mese discuteremo - forse raggiungeremo l’accordo, forse no - sulle nuove regole di governance europea», spiega. E si dice dubbioso che si possa approvare un nuovo Patto Ue entro fine anno. «Noi cercheremo di rispettare gli obiettivi con un principio di responsabilità, tenendo conto delle circostanze e dei fattori rilevanti - come li chiamano in Europa - che si stanno verificando nel 2023 e di cui daremo puntualmente conto in occasione della Nadef», spiega ancora, comunque fiducioso: «Questa non è la gara dei 100 metri ma dei 5mila metri. Questo governo intende durare una legislatura, se uno partisse alla velocità dei 100 metri, sui 5mila non arriva in fondo. Le faremo tutte e tre, magari qualcosa di quelle tre sarà fatta già in quella legislatura».
Ironico il commento del capogruppo del Pd Francesco Boccia: senza provvedimenti, quello di ieri non è stato un Consiglio dei ministri, ma «un convegno».