Debre Libanos, poco prima del massacro - Tv2000
«Debre Libanos è il crimine di guerra più grave che l’Italia ha commesso e oggi deve assumersi tutte le conseguenze che esso comporta». Con queste parole il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ha annunciato che si recherà in Etiopia sul luogo dell’eccidio a «rendere omaggio alle vittime e alla verità».
Guerini ha espresso questa intenzione dell’Italia di assumere «le sue responsabilità, di fronte alla storia, con tutto quello che ciò comporta» in occasione della presentazione del libro di Paolo Borruso "Debre Libanos 1937. Il più grave crimine di guerra dell’Italia", nella sede della Comunità di Sant’Egidio, a Roma.
Una richiesta di perdono per quei cattolici che sostennero le mire colonialistiche del regime fascista è arrivata dal presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti. «Mi dispiace la mancanza di spirito fraterno da parte di tanti cattolici degli anni Trenta. Oggi, come vescovo, chiedo scusa ai fratelli dell’Etiopia per la mancanza di rispetto che si ebbe nei confronti dei loro padri», ha detto il porporato.
Non fu la Chiesa, ma il regime fascista a compiere l’eccidio di monaci copti, ragazzi e intere famiglie, ha ricordato lo storico Andrea Riccardi, fondatore della comunità trasteverina e autore della prefazione al volume. Per la strage, «su cui non è mai stata fatta luce», c’è un dovere di riconoscimento da parte dello Stato e delle Forze armate, «ma anche la Chiesa deve assumersi la responsabilità di una cultura del disprezzo verso i cristiani etiopici e una santificazione della guerra».
L’eccidio è stato il culmine di una campagna di propaganda razzista del regime. C’è, dunque, un dovere di portare avanti la verità storica, anche se gli etiopi - ha concluso lo storico - con «nobiltà d’animo», non hanno mai preteso le scuse dall’Italia.
Nella cittadella-monastero di Debre Libanos, totalmente distrutta, su ordine del maresciallo Graziani le truppe italiane misero in atto il più grande massacro di cristiani mai perpetrato in Africa: secondo gli storici tra le 1.800 e le 2.200 persone.