Africa ed Europa uniscano le forze per liberare i prigionieri dei terribili campi libici. Proprio alla vigilia del vertice tra l’Unione Africana e l’Unione Europea, che si apre oggi ad Abidjan, ieri il presidente francese Emmanuel Macron, parlando a Ouagadougou (capitale del Burkina- Faso), ha confermato quello che si era già capito: nonostante gli sforzi dell’Ue di sottolineare che questo non è un vertice sulla migrazione, il dramma libico sarà ben presente nella riunione, la prima del genere dal 2014 (allora fu a Bruxelles).
Il documentario diffuso dalla Cnn sul mercato degli schiavi africani ha scioccato l’opinione pubblica del Continente, con l’Europa accusata di aver messo in conto simili orrori pur di fermare i migranti. «È un’ignominia – ha tuonato in un’intervista a France24 il presidente della Costa D’Avorio, Alassane Ouattara –. È un crimine, i cui responsabili devono esser tradotti di fronte alla Corte di giustizia internazionale». Ed ecco l’idea, di Macron, per ora senza dettagli. «Proporrò – ha detto – che l’Africa e l’Europa vengano in soccorso delle persone intrappolate in Libia, portando un massiccio sostegno all’evacuazione delle persone in pericolo». «Non sarà facile, le divisioni tra africani ed europei appariranno subito su dove portare i migranti», commentava ieri un diplomatico europeo. A dire il vero, Oim e Ue hanno già in atto un programma che ha consentito nel 2017 il rientro volontario di 10mila migranti chiusi nei campi libici, si tratta dunque di incrementare. Del resto proprio la Libia sta dividendo le delegazioni africane, come si è visto ieri nell’incontro preparatorio Ue-Ua a livello di ministri. Vari Paesi, a cominciare dalla Costa d’Avorio, insistono per una dichiarazione di condanna dei campi, mentre soprattutto gli Stati del Nord Africa, Libia in testa, si oppongono.
Naturalmente, non si parlerà solo di migrazione, l’Ue si è sforzata di precisare che questo non è un vertice specifico sul tema. «La nostra relazione con l’Africa – spiega il commissario europeo alla Cooperazione Neven Mimica – è così interconnessa che non si può scegliere un singolo tema». Soprattutto, se c’è una cosa su cui tutti sembrano esser d’accordo è che ormai c’è la consapevolezza più forte che mai che i destini dei due continenti si intrecciano in modo sempre più fitto. «È in Africa – ha detto ieri, a Luanda (Angola) il premier Paolo Gentiloni – che si gioca il futuro dell’Europa ». Del resto, spiega Mario Giro, vice-ministro degli Esteri, vi è un cambiamento. «Si è creata una connessione di interessi, tra il desiderio degli europei a governare i flussi, e il timore di tanti Stati africani che la propria stabilità sia compromessa dalle bande di trafficanti».
A tutti è chiaro che al centro ci sono i giovani africani. Oggi il 60% degli africani ha meno di 25 anni, secondo varie stime entro il 2050 un persona in età da lavoro su quattro a livello mondiale sarà africana. Se non si darà loro opportunità vere, i rischi sono enormi, sia in termini di flussi migratori, sia anche di radicalizzazione e terrorismo. Ecco perché il vertice vuole varare una complessa strategia 2018-2022 su quattro pilastri: investire sulle persone, con istruzione, scienza, tecnologia, formazione; rafforzare la stabilità e la pace nel continente; affrontare la migrazione; e infine mobi-litare investimenti per una «trasformazione strutturale africana sostenibile». Per la migrazione si prospettano vie legali in Europa, ma si chiede anche di migliorare i rimpatri (ieri africani ed europei erano divisi se definirli o meno «volontari », andrebbe bene all’Italia), con anche la volontà di migliorare la protezione dei migranti già in Africa, con una triangolazione Ue-Ua-Onu. E poi centrale è il piano di investimenti strategici per l’Africa, lanciato nel settembre 2016 dalla Commissione Europea e forte di 4,4 miliardi di euro che dovrebbero attirare 44 miliardi di euro in investimenti per favorire la creazione di imprese africane.