Beppe Grillo, a sinistra con a fianco Vito Crimi, ha guidato la delegazione M5s all'incontro con Mario Draghi - Ansa
«Alle Politiche del 2018 abbiamo preso il 33%, possiamo contare su quasi 300 parlamentari e ora che ci troviamo davanti la straordinaria opportunità di dettare l’agenda della ricostruzione post-Covid con la gestione dei fondi europei vogliamo trascorrere due anni e mezzo in tribuna? Non scherziamo…». Di fronte ai big pentastellati riuniti al gran completo negli uffici di Montecitorio, "mister" Beppe Grillo si sgola per 45 minuti con l’obiettivo di convincere i suoi ad abbracciare il governo Draghi. Nel "primo tempo" che precede l’incontro della delegazione pentastellata con il premier incaricato, il fondatore del Movimento 5 stelle ricorre a tutto il suo repertorio per provare a tenere compatto un gruppo lacerato dalle divisioni.
Uno show in piena regola, tra battute e discorsi motivazionali per risollevare il morale e ricreare l’unità perduta. In casa M5s, del resto, si respira scetticismo. In tanti restano perplessi di fronte alla prospettiva di entrare in un esecutivo che rischia di snaturare ancora di più un Movimento ormai lontano parente di quello delle origini. I problemi più grossi ci sono a Palazzo Madama: sarebbero tra i 10 e i 15 i senatori indisponibili a votare la fiducia a un governo con dentro quasi tutti. Si tratta di esponenti che si riconoscono sulle posizioni critiche di Alessandro Di Battista. «Non potrò mai avallare un’accozzaglia al governo che potrebbe andare da Leu alla Lega», ribadisce l’ex parlamentare.
Nelle ultime ore è in netto ribasso l’ipotesi di chiedere il via libera agli iscritti su Rousseau per evitare "brutte sorprese" e perché l’utilizzo della piattaforma di cui detiene ancora le chiavi Davide Casaleggio (non a caso rimasto in silenzio durante il vertice) è stato contestato da gran parte del gruppo parlamentare. In ogni caso, la scelta è già stata presa da Grillo, in prima fila insieme a Luigi Di Maio e Roberto Fico nel caldeggiare la linea governista. «Le fragole sono mature», è il messaggio criptico che sa di svolta. Posizione ufficializzata dal reggente Vito Crimi al termine delle consultazioni: «Quando e se si formerà un nuovo governo noi ci saremo sempre con lealtà».
L’uscita di Giuseppe Conte da Palazzo Chigi e i sondaggi che sconsigliano un voto anticipato, del resto, non lasciavano spazio a grandi alternative. Il sì al governo dell’ex presidente Bce viene considerato il male minore. «Dobbiamo colorare di green il programma del governo Draghi», è l’invito che Grillo rivolge ai suoi e riferirà, solo pochi minuti più tardi, al salvatore dell’euro. «È tornato un Beppe ambientalista, europeista convinto, sicuro che la collocazione politica del Movimento sia nel centrosinistra, dunque dando seguito all’alleanza con Pd e Leu», racconta chi ha partecipato al vertice.
A Draghi, Grillo ribadisce tutta la disponibilità del Movimento a collaborare, chiede un esecutivo di rottura, come quando propone un ministero per la Transizione ecologica, unendo Ambiente e Sviluppo economico. Un dicastero per cui si fanno i nomi di Stefano Patuanelli e di Stefano Buffagni, ma c’è chi riferisce che Grillo vorrebbe Conte alla guida di un ministero chiave per il Recovery.
Il ruolo del premier uscente nel futuro governo è uno dei nodi ancora da sciogliere. Del resto, l’avvocato è ancora scottato dalla brusca fine della sua avventura e non ha le idee chiare sul suo domani politico. La prima partecipazione da protagonista a un vertice del M5s è sicuramente un indizio in vista di una corsa alla leadership. Di Maio lo accoglie a modo suo: «Da oggi la famiglia si allarga». Nel suo intervento alla riunione, Conte glissa su un suo eventuale coinvolgimento nella squadra di Draghi ma spiega che «sarà importante il perimetro della maggioranza», lasciando intendere che avrebbe difficoltà a ritrovarsi al governo con Renzi e Salvini.
È chiaro che oltre ai temi (la forte impronta ambientalista e la conferma di misure bandiera come il Reddito di cittadinanza e il Superbonus) a partire dal secondo giro di consultazioni il Movimento avanzerà anche richieste politiche. «Non si tratta di veti, ma ovviamente ci sarà un programma di governo politico a cui tutte le forze di maggioranza dovranno aderire», spiega un parlamentare di peso.
L’idea dei 5 stelle è quella di fare asse con il Pd e Leu per escludere le forze "sovraniste" (tradotto la Lega) da un governo che nasce sotto una forte spinta europeista. «Qualche conquista dobbiamo portarla a casa per giustificare il "sì" al nuovo governo davanti ai nostri iscritti - confidano fonti interne al M5s - e l’esclusione di Salvini sarebbe già un buon punto di partenza». Così la citazione di Platone con cui Grillo accompagna su Facebook la foto dell’incontro con Draghi («Non conosco una via infallibile per il successo, ma una per l’insuccesso sicuro: voler accontentare tutti») è un avvertimento alla fronda di Di Battista, ma suona anche come un invito a non allargare troppo a destra il nuovo governo.